Michele Santoro nella bufera

Angelo Cennamo

Michele Santoro è finito nuovamente nell’occhio del ciclone. La puntata di Annozero dedicata al terremoto in Abruzzo ha sollevato un vespaio di polemiche ed indignato molti esponenti del Pdl per le critiche ingenerose, mosse nel programma, alla protezione civile e all’operato del governo. Il direttore generale di rai uno, Masi, preannuncia sanzioni nei confronti del conduttore, e, in via cautelativa, ha già provveduto alla sospensione dalla trasmissione del vignettista Vauro Senesi, colpevole di aver offeso con una vignetta i sentimenti dei familiari delle vittime. Il Pd grida alla censura e lo stesso Vauro si autoproclama martire del “regime”, fiero di essere entrato, insieme a Biagi, Luttazzi e lo stesso Santoro, nella “black-list” di Silvio Berlusconi. A Santoro, intanto, si chiede una trasmissione “riparatrice” che consenta un approfondimento più circostanziato e pluralista sul tema trattato. Ma non basta : la querelle, infatti, ha finito per coinvolgere anche altri personaggi del giornalismo, in particolare Bruno Vespa, il quale, dopo aver giudicato Santoro un privilegiato : “Se fosse accaduto a me” – avrebbe chiosato il conduttore di Porta a Porta – ” mi avrebbero già cacciato dalla rai”, si è beccato una sonora replica del collega. Insomma, è in atto una vera e propria bufera mediatica. C’è chi chiede la testa di Santoro ed invoca la chiusura di Annozero, e chi, al contrario, difende la libera invettiva del conduttore salernitano dai tentativi di censura altrui. Non ho mai provato una particolare simpatia per Michele Santoro; considero il suo modo di fare televisione più vicino alla propaganda politica che al giornalismo. Ma credo che intervenire sul palinsesto di una trasmissione televisiva, o peggio, sospendere un vignettista, sia un errore. Lo è perchè il pluralismo lo si garantisce aggiungendo e non sottraendo voci “stonanti” al panorama informativo. Lo è, inoltre, perchè attuare qualunque forma di censura ha un costo altissmo in termini elettorali.