L’ipotetico reale

Giovanna Rezzoagli

Che la vita sia del tutto imprevedibile, credo sia una realtà contro la quale tutti, prima o poi, ci si confronta. O ci si scontra. Per me la vita ha avuto in serbo ben più scontri che incontri con la propria mutevolezza, ma, ovviamente, le esperienze sono infinite e anche da questa considerazione è saggio cogliere un insegnamento, per non adagiarsi e non dare nulla per scontato. Nulla. Mai. Della storia che mi accingo a raccontare, al caro Lettore è doveroso precisare che è reale, attuale proprio in questi giorni. Non importano i nomi, i luoghi, anche se è sufficiente una rapida ricognizione in rete per soddisfare queste curiosità. Appunto, le curiosità. Quelle che finiscono per distogliere l’interesse dai fatti, dalle situazioni reali, spostando il baricentro attentivo dalla spesso squallida e desolante realtà ad un ben più accattivante ipotetico costrutto, sia esso sociale, morale, mediatico. In Italia siamo diventati maestri in ciò, al punto che si fatica davvero, almeno, io fatico, a districarsi tra ipotetico e reale. I fatti: un noto personaggio politico, che ricopre una prestigiosa carica istituzionale, finisce  sul famigerato (per lui di certo) Facebook, immortalato insieme ad un gruppo di persone mentre compie il saluto fascista sul sagrato di una chiesa, lo scorso 28 aprile, al termine di una messa in suffragio del defunto Benito Mussolini. La foto è stata pubblicata domenica scorsa da “IL SECOLO XIX”, ripresa da tutti i media locali e non, destando un vero e proprio putiferio, che ha avuto come esito scontatissimo l’esautorazione da ogni ruolo istituzionale per l’incauto politico. Incauto? Lui si è prontamente scusato, sostenendo che il gesto famigerato era il frutto di una semplice goliardata, in un sito viene addirittura riportata una dichiarazione del nostro soggetto, secondo la quale nella foto era semplicemente immortalato un banale “ciao ciao”. Superfluo dire che non ci ha creduto nessuno. Eppure, sarebbe forse bastato non sminuire la portata del proprio gesto, assumersi la responsabilità della propria azione, per salvare il salvabile. Oggi non va di moda prendersi carico delle proprie azioni, alzare una cortina di fumo intorno ai fatti, anche se nudi e crudi, rende di più. Allora, via libera all’ipotetico, tanto nemmeno i processi ai fatti concreti rendono giustizia a chi è vittima, figurarsi quelli alle intenzioni. Fermo restando che attualmente nel nostro Paese l’esibirsi pubblicamente nel saluto fascista è un reato, secondo la legge Mancino, ciò che stona in questa vicenda, in bilico tra il grottesco e lo squallore, è il tentativo di deresponsabilizzazione. Negare, negare sempre e comunque anche di fronte all’evidenza, qualcosa si raccatta sempre. La morale di questa storia, al caro Lettore desumere la propria. Io mi permetto di offrire le mie riflessioni. Il coraggio delle proprie idee, l’essere coerenti con i propri interlocutori, possibile mai che siano valori ormai ipotetici?  Io ho trentasette anni, sono nata e cresciuta in una famiglia di umili origini, con due genitori che hanno lavorato i campi tutta la loro vita, per guadagnarsi un presente e costruire un futuro migliore per la sottoscritta. Si sono consumati nel lavoro, e quando potevano finalmente godersi un minimo di tranquillità, la vita se li è portati via. Un  concetto ribadito più e più volte nella mia famiglia, con parole semplici e soprattutto con tanto esempio, era quello di non farsi mai venire “la faccia rossa” davanti a nessuno, e non farla mai venire a chi ti ha dato tutto. in parole povere, avere il coraggio di essere se stessi, sempre comunque, costi quel che costi.

4 pensieri su “L’ipotetico reale

  1. Nel Filma “La vita è bella”, mi ricordo di una frase che affermava:”niente è più utile del superfluo”. Analogalmente La gentile counselor afferma:”niente è più reale dell’ipotetico”. La realtà a volte supera la fantasia, in questo ha proprio ragione, specialmante quando non esistono più steccati di nessun tipo: la coscienza, il pudore, l’onore, la vergogna, la capacità critica e autocritica, il rispetto (delle rsgole, del proprio ruolo, della situazione, delle istituzioni, dell’altro da sè).In tal caso tutto è possibile e dunque qualunque ipotesi può essere attendibile.Alcuni vivono la vita come tanti funamboli sempre in azione,sfidando continuamente la realtà con atteggiamenti però molto discutibili per non dire rischiosi,pericolosi o persino fraudolenti nei confronti degli altri, facendo ampia mostra delle proprie capacità di raggiro, di astuzia, del “chissenefrega” degli altri , afferrare finchè è possibile ecc,,,
    Anche i miei genitori mi dicevano pressappoco quello che dicevano a lei, Giovanna: “permettici di camminare e di vederti camminare sempre a testa alta”! Per i ns genitori era normale insegnare il RISPETTO delle regole civili e il PUDORE DELLA VERGOGNA che oggi sono assolutamente demodè e concetti da “C……i”!Ma ahimeè come se ne sente la mancanza! Distinti saluti.

  2. Cara Civetta, mai come ai nostri giorni è vero che niente è più utile del superfluo. Ma coerenza, rispetto, educazione sono valori veri od ipotetici? Oggi si vive di superfluo, e si è perso il senso della realtà. Il futuro? Se lo costruiamo con tali premesse, che desolazione…
    Un abbraccio
    Giovanna

  3. Salerno si onora di avere come Patrono San Matteo, uno dei dodici Apostoli che lasciò i suoi averi da banchiere per seguire lealmente il figlio di Dio Gesù. Noi di Salerno siamo infinitamente devoti di detto Apostolo., il cui motto recita:”Salerno è mia ed io la difenderò”.Il Santo viene onorato con due statue identiche: una di fronte e l’altra di spalla, così, quando i cittadini vogliono criticare qualcuno che sta nel falso e nell’ipocrisia, dicono che costui ha due facce come San Matteo. Come dire :”parla bene e razzola male”.
    Con questo voglio con forza sostenere il Suo ragionamento ,cara dottoressa Giovanna.
    La vita quotidiana di tante persone non è solo rosa e fiori come quello che ci vogliono far credere . C’è in tanti individui che sanno ben nascondere l’altra guancia che tentano di tenere celata.
    Lei, proprio Lei ,cara amica Giovanna, essendo una counselor, saprebbe ben togliere la maschera che nasconde il viso reale degl’ipotetici individui che hanno due realtà di vita, ma che ne mostrano solo una che più gli fa comodo.
    Non a caso scrissi quel modestissimo quaderno de “La bacheca dei ricordi” senza omettere nessuna realtà della mia vita , senza rancore, senza offuscare la verità.
    Un abbraccio sincero, Alfredo

  4. Carissimo Alfredo, la Sua ” Bacheca dei ricordi” è uno splendido esempio di autobiografia non edulcorata e per questo, estremamente emozionante. Oggi è difficile incontrare persone che non abbiano la maschera. La prima cosa che si impara durante la scuola di counseling è proprio questa, alla fine del corso occorre essersi tolta la propria, di maschera, altrimenti meglio cambiare mestiere. In Italia si vive di etichetta, di apparenza, che orrore. Siamo unici ed irripetibili, eppure sprechiamo la vita per assomigliare a qualcun altro oppure a cercare di essere come altri ci vogliono. Questo quando siamo in buona fede, della malafede che dire? La classe non è acqua, ma ci stiamo dimenticando il valore della coerenza e del rispetto, in primis, per noi stessi. Il mondo sarebbe migliore se ci fossero tante persone candide ed oneste come il Signor Varriale.
    Ricambio l’abbraccio con tanto affetto.
    Giovanna

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