L’ignoranza fa crollare Pompei

Angelo Cennamo

Si chiama, anzi si chiamava “Schola armamentarium”, ma è più conosciuta come “Domus dei gladiatori”. Per uno strano scherzo del destino, è diventata il monumento più popolare del nostro Paese proprio quando ha cessato di esistere. Mi è capitato di visitare gli scavi di  Pompei, quest’estate, in una suggestiva esplorazione notturna denominata “Le Lune di Pompei”. Oltre che dalla bellezza del luogo, sono rimasto colpito da un particolare singolare : nel gruppo, io ed i miei accompagnatori, eravamo gli unici italiani. Da napoletano, mi sono sentito particolarmente fiero di quell’enorme tesoro archeologico. Ma quella sensazione è poi svanita improvvisamente non appena ho visto uno dei custodi espellere con uno sputo un sorso d’acqua appena bevuto, tra le stradine lastricate del tragitto. Non ricordo di aver visitato la schola armamentarium. Forse non era compresa nel percorso per motivi che non so dire. Ho provato però un grande sgomento nel vedere in televisione quel cumulo di macerie e la diffusione che la notizia ha avuto nel mondo. C’è chi ha deciso di attribuire la responsabilità di quel crollo al ministro di turno, Sandro Bondi, e ai tagli alla cultura che l’attuale governo avrebbe praticato per ragioni di bilancio. Eppure, giura Bondi, a Pompei i fondi necessari per la manutenzione delle opere non mancavano. Dunque? E’ evidente che la richiesta di dimissioni fatta al ministro Bondi dal centro sinistra sia solo una speculazione politica, giunta, non per caso, in un momento particolarmente difficile per il governo. Di chi è allora la colpa se un pezzo pregiato del nostro patrimonio storico va in frantumi? Di tutti, nessuno escluso. E’ importante concentrarsi su un dato allarmante che giustifica tale considerazione. Nel nostro amato Paese coloro che acquistano e leggono i libri sono circa 5 milioni. Quelli che la mattina in edicola comprano un quotidiano 5 milioni. Quelli che assistono ai dibattiti televisivi sempre 5 milioni. Sono, evidentemente, gli stessi 5 milioni che magari hanno visitato almeno una volta nella loro vita gli scavi di Pompei, piuttosto che il Colosseo o la galleria degli Uffizi. Provate, allora, a chiedere, non ad un romano, non ad un milanese o ad un torinese, ma ad un pompeiano, cos’è o cosa è stata la schola armamentarium. La risposta potrebbe essere più o meno questa : ma che ce ne frega a noi di quelle quattro pietre cadute!  

 

3 pensieri su “L’ignoranza fa crollare Pompei

  1. Il ministro, egr. dott. Cennamo, è il massimo responsabile politico del Dicastero. E’ a lui che si devono le strategie inerenti ai beni culturali e la selezione della classe dirigente (o digerente). Ed è sempre a lui che si devono le new entry da fast food (alla Resca, per intenderci) o i commissariamenti, o, ancora, il progressivo svuotamento delle strutture del ministero in favore di più efficienti (si fa per dire) società private.
    Le sue dimissioni? In un paese civile (ma non è il nostro caso), il ministro si sarebbe già dimesso, senza accampare scuse puerili. D’altronde, ammettere candidamente che “i fondi c’erano ma abbiamo avuto difficoltà a spenderli” non è un’ammissione di incapacità? E perché mai sarebbe solo “speculazione politica” chiedere le dimissioni di chi, pur avendo le risorse per intervenire, si fa crollare sotto al naso il nostro patrimonio?

  2. Quel patrimonio era già crollato nel ’47. Fu poi ricostruito con cemento armato. Lei forse dimentica altri crolli eccellenti per i quali, tuttavia, non si chiesero le dimissioni dei ministri in carica.

    AC

  3. Nel ’47 fu realizzato un solaio laterocementizio: intervento sbagliato che oggi – come afferma Bondi – non si farebbe. In verità, dott. Cennamo, non è crollato soltanto il solaio (cosa tecnicamente impossibile). Sono crollate le murature su cui si reggeva quel solaio e, purtroppo, il danno non è reversibile. Ma non è certo l’entità, più o meno grave, del danno a rendere dovute le dimissioni del ministro. E’- converrà – il verificarsi di un evento rovinoso che, nonostante il fiume di denaro riversato su Pompei, non è stato scongiurato, né previsto. Il collasso improvviso e senza cause accidentali di un pezzo della nostra storia, non ha scusanti. Bondi si dimetta. Sarebbe il suo primo gesto da ministro degno di essere apprezzato.

I commenti sono chiusi.