Il Vangelo della Domenica-commento Abbazia Della Scala

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”  Luca Cap. 3, 1–6

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.  Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
“Parola del Signore” 

Meditazione a cura di Padre Antonio Cassano

Luca precisa il momento storico, perché vuole sottolineare che quanto andrà raccontando ha avuto un tempo e un luogo, è cioè realmente accaduto, verificabile; del resto così aveva iniziato a scrivere:Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto (Lc 1,1-4).Quindi, la solidità degli insegnamenti, il resoconto ordinato, le ricerche accurate su ogni circostanza, significano parlare di un luogo preciso e di un tempo preciso in cui avviene qualcosa, nel nostro caso quanto racconterà. Tutto, infatti, accadde nel quindicesimo anno di salita al trono di Roma di Tiberio Giulio Cesare Augusto, che governò dal 14 al 37 d.C., mentre prefetto e governatore romano in Giudea dal 26 dal 36 d.C. era Ponzio Pilato. Luca dà altre coordinate storiche. Avendo parlato della Giudea, luogo in cui si concentra il suo racconto, o meglio la sua testimonianza, dice com’era divisa e amministrata: la Galilea da Erode, l’Iturèa e la Traconìtide da Filippo, suo fratello, e infine l’Abilène da Lisània. I titoli di tetràrca, che ciascuno di essi portava, indicavano il governo di una quarta parte di un regno, che tuttavia non era autonomo, ma sotto il dominio romano, ecco il perché della presenza di Ponzio Pilato.Infine Luca ci parla delle autorità religiose del tempo, i sommi sacerdoti Anna e Càifa. A questo punto Luca guida il nostro sguardo sulla zona desertica vicina al fiume Giordano e su un uomo di nome Giovanni, figlio di Zaccaria. Giovanni percorre tutta la regione attorno al fiume Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati; invita a preparare la strada al Signore e annuncia che ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. Battesimo, conversione, perdono, peccati, strada, salvezza, cosa significa tutto ciò? Giovanni si presenta come un annunciatore di una venuta, quella del Signore; predica a tutti di preparare la strada, di spianarla, di riempire i burroni, abbassare i colli, raddrizzare le vie tortuose. Queste immagini, Giovanni, le prende dal profeta Isaìa, vissuto molti secoli prima di lui. Allora Isaìa parlava di una strada vera e propria, che il popolo d’Israele si accingeva a percorrere, era la strada del ritorno a casa perché finalmente il popolo usciva dalla terra di esilio, da Babilonia, per tornare a casa, nella terra d’Israele (l’esilio durò dal 587 a.C. al 539 a.C). Ora, però, Giovanni parla di una strada metaforica poiché il popolo è già da secoli nella sua terra, ma in un certo senso non è ancora tornato, non è tornato con il cuore, vive ancora lontano dal Signore. A questo punto Giovanni avverte che sarà il Signore a tornare da loro e lui è stato mandato per dire al popolo di preparare la strada. In che modo prepararla? Con il battesimo di conversione per il perdono dei peccati.Il popolo occorre che si converta, ossia volga lo sguardo, si giri e, in senso più ampio, cambi modo di vivere. Potrà farlo iniziando con il farsi battezzare, ossia immergersi in acqua per lavarsi, quindi lavare non il corpo ma simbolicamente la propria vita, l’esistenza, per tornare nuovi, per essere nuovi[. Questo lavacro laverà la vita precedente, i peccati, ossia gli errori, una condotta che era contro l’insegnamento che Dio aveva dato al suo popolo. L’annuncio di Giovanni risuona ancora oggi all’interno della comunità dei credenti, la Chiesa, che aspetta il ritorno di Cristo nella gloria, a inaugurare finalmente la nuova creazione, il mondo nuovo. Nel frattempo i credenti in Cristo ricordano la sua prima venuta nella carne, quando nacque a Betlemme, ricordano il suo Natale. Giovanni annunciava come il popolo di Dio lo doveva accogliere; ancora oggi ci dice come dobbiamo accoglierlo: pentendoci dei nostri errori, delle nostre vite lontano da Lui e tornare sui nostri passi, in una vita rinnovata.  Come dicevamo la scorsa domenica, siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico, Luca precisa il momento storico, perché vuole sottolineare che quanto andrà raccontando ha avuto un tempo e un luogo, è cioè realmente accaduto, verificabile; del resto così aveva iniziato a scrivere: