O Tempora o Mores! Single nel mondo

Giuseppe Lembo

Cambia il tempo e con il tempo che cambia, cambiano anche le condizioni ed i comportamenti umani, fortemente riferiti al modello della società di appartenenza. Finalmente anche il singolo è soggetto attivamente interagente della società. Grazie alle nuove tecnologie è finalmente uscito dalla condizione di disperata solitudine in cui da sempre era vissuto, avendo rinunciato a vivere in un insieme familiare. Oggi quella del single nel mondo è una condizione assolutamente di pari dignità; è, considerata sempre più, una libera scelta di vita; cresce nel mondo proporzionalmente al benessere ed ai diritti umani universalmente intesi. A parlare del diffuso fenomeno mondiale del single nella società di oggi è il libro del sociologo americano Enric Klinenberg giovane (42 anni) direttore dell’Institute for Public Knowlwdge della New York University. Dirige, tra l’altro, la rivista accademica Public Culture. Il libro dal titolo Going Solo: the Extraordinary Rise and Surprising Appeal of Living Alone, uscito in America nel febbraio 2012, ha suscitato un grande dibattito, tutt’ora animatamente in corso. Partendo dalla condizione umana sempre più diffusa del single nella società, Klinenberg è arrivato alla positiva soluzione che non è più da considerare in condizioni di profonda solitudine; pur vivendo da solo, si è felicemente guadagnato, attraverso le nuove tecnologie, una importante fetta di socialità, ad un punto tale da non doverla associare come nel passato ad un uomo solo, con una vita di disagio e di tristezza.

L’obiettivo del professore americano di sociologia è quello di aver voluto riscattare la parola solitudine; lo ha fatto, attraverso uno studio-ricerca partecipata.

Ha trascorso sette anni frequentando i Singleton, persone del tutto normali che per libera scelta avevano deciso di vivere da sole.

Going Solo è il risultato interessante di questo studio che da scienziato sociale Klinenberg ha condotto con l’obiettivo dichiarato di riempire un grave vuoto di conoscenza sociale riguardante il crescente e sempre più diffuso fenomeno di persone single, separate, sposate, divorziate, fidanzate, vedove che, ad un certo punto della propria vita, per scelta decidono di vivere da sole, perché così vogliono.

Siamo in una condizione diffusa e crescente di indipendenza individuale; una scelta di vita che ci riporta al pensiero sempre più comune di un’individualità basata sul principio dell’io mondo, a tutto danno di un noi sempre meno condiviso.

Ma forse che l’indipendenza individuale non può anche essere possibile in condizioni di insieme di coppia, il primo passo per quell’insieme sociale comunque un obiettivo da raggiungere in quanto necessario sia per le persone che vivono da sole, sia per le persone che decidono di condividere la propria vita con un altro?

Il sociologo americano autore di Going solo, sostiene (io da sociologo italiano non sono tanto d’accordo) che la tecnologia in quanto motore di cambiamento, ha portato gli altri in casa (telefono, radio, televisione, fax e soprattutto internet i new media), permettendoci di partecipare ad un grande numero di attività sociali.

Ma di che attività sociali si tratta? Comunque importanti, sono sempre e solo attività virtuali che non hanno niente a che fare con il mondo reale, le cui attività vere sono quelle dirette che danno emozioni e permettono il dialogo ed il confronto tra persone vere ed in carne ed ossa.

Da qui le mie perplessità; da qui la mia diffidenza degli altri in casa, come soluzione alternativa ai problemi di chi sceglie, per esigenza di libertà individuale, di vivere da single.

Le tecnologie creano virtualmente nell’ambito delle pareti domestiche il falso insieme degli altri in casa; si tratta di un insieme assolutamente virtuale che non può produrre né emozioni, né calore ma un contatto a distanza che è virtualmente sostituto dell’insieme familiare in carne ed ossa.

Comunque questo è oggi il mondo dorato del single che non si sente più solo; che dialoga con gli altri del mondo e non avverte assolutamente la propria condizione di uomo solo.

È una condizione nuova e parte di tanti che, pur vivendo soli, di fatto non si sentono più soli.

Io credo di essere nel giusto sociologico nel sottolineare che è assolutamente vera la presenza, a volte anche invadente, degli altri in casa, ma si tratta pur sempre di altri senz’anima, in quanto distanti e dialoganti solo virtualmente per effetto delle nuove tecnologie della comunicazione internet.

