Salerno: la fontana dei Pesci   

Salerno: la fontana dei Pesci   

Maria Amendola

La Fontana dei Pesci è una delle fontane più rappresentative di Salerno, un vero e proprio monumento, ed è locata di fronte al Palazzo Genovese presso la piazza del Sedile medievale di “Largo del Campo” nel centro storico, per tal motivo denominata anche “fontana del campo”, o anche “fontana vanvitelliana”.

Essa è composta da una vasca semicircolare che si erge su due gradini, una facciata trapezoidale, quattro lesene sovrastate da un frontone e da quattro vasi di marmo, e possiede cinque zampilli: uno proveniente da una conca marmorea su colonna in una nicchia al centro del frontone; due provengono dai delfini di metallo che sono posizionati sul bordo della vasca e gli ultimi due provengono dai mascheroni (teste senili coronate da ghirlande vegetali, come divinità fluviali probabilmente si rifanno alla figura del dio romano Bacco, corrispettivo del dio Dioniso dei Greci).

Si hanno notizie di una fontana a Largo Campo fin dalla metà del 600, ma da ciò non si evince che si tratti di proprio di questa. In un documento del 1639 della Chiesa di Sant’Andrea de Lavina la si menziona per la prima volta, in seguito nel 1692 essa viene menzionata nel percorso della prima processione della statua d’argento di San Matteo dal nobile storico salernitano Pietro del Pezzo (Salerno 1673-1733, fu Giudice di Vicaria in Napoli e Capo Ruota del Regio Tribunale di Chieti nel 1720, autore di “Contezza della origine, aggrandimento e stato de’ i seggi della città di Salerno” e “Famiglie dei tre Seggi Nobili della città di Salerno”. Le sue spoglie riposano nella cappella del Duomo di Salerno. A lui è stata intitolata una via a Salerno presso il quartiere Torrione.

Quindi stando a queste fonti la sua datazione dovrebbe collocarsi agli inizi del Seicento circa, tuttavia gli elementi ornamentali (la vasca, le bocche d’acqua dei mascheroni e delfini di metallo) e la struttura architettonica che oggi la costituiscono nella sua interezza indicano delle cronologie diverse e fasi di assemblaggio diverse. Tuttavia possono essere considerate parti originarie della fontana la vasca bombata e i due mascheroni (XVI secolo e XVII secolo circa).

La fontana ai suoi albori ha sicuramente seguito “la politica di canalizzazione delle acque” della metà del XVII secolo. La sua posizione è  corrispondente al luogo di convoglio dello scorrimento delle acque sorgive dal monte, che conserva il toponimo (denominazione) medievale di “Lama” nel tratto che discende da via Tasso.

Per quanto riguarda l’aspetto monumentale, si stima che l’attuale elevato attaccato agli edifici privati sia databile alla metà del XVIII secolo circa, un documento inedito del 1775 funge da carattere cronologico per l’elevato. In questo documento, si tratta di atto di acquisto di un appartamento, viene riportato che esso “è locato presso il luogo detto “il Campo” di fronte il palazzo del signor Gio Batta Bottigliero attaccato alla fontana della città”. (lo studioso Natella sottolinea che la struttura dell’elevato non è del Seicento). Un elemento decorativo caratterizzante de rococò, visibile anche sulla facciata del Duomo di Salerno, è la nicchia centrale che funge da asse di simmetria per le due coppie di paraste laterali che sono convogliate in alto da una muratura sormontata da quattro semipignatte floreali. Sul retro di una semipignatta è stata ritrovava una data tardo ottocentesca, sicuramente si riferisce ad una riparazione o ad una sostituzione.

Quindi, l’insieme della fontana con il suo elevato assume una definizione formale almeno intorno alla metà del XVIII secolo, o subito dopo. Possiamo dire che la fontana in tutte le sue parti e il suo elevato raggiungono questo aspetto intorno alla metà del XVIII secolo, mentre i due delfini in metallo sono successivi, databili al XIX secolo inoltrato o addirittura inizi del XX secolo. Il terremoto del 1980 arrecò danni anche a quest’opera, infatti i quattro vasi marmorei posti sulla sommità della fontana, in quanto ritenuti pericolanti, vennero asportati per motivi di sicurezza e trasferiti momentaneamente presso il museo Diocesano di Salerno, in seguito restaurati e ricollocati nella loro posizione originale.

Curiosità:

La fontana è tradizionalmente attribuita all’architetto e pittore napoletano Luigi Vanvitelli, (1700-1773, figlio di Caspar van Wittel) considerato un genio ed un grande maestro dell’architettura barocca, roccocò e neoclassica italiana, ricordato principalmente per aver progettato la Reggia di Caserta (1752-1845), la residenza reale estiva dei Borbone delle Due Sicilie, voluta dal re di Napoli Carlo di Borbone, (1716 -1788, Carlo Sebastiano Borbone Farnese re di Napoli  dal 1734 al 1759 e poi re di Spagna dal 1759 al 1788 con il nome Carlo III, padre di re Ferdinando IV di Napoli chiamato contemporaneamente Ferdinando III di Sicilia,  passato alla storia con i nomignoli di “Re Lazzarone” e “Re Nasone”.