Salerno: Teatro Municipale Giuseppe Verdi 

Salerno: Teatro Municipale Giuseppe Verdi 

Maria Amendola

Il Teatro Municipale Giuseppe Verdi  è un edificio di 65 m. di lunghezza e di 35 m. di larghezza, ubicato nell’area di Santa Teresa, nella zona occidentale della città, affiancato alla Villa Comunale, di cui ha occupato lo spazio destinato al progetto pregresso dell’architetto Bellini. Esso presenta la seguente suddivisione: un loggione, una platea, quattro fila di palchi, un palcoscenico ed è occupato in buona parte dalle sale del Casino Sociale (oggi club esclusivo, ma nell’800 luogo di ritrovo dell’aristocrazia salernitana). Ha una capacità di 307 posti in platea e di 300 nei palchi (con camerino di servizio). Nel 1845 la chiusura del  “Real Teatro San Matteo” lasciò la città di Salerno senza un teatro, quindi ci fu l’esigenza di averne un nuovo, e l’individuazione della nuova ubicazione non fu né semplice né immediata. L’Intendente della Provincia il 15 novembre del 1843 propose due  possibili zone: area di Santa Teresa e l’area della Barriera fuori Portanova che fu scelta e la spesa preventiva per realizzarlo ammontava a 40.000 ducati, quindi risultava un progetto troppo dispendioso e l’allora Governo non fu disposto a coprirne le spese ciò portò Amministrazione Comunale a optare per la proposta dall’architetto Ulisse Rizzi del 1º agosto 1845, tal progetto risultava fattibile per entrambe le zone ed era poi più economico. La firma del sovrano per l’approvazione dei primi lavori murari nell’area di Santa Teresa arrivò nel 1855, e i lavori non furono avviati. Su proposta di Matteo Luciani (1812-1888)  il primo sindaco dell’epoca post-unitaria (primo mandato 1862-1874, secondo mandato 1879-1886) nel Consiglio Comunale del 15 dicembre 1863 fu deliberato l’avvio dei lavori del teatro nell’area di Santa Teresa con i fondi del Governo centrale. Il primo progetto risale al 1844 ed era degli ingegneri De Luca e Petrilli, e l’architetto Antonio Genovese lo revisionò. Successivamente il progetto definitivo fu quello degli architetti Antonio D’Amora (ingegnere capo del genio civile) e Giuseppe Manichini, che ne diressero anche i lavori che iniziarono il 1º aprile del 1864 con l’impresa di Vincenzo Fiorillo, che a causa di difficoltà economiche (dovute all’accollo dei costi delle varianti, come da contratto) nel 1867 dovette associarsi a Bonaventura della Monica e Antonio Avallone. Gli architetti Antonio D’Amora e Giuseppe Manichini si ispirarono al Teatro San Carlo di Napoli (ma cinque volte più piccolo). L’edificio fu consegnato  il 1º ottobre 1869 alla famiglia di artisti, architetti e imprenditori più in voga di Salerno ovvero a Fortunato e a Gateano D’Agostino (padre e figlio), che vinsero l’appalto per la parte decorativa interna e coinvolsero grandi gli intagliatori, indoratori, capomastri e artisti del mondo accademico partenopeo (Domenico Morelli, Ignazio Perricci, Pasquale Di Criscito e Giuseppe Sciuti,) e i migliori artisti salernitani  Matteo Amendola, Ermenegildo Caputo (cugino di Gaetano), Antonio D’Agostino (fratello di Gaetano) e Giovan Battista Amendola. Al Maestro salernitano Gateano D’Agostino  (1837-1914) fu affidata la direzione dei lavori e della progettazione e degli ornamenti dei palchi e del teatro. Egli eseguì anche le decorazioni della Sala Rossa del Casino Sociale. Sui parapetti dei palchi di prima fila vi sono putti;  in quelli di seconda fila dei giganti neo-manieristi  e nel terzo vi sono  figure femminili che reggono i medaglioni dei palchi in cui sono stati ritratti grandi musicisti, pittori, poeti ed artisti:

Vincenzo Bellini (compositore,1430-1516), Domenico Cimarosa (compositore, 1749-1801), Giovan Battista Pergolesi (compositore, 1710-1736), Carlo Goldoni (commediografo, 1707-1793), Gioachino Rossini (compositore, 1792-1868), Gaetano Donizetti (compositore, 1797-1848 ), Vittorio Alfieri (drammaturgo, 1749-1803), Torquato Tasso (poeta, 1544-1595), Dante Alighieri (poeta, 1265-1321),  Michelangelo Buonarroti (pittore, 1475-1564), Raffaello Sanzio (poeta, 1483-1520), Giotto (pittore, 1267-1337), Leonardo da Vinci (pittore, 14521519),  Andrea Sabatini (1480-1545), Benvenuto Cellini (scultore, 1500-1571), Salvator Rosa (pittore, 1615-1673) e Giuseppe Verdi (compositore, 1813-1901).

