Prossima alla beatificazione la sarda Edvige Carboni

  don Marcello Stanzione

Edvige Carboni, una mistica sarda nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio del 1880 ed  in seguito trasferitasi a Roma e là deceduta nel 1952 all’età di settantadue anni sarà prossimamente annoverata tra le beate della Chiesa Cattolica. Edvige fin da giovanissima rinunziò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari provati dalla malattia. Fu arricchita di doni soprannaturali fino ad essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso. Le numerose grazie, seguite alla sua morte, indussero i Passionisti, nel 1968, ad iniziare i processi informativi sulla fama di santità per avviare la serva di Dio alla gloria degli altari. I contatti di Edvige con l’angelo iniziarono fin dalla prima fanciullezza. Dal suo diario apprendiamo infatti: “ Gesù è tanto buono, specialmente verso i tribolati! La povera mamma tante volte mi mandava a fare la spesa di sera tardi; avevo paura di camminare specialmente in vie isolate; ero piccola  ma ubbidivo alla mamma ed ero pronta ad ogni comando dei miei genitori. Paurosa, svelta, camminavo e, ad un tratto, mi vidi vicino il mio Angelo custode che tutto affettuoso mi diceva: “ Non avere paura! Sono io vicino e ti sto facendo buona compagnia”.

Discorrevamo e mi esortava ad essere sempre buona verso il prossimo; io entravo nella casa per comprare ricotta e formaggio e Lui rimaneva fuori, poi di nuovo mi accompagnava fino alla porta della mia casa e spariva, lasciandomi tutta contenta della buona compagnia” ( Diario p. 24). Sempre nel diario della Carboni leggiamo: “ Mi trovavo ammalata; la mattina mia sorella era andata a scuola, mentre io ero rimasta sola con la febbre; quando vidi un bambino vestito di rosa, coi capelli biondi e gli occhi celesti; io lo guardavo e lui mi rifece il letto di mia sorella, mi pulì bene la camera, poi mi si avvicinò e mi disse: “ sempre buone, sempre più buone”, e sparì.

Quanto è buono Gesù, quanto è buono”. Al processo di beatificazione la sorella Paolina così testimoniò: “ Ella era ricreata dalla beatificante visione degli Angeli che le portavano la Santa comunione, le apparecchiavano persino l’altarino che serviva per comunicarla”; e ancora: “ Essa stessa mi ha raccontato che durante una sua lieve indisposizione e mentre io stavo in chiesa, era venuto in casa nostra un fanciulletto, il quale aveva riassettato il mio letto e aveva messo in ordine in maniera meravigliosa”. “Più volte Paolina rimproverava Edvige di essersi affaticata inutilmente per le faccende domestiche – depose la teste Vitalia Scodina al processo –ed Edvige ad insistere nel dire che lei non aveva faticato per niente, che al suo posto c’era stato l’Angelo Custode”.

Il professor Ernesto Madau, il massimo biografo della Carboni, a questo proposito rileva: “ Sembrerebbe, da tante e concordanti testimonianze, che l’Angelo Custode della serva di Dio oltre che consigliarla nell’amare sempre di più il Signore, le desse un efficace aiuto in casa: non dimentichiamo, d’altronde, che Edvige trascorreva gran parte dlla sua giornata a casa, a pulire e ad assistere i suoi familiari. Era anche il suo Angelo che prendeva il suo aspetto quando, in spirito, veniva trasportata fuori Pozzomaggiore o fuori Roma: erano, insomma, gli spiriti angelici che le facevano compagnia ovunque si trovasse “. Quando Edvige si recava dalle amiche Azzera che vivevano a Calangianus ed insieme andavano a messa, al momento del canto del Sanctus ella vedeva due spiriti celesti porsi al fianco del sacerdote.  Nella sua biografia riguardo ai suoi contatti con le anime purganti  è scritto che nel 1950 le apparve una donna che le disse: “ Io giaccio morta a tal punto. Sono nel Purgatorio, ma dovrò starci del tempo, perché Gesù non vuole che le donne facciano ciò che fanno gli uomini; desidera che esse restino a casa come ai tempi passati a compiere i loro doveri di mamme e di spose”.

La donna era precipitata in un burrone durante una scalata a una vetta alpina in compagnia della guida. Edvige Carboni poi scrive nel suo diario: “ Mentre pregavo davanti al crocifisso, d’un tratto mi si presentò una persona tutta in fiamme. Sentivo l’orrore di quelle fiamme accese con violenza alle vesti della persona che mi era apparsa. Piansi tanto. Da quelle fiamme sentii una voce, appenata, ma distinta: “ Io sono N.N.; il Signore mi ha permesso di venire a te affinché trovi un poco di sollievo per le pene che soffro in Purgatorio. Ti domando per carità di applicare in mio suffragio tutte le tue orazioni, patimenti, umiliazioni e abbandoni, e questo farai per due anni, se chi guida la tua coscienza te ne darà il permesso. La misericordia di Dio è infinita, ma altrettanto infinita è la sua giustizia; e nella gloria del Paradiso non si può entrare, se non si ha pagato fino all’ultimo spicciolo il debito contratto con la giustizia divina. Il Purgatorio per me è pesante perché ho atteso l’ultimo istante per raccogliere la voce di Dio che mi ha chiamato a penitenza”.

