Patrimonio linguistico nel rispetto della storicità

Giuseppe Lembo
Promuovere l’Italia nel mondo significa, prima di tutto, promuoverne la cultura e la lingua. Mentre avanza, come elemento di occidentalizzazione, la lingua inglese, ben inserendosi anche nella globalizzazione linguistica del nostro tempo, noi Italia siamo, purtroppo, anche linguisticamente cancellati nel mondo e dal mondo. Siamo il Paese “cenerentola” per l’uso della nostra lingua nel mondo. Una posizione scomoda che, purtroppo, ci appartiene e sempre più; tanto, per il crescente nanismo culturale che ci pone ultimi anche nell’uso della lingua italiana nel mondo. Una cultura dell’insieme italiano, assolutamente in ritardo; è, infatti, solo a partire dal Novecento, dopo tremila anni, che l’Italia ha avuto la sua lingua unitaria; ha avuto ufficialmente, la sua lingua nazionale. Tanto, unitamente all’importante vittoria sull’analfabetismo, una grave piaga italiana dal Nord al Sud, dove prima dell’Unità si registrava una percentuale altissima di analfabeti (oltre il 90%). Con la lingua comune, l’italiano è ufficialmente patrimonio linguistico di tutti gli italiani. Mentre andava succedendo questo in Italia, una positività italiana di rilevante importanza, all’estero la nostra lingua ha avuto una sempre più scarsa diffusione; è rimasta soprattutto, la lingua degli emigranti. È usata, tra l’altro, nel governo della Chiesa Cattolica; gli ultimi tre Papi non italiani, sono testimonial di italiano nel mondo; tanto, usando ovunque nel mondo, l’italiano. L’italiano è usato, tra l’altro, come veicolo di integrazione degli immigrati nel nostro Paese. L’italiano, nel mondo ha una grande attrazione; c’è una forte richiesta nel mondo di apprendimento della lingua italiana e dell’Italia più in generale. L’Italia, il nostro Paese, non attiva, purtroppo, le giuste risorse da investire per l’insegnamento dell’italiano nel mondo. A rappresentare l’Italia nel mondo ed a promuoverne la sua lingua, è la prestigiosa e storica Società Dante Alighieri; 415 sono i comitati e 200.000 gli studenti interessati all’apprendimento della nostra lingua nel mondo. Per promuovere e diffondere questo patrimonio di cultura italiana e di promozione e diffusione della lingua italiana nel mondo, l’Italia mette a disposizione l’irrisoria cifra di 650 mila euro annui. Così facendo, si maltratta economicamente la Società Dante Alighieri; così facendo, proprio non riusciamo a capire che fare per costruire il futuro italiano nel mondo. La lingua italiana, se conosciuta nel mondo, diventa utilmente ambasciatrice di italianità nel mondo. Altri Paesi, molto intelligentemente hanno capito l’importanza di promuoversi linguisticamente nel mondo. Per questo importante fine, la Francia investe ben 760 milioni di euro annui; la Gran Bretagna 826 milioni di euro. La Germania dà al Goethe Institut 218 milioni per l’apprendimento e la diffusione del tedesco nel mondo; la Spagna dà al Cervantes 80 milioni di euro; il Portogallo all’ Instituto Camões ben 12 milioni. L’Italia è un Paese “cenerentola”. L’Italia per diffondere l’italiano nel mondo, conta molto sul volontariato; una risorsa certamente importante, ma che non può assolutamente sostituirsi al ruolo istituzionale dell’Italia, investendo per questo le necessarie risorse italiane al fine di promuoversi, promuovendo la lingua italiana nel mondo, importante ambasciatrice di italianità ed una grande ed insostituibile risorsa per il futuro italiano. L’Italia, venendo meno al suo dovere di promuoversi nel mondo, così facendo, insieme alle tante cose dismesse in Italia, ha dismesso, con grave danno italiano, anche l’internazionalizzazione della lingua italiana nel mondo; è questo, un modo suicida per chiudere le porte italiane a quelli del mondo che conoscendo l’italiano, si aprirebbero all’Italia, in tutto e per tutto il “possibile italiano”. Ancora una volta siamo ad un’occasione perduta; siamo ad una grave occasione perduta, non solo per il presente, ma anche e soprattutto, per il futuro del nostro Paese che continua a farsi male,  facendo tanto male per tutto quel che fa di sbagliato e/o non fa, sbagliando percorsi e scelte.