Mchezo, gioco

Padre Oliviero Ferro*

Qualcuno dice, non credo a torto, che Dio si è “divertito” a creare il mondo. Ogni giorno, “inventava” delle cose nuove: dal sole alla luna, alla terra, alle piante, agli animali fino agli uomini (forse là ha smesso di giocare…). Da piccoli si gioca con poche cose e ci si diverte. Crescendo, si hanno tante cose e passa la voglia di divertirsi veramente. Vedendo giocare i bambini africani, mi è venuta la nostalgia di quando ero piccolo e giocavo con poche cose. Anche perché i miei genitori non avevano molti soldi e quelli che avevano li utilizzavano per la vita della famiglia e per i figli. I bambini, in Africa, si divertono con poco. Vederli correre dietro una palla di stracci, a piedi scalzi, e immaginare la finale della Coppa del Mondo: basta poco. Ci mettono il medesimo impegno dei grandi calciatori. Poi gli basta un cerchio di bicicletta e un bastone e corrono su e giù per la strada. E se hanno un po’ di tempo, riciclano le bottiglie di plastica, le scatole di sardine e il fil di ferro e fanno dei meravigliosi giocattoli: automobili, moto, camion…Oppure con del bambù, arrivano a costruirti delle piccole casette. Quanta fantasia e quanti sogni in questi piccoli capolavori. Alle bambine, invece, piace danzare, fare giochi di compagnia. Vederle saltellare al gioco della settimana (campana), tirarsi una palla di stracci, dondolarsi in un grande elastico o collolare una bambolina. Anche questo le aiuta a mettere da parte per qualche istante le preoccupazioni della vita. Per loro basta poco per giocare. Se poi recuperano dei copertoni delle macchine, allora si divertono a saltare dentro e fuori o rotolare giù per la discesa. Ogni tanto c’è qualche ammaccatura, ma basta poco per ritornare a sorridere. L’importante è giocare. E se vedi un bambino triste è perché nessuno l’ha invitato a condividere un gioco. Allora fallo giocare con gli altri e il sorriso gli riempirà il volto.

* missionario saveriano