Sui parapetti della quarta fila ricorre  il tema delle donne fitomorfe e una finta balaustra in quella successiva delimita lo spazio del loggione. Domenico Morelli (1823-1901) realizzò il bozzetto e le decorazioni del sipario raffigurante su di un arazzo di 122 m. quadrati decorato con polvere d’oro “La cacciata dei Saraceni da Salerno” del 871 d.C. definito all’epoca il più bello d’Italia. I bozzetti dell’artista Domenico Morelli sono conservati presso la Galleria Nazionale di Roma. Il sipario durante l’occupazione dell’esercito alleato fu salvato all’intervento tempestivo di due vecchie custodi che aiutate da alcuni cittadini lo smontarono e lo portato al sicuro. Mentre la trasposizione del bozzetto del sipario fu affidata a Giuseppe Sciuti (1834-1911) che dal 1870 al 1872 dipinse tutte le figure e all’architetto barese Ignazio Perricci (1834-1907) nel 1870 terminò la decorazione ad arabeschi della cornice del sipario. La cornice fu restaurata nel 1996 ed ne esiste anche un bozzetto. L’arazzo fu esposto a Napoli presso nel Palazzo Reale. Pasquale Di Criscito (1830-1909) dipinse il soffitto raffigurante il musicista e grande compositore Gioacchino Antonio Rossini (1792-1868), il Maestro su di una balaustra è intento a dirige le sue opere, ispirato dalle nove muse. Lo scultore Giovan Battista Amendola che raffigurò all’ingresso del teatro al centro del peristilio la statua de “Pergolesi morente”. I lavori durarono due anni e mezzo. Il teatro fu inaugurato il 15 aprile del 1872 con  l’opera drammatica in tre atti il “Rigoletto” del 1851 di Giuseppe Verdi (1813-1901) a cui, dopo la morte avvenuta il 27 gennaio, fu intitolato il teatro il 27 marzo 1901. Per i primi anni il teatro fu sempre più chiuso, per tal motivo scrittori locali del calibro di Ottavio de Sica (zio di Vittorio), in modo ironico lo definì «lo schiavo di pietra», (per via delle catene che chiudevano il portico), ipotizzando che esso “fosse al di sopra dei gusti del popolo salernitano”, invece i salernitani erano molto partecipi. Tra i grandi artisti ad inizio carriera che si sono esibiti al Verdi ricordiamo: il soprano Aurelia Cataneo (1864-1891); il più grande tenore di tutti i tempi Enrico Caruso ( 1873-1921) e il baritono Titta Ruffo (pseudonimo di Ruffo Cafiero, 1877-1953). Il Teatro a causa dei danni arrecati dal terremoto del 1980 fu chiuso per quasi 14 anni. I lavori di restauro riportarono alla luce importanti particolari storico-artistici che impreziosirono ulteriormente il Verdi e la sua struttura lignea ottocentesca, che si fregia di essere uno dei pochi ad essere perfettamente conservato in Italia. Fu inaugurato il 6 luglio 1994. Da quando la direzione artistica (dal 2007) del Teatro Verdi è stata affidata a Daniel Oren si è affermato “come teatro di eccellenza” nel panorama lirico nazionale, grazie ad una selezionatissima programmazione con artisti di fama mondiale.

Curiosità:

  • nel 1897 il Verdi vide un giovanissimo Enrico Caruso e nella sala del botteghino ne conserva la porta del camerino autografata;
  • dal 23 ottobre 2013 è stato inserito nella lista dei teatri italiani di tradizione;
  • il sindaco Matteo Luciani era un massone e così la figura di San Matteo negli stemmi della città di Salerno del Teatro fu sostituita da una stella;
  • un decoratore su di una facciata esterna del Verdi ha raffigurato un putto con il pene eretto mentre insegue un altro putto;
  • il baritono Titta Ruffo(pseudonimo di Ruffo Cafiero, 1877-1953) fece riascoltare la sua voce tra le navate del Duomo, per la festa del Santo patrono e dei vespri.;
  • nel 1905 Ulisse Caputo (1875-1948), nipote di Gaetano D’Agostino, figlio di Ermenegildo Caputo (scenografo e decoratore teatrale che lavorò al Verdi poi divenutone custode e amministratore) realizzò una tela intitolata “Alle prove” attualmente conservata al Museo d’Orsay a Parigi. La madre è in primo piano, ascolta le prove seduta sul palcoscenico, mentre in palcoscenico si esibisce la sorella dell’artista (cantante lirica);
  • le muse salernitane dipinte sul soffitto scandalizzarono il discusso e noto letterato romantico e liberale Francesco Saverio Malpica, egli pur essendo un uomo coltissimo e fratello del giornalista, poeta, filadelfo e viaggiatore Cesare (1804-1848) non riuscì a cogliere la metafora che volevano interpretare, ma le ritenne indecenti e soprattutto di cattivo gusto in quanto esse erano arredo di un luogo pubblico;
  • nel 2011 l’orchestra del teatro con la direzione del maestro Daniel Oren è stata scelta per il concerto di Natale del Senato presso Palazzo Madama.