Domenica 17/5/09 a Zonasei la mostra “Dimensioni Intermedie” di Anna Galderisi

Domenica 17 maggio 2009 apre lo “spazio-tempo” di Zonasei, alla Via Albino, 4 a Castelcivita.Siamo particolarmente contenti che si apra con la mostra di una donna, Anna Galderisi.Crediamo che nella sua vita, dedicata alla stampa fotografica professionale, abbia visionato quasi venti milioni di immagini, negativi prima, files ultimamente: le spetterebbe di diritto una laurea honoris causa poichè vedere è conoscere e se a tutto ciò si aggiunge una indubbia sensibilità, il risultato è una serie di fotografie che sono tutte un ponte da attraversare per raggiungere luoghi dell’immaginario sempre diversi e, soprattutto, sempre personali.Il testo di presentazione della personale è di Rosaria Parrilli, e preferiamo scriverlo integralmente:
“non bisogna essere esperti per vivere uno scatto. La foto può essere letta a più livelli, può avere più piani di interpretazione. Il linguaggio visivo è immediato, ed una bella foto o un bel quadro non necessariamente desiderano un occhio esperto ma semplicemente un animo disposto a lasciarsi trasportare da un’emozione. Ecco la grandiosità di questo linguaggio, è raffinato ma al contempo “democratico”… Sono scatti non banali e forti: rispecchiano completamente la personalità dell’autrice che li ha impressi, una sensibilità non comune, capace di cogliere in un fugace particolare l’universale del sentire umano, di catturare quelle “dimensioni intermedie” che prima non esistevano e che un attimo dopo non saranno più. Sono immagini che lasciano il segno, attivando due mondi troppo spesso in distonia: il mondo dell’emotività e quello della ragione, perché immediatamente dopo l’emozione subentra la riflessione. Scatti che si vivono prima con la pancia, perché fanno emergere il tuo profondo, ma che contestualmente ti rimangono dentro, caratteristiche queste che, credo, trasformano una  semplice creazione in un’opera eterna. Un gioco ”semplice” di luci ed ombre racconta in modo sussurrato ma incisivo il non visibile, ciò che è di difficile narrazione: i graffi con cui la vita lacera ognuno di noi. Leit motiv è l’elemento naturale, in cui però si scorge in bassorilievo, sempre, la traccia  antropomorfa che fa emergere tutta la drammaticità, per dirla con Montale, del “male di vivere”. Una lacerazione sempre rappresentata in modo discreto ma indelebile, come la cicatrice che segna il volto nonché lo sguardo quasi umano dell’asino”.

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