Verbi Swahili: KUFUNGA legare, chiudere

Verbi Swahili: KUFUNGA legare, chiudere

Padre Oliviero Ferro

Dice un proverbio “Non si lega un pacchetto con una mano”. Questo è uno dei tanti che mi ritornano spesso in mente. Legare lo si può fare in tanti modi e lo diventa anche al passivo “essere legati da, con…”. Naturalmente in Africa, come anche da noi lo si faceva tempo fa, ci sono tanti metodi. Ad esempio quando si va a raccogliere le canne da zucchero, si utilizzano delle corde oppure delle erbe resistenti che le tengono insieme. Oppure, per coprire i tetti delle capanne, si vanno a tagliare delle erbe e vengono legate con delle altre erbe robuste e poi stese sul graticcio che fa da base al tetto della capanna. Naturalmente questa copertura non durerà molto, soprattutto nella stagione delle piogge. Ed è per questo che si cerca, avendo qualche soldo da parte, di mettere le lamiere di alluminio (dalle “teketeke”, le più fine, per arrivare, sempre avendone la disponibilità economica, fino a quelle più robuste “le manjanja ya nguvu”). Ma c’è un altro modo di legare o di essere legati. Si dice che quando uno si sposa, dovrebbe essere legato, unito all’altro-a “sawa pete na kidole” (come l’anello al dito”). Ma c’è anche il rischio, se l’intesa non funziona più, che ci si slega…e ci si lega a qualcun altro. La saggezza popolare, i proverbi, ci ricordano quello che succede intorno a noi e ci viene tramandato dalla tradizione. Per questo ho imparato a conoscerli e mi piace sempre citarli, quando faccio qualche incontro e riflessione sulla Parola di Dio. In ogni caso io mi sento ancora legato all’Africa, perché là ho imparato a crescere e a rimettere in discussione tanti aspetti della vita e ad avere il coraggio di ricominciare, come fanno loro quando sembra che tutto vada fuori strada. Con il loro sorriso e la voglia di rimettersi in piedi, ci insegnano a capire che niente è perduto, se siamo uniti tra di noi e con Dio.

Insomma: mi sento chiuso là dentro, perché ancora penso a loro e ho chiuso, raccolto nel mio cuore tante cose belle di cui non smetterò mai di ringraziare chi me le ha fatte conoscere e vivere.