Coronavirus: tra sperimentazioni e attesa vaccini, parola al prof. Giulio Tarro

L’ultima sperimentazione clinica su due casi con un prodotto difficile da maneggiare mi lascia perplesso, perchè non può certo risolvere il 98% dell’epidemia, Il TOCILIZUMAB l’immunosoppressore dell’artrite reumatoide, è un prodotto poco malleabile. Non stimo che ne valga la pena, riducendo ulteriormente la risposta immune al virus del paziente e lasciandolo scoperto alla reinfezione. In attesa della preparazione di un vaccino specifico che possa prevenire la ulteriore diffusione di questo coronavirus COVID-19, bisogna tenere presente una terapia sintomatica e similare a quella dell’influenza stagionale, specialmente per i soggetti più anziani e con svariate patologie che li rendono più sensibili al virus – diabetici, cardiopatici, broncopatici eccetera. Gli antibiotici servono per le infezioni batteriche secondarie, mentre i cortisonici vengono sconsigliati.

Infine gli antivirali suggeriti vanno dall’Interferon e la Ribavirina, alla terapia antiHIV con Lopinavir/Ritonavir per finire al nuovo prodotto Remdesivir usato per l’ebola. Ovviamente come le gammaglobuline per il tetano, gli anticorpi del plasma dei soggetti guariti rappresentano un logico impiego per i pazienti più gravi.