Kiti, sedia

Padre Oliviero Ferro*

Per noi è normale sederci su una sedia. Fa parte dell’arredamento di una casa. In Africa, invece, vale solo per qualcuno. Quando entri in una capanna o in una casa, normalmente la gente è seduta su uno sgabello in legno o in vimini. La sedia è per qualcuno che viene da fuori, lo straniero. Nelle case più ricche ora ci sono anche le poltrone. Ma nella cultura tradizionale, il capo si siede su uno sgabello speciale, scolpito e ornato di perline. Ora cominciano a diffondersi anche le sedie, ma costano. Sono qualcosa che è entrato nella loro cultura, ma non fa parte della loro cultura. Quando andavo a visitare le persone, c’era sempre una sedia per me, anche se a volte, mi piaceva di più sedere sullo sgabello. Era più familiare e ci si sentiva di più vicino a loro. Poi, quando ti offrivano la sedia, dovevi accettare. Lo facevano per rispetto verso di te. Era insomma un onore e non potevi rifiutare. Io cercavo, in ogni caso, di farmi vicino a loro, per poter dialogare più facilmente. Poi, se mi capitava, ritornavo allo sgabello. In ogni caso, le cose cambiano anche in Africa e bisogna adattarsi. Sgabello o sedia? Io preferisco lo sgabello, ance perché è più bello, scolpito o ornato. Me ne hanno regalato pure uno e lo tenevo con orgoglio nel mio studio. Ora è rimasto laggiù in Africa. Un dono che ho condiviso con la comunità. Ma mi è rimasto nel cuore.

* missionario Saveriano