Gli altri in casa, grazie alle moderne tecnologie informatiche, anche se surrogati dello stare insieme, comunque, per chi ha scelto di vivere da solo, è una buona compagnia.

Rotta la sofferta solitudine di sempre, come e quando si vuole, collegandosi ad internet, chattando, si trova l’amico buono con cui intessere una comunicazione.

Mentre nel passato i soli con il pesante fardello della solitudine che disperatamente si portavano addosso, erano dei veri e propri ammalati di insanabili nevrosi e tra l’altro, erano tenuti a bada perché secondo la morale comune, erano degli immorali, oggi con l’ausilio diffuso dei social media, non si sentono più soli e bistrattati da tutti.

Le relazioni a distanza hanno un tale e sempre più insostituibile peso, da diventare una parte non secondaria della società del nostro tempo che, rifiutando le relazioni umane dirette, si compiace di interagire con gli altri usando la rete.

Ma le posizioni anche sociologiche su questa vera e propria nuova condizione umana sono diverse e divergenti.

Mentre l’intellettuale Turkle (in parte sono d’accordo anch’io) è convinto che trascorrere al PC molto tempo rappresenta di fatto una reale condizione di isolamento dal mondo, il sociologo Klinenberg, autore di “Goin Solo”, dice che è vero l’opposto.

I disconessi, a suo dire sono i veri soli del mondo.

Klinenberg esaltando al massimo i social media li considera incondizionatamente i protagonisti della socialità; cerca di chiudere totalmente una querelle di lungo corso che ha visto e che vede ancora contrapposti chi sostiene che il passato era fortemente segnato da un forte senso di comunità, mentre il presente, così com’è, appare assolutamente disgregato.

Nel campo dell’individualità singola è innegabile che qualcosa di veramente positivo è cambiato; siamo di fatto, ormai assolutamente lontani dal single malato, nevrotico p immorale.

Oggi non è più così; tanto è il frutto di profondi cambiamenti culturali nel comportamento umano. Ancora, siamo solo all’inizio di questi cambiamenti.

Per il Klinenberg di Goin Solo, “nulla fa sentire soli come stare in una relazione sbagliata”.

Quella, dice, è la vera devastante solitudine umana.

Il cambiamento epocale trova la sua ragione di essere nelle combinate condizioni economiche; la crescita dei single è proporzionale a quella economica.

Ormai siamo di fronte ad un fenomeno sempre più planetario e sta interessando, come a Parigi e Stoccolma, il 50% della popolazione.

In Italia le famiglie single sono un terzo del totale. Anche in India, Brasile e Cina il fenomeno cresce proporzionalmente al benessere.

Un collasso economico potrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio della vita dei single come scelta di libertà, una scelta che, cammin facendo, può diventare anche interessante risorsa economica e culturale.

In America, a vivere da soli, sono ben 32 milioni di cittadini; in Italia, cifra  di tutto rispetto, sono ben 7 milioni gli italiani che vivono da single.

Il mito della coppia, dello stare insieme, è ormai considerato sempre meno la saggia tradizionale soluzione dei problemi del vivere umano; nel nuovo sociale, non c’è la coppia, ma la condizione di single, anche se questo, significa alla fine stare socialmente male. Single non più come disperata solitudine, ma come meravigliosa conquista culturale di libertà; alla base di questo nuovo mondo ci sono le nuove tecnologie; ci fanno scoprire il mondo sconosciuto di una nuova socialità. Anche se di surrogato si tratta, internet è meglio di niente, sempre che riesca a farci scoprire l’umanità dell’altro. Il solo, ci dice nel suo saggio Goin Solo il sociologo Klinenberg (peccato che non ci sia ancora l’edizione italiana del libro), non è più considerato un matto e la solitudine non più una grave violenta frattura fra il proprio sé ed il resto del mondo.  Argomenti attuali ed interessanti. Scopriamoli leggendo le pagine in inglese di “Goin Solo” del sociologo americano Klinenberg che ha tenuto a battesimo la tesi della solitudine come una cosa meravigliosa per l’uomo del nostro tempo, che, alle persone vere, preferisce la vicinanza degli altri in casa attraverso le vie virtuali di internet.