Francesco d’Assisi nel Papato di Bergoglio!

di Rita Occidente Lupo

Il Patrono d’Italia. L’ecologista per antonomasia. L’alter Christus. Il Poverello d’Assisi, al quale Beroglio s’è ispirato fin dalle prime battute del suo papato, conseguendone anche il nome. In migliaia nel cuore dell’Umbria. Viva la tradizione, che ogni anno alterna le regioni italiane, nell’offerta votiva dell’olio.  Un messaggio, quello che si sprigiona dalla culla del Cristianesimo, rivolto non solo all’uomo medievale. Francesco fece scricchiolare gli alti scanni del Papato, proprio con la sua Madonna Povertà. Rinnegando l’ambizione del lusso e la concupiscenza terrena. Crocifiggendo i piaceri della carne, per godere di quelli dello spirito. In una carità senza pregiudizi, confinante coll’eroismo. La cura dei lebbrosi, la iuta ed  il cingolo a piedi nudi. Lui, figlio dell’opulento Pietro di Bernardone, che nell’Assisi del tempo, vantava agiatezza economica. Il suo esempio, contagioso. Non solo per i compagni, un tempo di ventura. Bernardo, non meno di Chiara Scifi. L’angelica fanciulla, a lungo tormentata dal dualismo per Francesco: amore o fratellanza. Una donna che seguì senza remore la povertà del folle di San Damiano, che dinanzi al silenzio dell’Averna, sperimentò i dolori della crocifissione. Il primo stigmatizzato della storia, il primo uomo che riuscì a dettar legge al potere temporale curiale. Un piccolo uomo, che ancora attrae a sé migliaia di giovani, non solo nella sua terra. Non cessa di affascinare anche i laici, nella sequela della Regola da lui redatta ed approvata con bolla papale, ricalcante il dettato evangelico. Francesco, ancora oggi un messaggio per il nostro tempo. Scomodo testimonial del tesoro mondano,  cantico vivente della perfetta letizia nelle tribolazioni. Proposta per il nostro tempo, assetato di cupidigie politiche e sensuali, il suo testamento spirituale, non solo per i frati, veglianti il suo transito.

 

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