La Voce e la Vita della Chiesa: “Guarigione della figlia di Giairo e dell’ emorroissa”

 

Diac. Francesco Giglio

Pensiero del giorno:  “O Cristo, hai preso le nostre debolezze e ti sei fatto carico delle nostre malattie: sostieni chi giace nella prova”.

Riflessione del giorno:  “C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore?”.

Nel brano di oggi Marco narra due miracoli, la guarigione della donna che soffriva perdite di sangue e la resurrezione della figlia di Giairo. In entrambi i casi i destinatari del miracolo sono due donne, una che soffre da “dodici anni”, l’altra che muore all’età di “dodici anni”. L’insistenza da parte dell’evangelista sul numero dodici vuol dare un significato particolare a questi due miracoli. La salvezza offerta alle due donne è idealmente offerta alle 12 tribù di cui è composto Israele che ci rappresenta tutti. Solo se tocchiamo il Signore siamo salvi, perché è lui la nostra vita e la nostra vita è amarlo come siamo amati da Lui. Se Marco unisce i due racconti, lo fa per mettere in rilievo due realtà: “il cammino di fede dei personaggi e la potenza salvifica del Signore”. I due miracoli si illustrano a vicenda e intendono mostrare qual è la fede che vince la morte.

Anche le due donne che incontriamo oggi sono in situazione di difficoltà, accomunate da una malattia che porta alla morte, anche se per motivi diversi. Il racconto che le riguarda è molto particolare perché in tutti e tre i Vangeli sinottici troviamo le loro storie incrociate. Nella loro storia entra il volto di misericordia di Dio, che non si ferma, come vedremo, davanti a questioni di impurità o contagi; anzi, Gesù, nel suo essere superiore ad esse, dimostra ancora una volta che la potenza che lo accompagna è più forte del peccato e della morte.

La folla è in attesa di Gesù, ma lo sono in particolare la donna malata e il padre della fanciulla in fin di vita. Ci potremmo chiedere se è giusto cercare il Signore solo quando c’è qualche problema, come se fosse un mago, qualcuno capace semplicemente di tirarci fuori dai guai. Ma non è questo l’atteggiamento che Gesù vede in questi personaggi.

Gesù guarisce la donna, ridona vita alla fanciulla, opera questi e tanti altri prodigi, che possiamo chiamare miracoli, ma che sono in realtà segni che rimandano alla sua potenza, al suo essere il Signore della vita.

Davanti ad una donna che è costantemente impura, che teme di trasmettere anche a Gesù la sua impurità, il Signore non ha paura di sporcarsi. E così tocca una fanciulla morta, non perché non considera le norme della Legge sulla purità, ma perché sa che la sua presenza è più forte di ogni impurità

Soprattutto il vangelo di Marco insiste sul fatto che Gesù non voleva essere riconosciuto, almeno nei primi tempi della sua vita pubblica, come il Messia. Anche i demoni lo riconoscono; tanti che ricevono benefici dalla sua azione di guarigione e di predicazione vorrebbero dire a tutti che l’hanno incontrato, ma Egli non vuole, il popolo non è pronto a capire chi sia davvero Gesù.

Alla fine del brano, scopriamo che il  gesto che Gesù compie verso queste due donne è quello di prenderle per mano. Non un gesto religioso, ma un gesto di profonda tenerezza umana. Quello che vediamo non è il Dio della religione, ma Colui che  condivide la nostra vita. Gesù sostituisce il Signore terrifico dell’Antico Testamento, a quello dell’immanenza e della temporalità.

“Il Dio del timore cede il passo quello dell’amore”.

Spesso nella nostra vita notiamo che a volte Dio, sembra nascondersi, essere fuori dai  nostri schemi, invisibile. E’ difficile sentirlo accanto a noi, se non lo abbiamo ancora conosciuto veramente, come Signore. Chiediamo che ci guidi nella  scoperta di Lui, che è sempre nuovo, che non puoi mai essere da noi totalmente compreso. Preghiamo affinché troviamo la  via per giungere alla sua conoscenza perché:  “Lui è l’amore che nasce dall’umiltà, dalla povertà di spirito, dall’accoglienza della sua volontà di bene”.