Dal diario della Carboni ancora leggiamo: “ Ottobre1943. misi è presentata una persona. Non la conobbi; era vestita da ufficiale. “Sono morto in guerra –mi disse -, vorrei delle sante messe: Me le farete celebrare da monsignor Vitali; tu e Paola ( la sorella di Edvige) mi farete delle sante Comunioni”. Dopo fatte le Comunioni e fatte celebrare le Messe mi si presentò tutto risplendente e mi disse: “ Vado in Paradiso ove pregherò per voi, specialmente per mons. Vitali. Sono russo e mi chiamo Paolo Vischin. Mia madre mi aveva educato nella santa religione, poi crescendo mi sono lasciato trascinare nella condotta non buona. In punto di morte mi pentii e ricordai le belle parole che, bambino, mi diceva la mamma. Gesù buono mi ha perdonato”. Mentre Edvige era ancora a Pozzomaggiore in Sardegna, una amica le chiese dei soldi in prestito. Passò del tempo e un giorno Edvige e tale donna erano in chiesa. Edvige si avvicinò e chiese: “ potresti restituirmi la somma?”, l’altra la guardò storto e gli augurò: “ ti colga un fulmine!”

Questa maledizione pronunciata nel tempio  impressionò Edvige che silenziosamente si allontanò. Nessuno seppe il fatto e anni dopo quando Edvige già viveva a Roma il suo pensiero tornò a quella donna e ne chiese notizie al Signore. La risposta fu: “ E’ in Purgatorio e ne avrà ancora per otto anni”. Edvige ne fu sinceramente addolorata. Insieme a sua sorella Paolina offrirono per lei suffragi e le applicarono pure le indulgenze del Giubileo del 1950. il Signore le diede una bella notizia. “ Domani N. N. sarà in cielo”. Erano le prime ore del mattino seguente quando l’antica debitrice le  comparve e disse: “ Grazie delle vostre preghiere, per le vostre offerte al Signore io salgo alla gloria del cielo. Grazie”. Come rileva il professore Ernesto Madau, il suo maggiore biografo, le anime del Purgatorio furono sempre in cima ai pensieri di Edvige e per esse offriva le sue sofferenze ed i suoi rosari, il suo lavoro domestico, le numerose messe che faceva celebrare offrendo la santa Comunione per esse.

Qualche mese dopo l’inizio del secondo conflitto mondiale, morì in Sardegna la matrigna della sua carissima amica Vitalia Scodina. Edvige che ne ebbe notizia dalla sua amica, la vide in atto di chiederle la celebrazione di due sante Messe per essere liberata dal Purgatorio; otto giorni dopo, l’apparizione si ripetè e quell’anima rivelò di essere passata in Paradiso; per potersi sdebitare si presentò ancora e sbrigò alcune faccende domestiche. Sempre dal diario di Edvige leggiamo: “ Ieri mattina dopo la santa Comunione, mi sentii toccare la spalla ed una voce triste all’orecchio mi disse: “ io sono un’anima morta poche ore fa sotto le macerie e sono poche ore che soffro nel Purgatorio; mi sembra un secolo; Dio è severo, Dio è giusto, Dio punisce; prega per me e fa pregare mons. Massimi, come pure Paola e anche Vitalia; pregate, pregate, liberatami da tante tremende pene”. La sorella Paolina portò questa testimonianza al processo di beatificazione di Edvige: “ Un’altra volta mentre Edvige si trovava sola in casa ricevette la visione del fratello Giorgino; era consumato dalle sofferenze e le disse di non spaventarsi per le sue sofferenze, perché era stato condannato, dal tribunale celeste, a scontare otto lunghi anni di Purgatorio; a motivo di questo la invitava a pregare fervidamente per la sua salvezza.

Lasciandola le strinse la mano scottandogliela”. La teste Flora Argenti riguardo alla devozione di Edvige per la Chiesa sofferente così depose: “ Ella pregava assiduamente per le anime del Purgatorio. Continuamente queste anime purganti, per concessione divina, comparivano a lei perché raddoppiasse le preghiere per la loro liberazione e le lasciavano impronte e scottature del loro fuoco. E spesso io la vidi soffrire per queste piaghe. Allora si moltiplicava per pregare e faceva celebrare sante Messe… dopo la liberazione queste anime si presentavano tutte raggianti di beatitudine eterna a lei per ringraziarla. Ella, nelle estasi, vedeva anime che, appena morte cadevano nell’inferno, ed erano molte, e anime del fuoco del Purgatorio e anime che volavano in Cielo. Nel giorno dei morti vedeva stuoli e stuoli di anime che la ringraziavano e le dicevano di ringraziare le persone che avevano pregato per loro per volare in Paradiso”.   foto lanuovasardegna.it