Il voto cattolico

 Bruno Volpe

Ci si consenta una battuta, tanto per sdrammatizzare: da ora in poi i cattolici  militanti in politica chiameranno Benedetto XVI  papi ,al posto di Papa. Battutaccia da caserma e forse… scomunica. In ogni caso, il tutto sottace una verità. Gira e rigira, di Europa in questa avvilente campagna  si è parlato molto poco, se non zero. La discussioni sono state monopolizzate da un’assurda caccia all’uomo Berlusconi, la cui vita privata è stata rivoltata come un calzino. Ora bene. Proprio l’abc del buon cattolico dice: non giudicare( vale a dire non condannare) se non vuoi essere giudicato. E molti sono pronti alla lapidazione. Poi, la vita privata di un cittadino è sacra, se costui ha sbagliato, ammesso che lo abbia fatto, sono cavolacci suoi e della sua anima, nel giorno del giudizio universale. Lo afferma la teoria del libero arbitrio. Invece in questa campagna si sono levate le voci di tanti Savonarola al peperoncino, dimentichi che i moralisti di oggi non hanno  mai risposto alle domande di ieri, su come  Di Pietro si è procurato una Mercedes o centoventi milioni un una scatola di scarpe. Mai uno straccio di risposta. Dunque i vari Di Pietro e imitatori farebbero bene a guardare in casa propria e lo stesso valga per Franceschini, abbandonatosi persino agli insulti. I cattolici in politica giudichino con calma e pragmaticamente le idee dei candidati e il loro passato,specie se coerente con la Chiesa. Suscitano diffidenza ipotesi di candidati sin qui ultras del Papa ed oggi schierati con Di Pietro, come accade a Battipaglia. Evidentemente hanno, legittimamente, rinnegato il loro passato cattolico e allora  chi crede nella Chiesa non li voti. Insomma, il voto cattolico premi coloro i quali sin qui hanno realizzato cose socialmente utili e difeso la vita e la morale cristiana. Un’ amara considerazione: dal gran baccano mediatico, chi esce con le ossa rotte è solo la povera Noemi Letizia. Ma pochi se ne sono accorti, una vergogna.