Salerno: “contesse e contadine” all’Archivio di Stato

 Mariantonietta Sorrentino

Ventagli ricamati, ombrellini, occhialini da teatro e ,poi, eleganti “toelettes” di “fin de siècle”, oggetti  semplici e poveri della vita quotidiana, abiti della tradizione popolare, oggetti della civiltà contadina, vere e proprie opere d’arte della manualità femminile. Un “pot pourri” un po’ inconsueto, non c’è che dire, ma con un comune denominatore, ossia “Contesse e contadine”  in Mostra all’Archivio di Stato da domenica 8 marzo e fino al 2 maggio prossimo.  L’interessante iniziativa culturale è stata varata in occasione della Festa della Donna e con il prezioso concorso di più forze. Nato sotto gli auspici del Ministero dei Beni e le Attività culturali, l’evento si è avvalso della collaborazione della Mediateca Comunale e del Centro Studi “S. Augelluzzi” di Eboli, dell’Associazione “Agorà dei Liberi” di Capaccio Paestum, del Centro per la Conservazione ed il Restauro della fotografia di Nocera Inferiore. Insomma, l’unione fa la forza. Ma non solo, vista la lodevole operazione di recupero di fondi fotografici portato avanti negli anni.  Anna Sole, curatrice della magnifica Mostra, ha avuto di certo il suo bel daffare: ci si perde tra le immagini e i documenti di “Contesse e contadine” e non solo per il materiale prezioso proveniente della Mediateca di Eboli con le foto tratte dall’Archivio fotografico Gallotta. All’evento ha degnamente contribuito anche il Centro Studi “S. Augelluzzi” con una ricca serie di riviste dei primi del Novecento e l’Associazione “Agorà dei Liberi” di Capaccio Paestum, che vanta a ragion veduta un fiore all’ occhiello: l’Ente ha fortunosamente recuperato le antiche lastre del fotografo Vincenzo Palumbo, mettendole a disposizione in Mostra con una serie di immagini di donne in posa ed alcuni abiti dei primi del Novecento. E non è finita qui. La curatrice Anna Sole come un abile prestigiatore ha cavato fuori, dai fondi dell’Archivio di Stato, foto che ritraggono operaie al lavoro nei tabacchifici. “Chapeau”. C’è da rimanere affabulati.