Salerno: Forte La Carnale 

Salerno: Forte La Carnale 

Maria Amendola

Il forte La Carnale è stato edificato originariamente direttamente sul mare nei pressi della foce del fiume Irno che con i suoi detriti ha determinato l’avanzamento della spiaggia. Fu costruito dall’imprenditore Andrea Di Gaeta di Coperchia intorno al 1569. In principio era una semplice torre di avvertimento, che proteggeva la parte meridionale della città e faceva parte dal sistema difensivo di “Torre costiere” di Angellara, Torrione e Vietri. La sua struttura è a pianta quadrata ed è merlata, e presenta nella parte superiore un torrino per l’alloggio dei cavalli detta “cavallara”, perchè essa ospitava i cavalieri responsabili delle comunicazioni “veloci” in caso di pericolo, avevano infatti il compito di avvertire la popolazione in caso di attacco dal mare, specialmente dalle incursioni Saracene. Deve la sua denominazione “La Carnale” ad una battaglia nell’anno 872 d.C. tra Longobardi e Saraceni, questi ultimi posero un assedio terribile e furono attaccati e sterminati dai temerari salernitani e dai cavalieri, e fu un vero “carnaio”. (Lo scrittore John Julius Norwich, nella sua opera “The Normans in Sicily (I Normanni nel Sud. 1016-1130), racconta che: al tempo del duca longobardo Rainulfo, la città di Salerno fu attaccata dai saraceni,e i guerrieri normanni sconfissero i saccheggiatori.) Il forte fu sede di una rivolta popolare, una  strenua difesa della città (1647-1648) animata da parte del rivoluzionario salernitano, Ippolito di Pastina (1615 circa-1656) che al tempo era un pescivendolo nato nel rione Fornelle nel 1615 circa. Egli aizzò i salernitani a ribellatosi contro i soprusi degli Spagnoli nel ‘600, nel periodo parallelo ai moti a Napoli guidati da “Masaniello” (Tommaso Aniello d’Amalfi, 1620-1647) per tal motivo Ippolito è soprannominato il “Masaniello salernitano”. La situazione al tempo era dovuta al fatto che Salerno era una città senza reggente dopo la caduta della famiglia Sanseverino. Presso il forte La Carnale nel 1647 Ippolito dislocò per quasi un anno il “Comando Popolare” (di circa 100 uomini) al fine di fronteggiare lo sbarco delle truppe spagnole, facendo sì che Salerno non capitolasse. Il Duca di Guisa dopo la morte di Masaniello (avvenuta il 16 luglio 1647) concesse a Ippolito il titolo di “vicario generale” della Basilicata e del Principato, nonché di Napoli (dove si trasferì). Ippolito così cambiò il suo status e divenne condottiero. Il forte fu adibito a luogo di raccolta dei morti delle terribile carestia del 1764. Mentre nel 1828 divenne una fortezza borbonica, infatti Francesco I di Borbone (Francesco Gennaro Giuseppe Saverio Giovanni Battista, 1777-1830)  se ne servì per uso militare, e fu adibito anche a deposito di munizioni fino al 1924, per tal motiv-o chiamato anche la “Polveriera”. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu rinforzato e adibito a “bunker”, durante lo sbarco di Salerno (la notte tra 8-9 settembre 1943) subì molti danni. Negli anni ’60 con lo sviluppo edilizio fu inglobato nel tessuto urbano, e attualmente rappresenta un immaginario confine tra la zona occidentale e la zona orientale della città. Negli anni ’80 del 1900 il forte è stato completamente ristrutturato, e su due livelli dispone di saloni per eventi culturali.

Curiosità:

Le gesta di Ippolito di Pastina sono state narrate nell’opera “Il Masaniello Salernitano” di Giacinto Carucci del 1908 e dal commediografo salernitano Franco Pastore nella commedia musicale di tre atti “Ippolito Pastina” del 2019.