Vietri Sul Mare: viaggio musicale di Danilo Rea e Paolo Damiani

 Venerdì 30 luglio, (ingresso euro 10) la XIII edizione dei Concerti di Villa Guariglia, organizzata dal Cta di Vietri Sul Mare con il contributo della Provincia di Salerno, del Centro Studi Salernitani “Raffaele Guariglia”, del Comune di Vietri sul Mare, della Regione Campania-Assessorato Agricoltura, della Camera di Commercio di Salerno, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, dell’Ept di Salerno ed il patrocinio della Coldiretti e dell’Enoteca Provinciale di Salerno, ospiterà il terzo appuntamento del “Martucci Jazz Festival”, la sezione dedicata alle tradizioni musicali afro-americane della kermesse, il cui cartellone è stato allestito dal Conservatorio Statale di Musica di Salerno, guidato dal Commissario straordinario Fulvio Maffia. Dopo l’anteprima, che saluterà sul palco, alle ore 21, la menzione della critica del Premio delle Arti 2010, l’Ensemble del Conservatorio di Musica di Frosinone “Licinio Refice”, composto dal pianista Bruno Salicone, una tastiera sopra le righe caratterizzata da una complessa elaborazione armonica, un tocco limpido, un’opera aperta che sarà capace di coinvolgere, il contrabbasso di Francesco Galatro e il fine batterista Leonardo Cesari, andando a formare uno splendido trio classico, latore di un  interplay formidabile consacrato alla scuola del batterista Ettore Fioravanti, a cui andrà ad unirsi il sassofonista Federico Pascucci. Salirà, poi, in cattedra il duo composto dal pianista Danilo Rea e dal violoncellista Paolo Damiani. Il tema del viaggio è il marchio di fabbrica del pianista romano, un viaggio che fa tappa in ben sicuri porti, che si chiamano Fabrizio De Andrè, Beatles, Morricone, Buarque con profumo di spezie latine, tra cui un Besame Mucho o Cancaminin, cancaminin, spazzacamin, un viaggio che è naturalmente trasgressione e contaminazione, con protagonista un wanderer, di schubertiana memoria, che segue un cammino non dirigendosi verso qualcosa di connotabile fisicamente, verso un “luogo” reale, tangibile, ma nelle vesti di avventuriero dello spirito, di un essere che va alla ricerca di sé stesso, o meglio dell’indefinibile, di ciò di cui una lontana eco del proprio animo rende certi dell’esistenza, sfuggente ad ogni più rigorosa disamina razionale. Il pianoforte lirico di Rea sarà contrappuntato dal violoncello a cinque corde di Paolo Damiani. C’è chi potrà immaginare un cello barocco, o chi attenderà per l’intero concerto di ascoltare l’avvolgente suono classico di questo romantico strumento, ma il violoncello di Damiani, modificato con una corda aggiunta al basso, appunto per avvicinarlo al contrabbasso sarà suonato slap, continuamente stravolto, percussivo, spigoloso, proponente. La fantasia di Danilo Rea, assolutamente libero da cliché, sempre estremamente lirico e comunicativo,  l’approccio al ritmo estremamente creativo di Paolo Damiani, che sfrutta appieno le colorazioni timbriche del suo strumento, ma ritorna puntuale nel seguire la strada indicata da Rea e a proporre egli stesso delle deviazioni, saranno gli ingredienti di questo spirito attualizzato del proporre standards: la bellezza del jazz sta nell’infinità di soluzioni, nella libertà dell’improvvisazione, nel divertimento che nasce tra i musicisti quando si suona sapendosi ascoltare, divertissement che si  trasformerà in una conversazione strettamente familiare tra i due solisti e l’attenta platea di Villa Guariglia