Napoli: Accademia di Belle Arti, presentazione volume di Giuseppe Caccavale “Armenia Ossip Mandel’stam”

L’Accademia di Belle Arti di Napoli ospita martedì 11 dicembre alle ore 11.00 in Aula Magna la presentazione del volume di Giuseppe Caccavale Armenia Ossip Mandelstam. Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’Accademia Giulio Baffi e del Direttore Giuseppe Gaeta, dialogheranno con l’autore Stefano Causa docente di Storia dell’arte dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Federica De Rosa docente di Storia dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e Olga Scotto di Vettimo docente di Teoria delle arti multimediali dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, seguiranno le letture di  Naira Ghazaryan dell’Ambasciata della Repubblica d’Armena in Italia.

Giuseppe Caccavale rende omaggio al celebre poeta russo Ossip Mandel’ŝtam con la realizzazione di una riproduzione a grafite dei versi che l’autore scrisse in occasione del suo viaggio in Armenia. Il progetto, che gode del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia, ha origine proprio a Napoli dove in una libreria l’artista trova copia di Viaggio in Armenia testo di prosa che aveva già letto in passato da una copia in francese e che rilegge più di venti anni dopo, nel 2014, con gli occhi nuovi della maturità.

Il fascino di questo testo lo spinge a realizzare 5 grandi album (formato 30 x 43), che in occasione della presentazione del volume e per il Bicentenario della nascita di Filippo Palizzi, saranno ospitati nella Sala Palizzi dell’Accademia con il titolo Paesaggi / Armenia Ossip Mandel’stam Filippo Palizzi. Una traduzione visiva di Giuseppe Caccavale, progetto del Fondo Beni Culturali Accademia di Belle Arti di Napoli. I lavori riproducono tipograficamente i testi completi delle poesie a matita, ognuno dei quali composto da 25 pagine, altrettante traduzioni visive dell’opera letteraria.

Alla radice di questo progetto, la volontà di dare forma a disegni che coincidono con la scrittura, disegni scritti. Per l’artista, tracciare il solco delle lettere che formano i componimenti è un gesto simbolico, è un ringraziamento al poeta che lo ha condotto in un viaggio che solo il lettore può afferrare. Ma è anche un percorso di sottrazione e rinnovamento, ripartire dalla grafite e dalle lettere per ritrovare occhi rigenerati in un’ideale “scuola di vista”. Attraverso il disegno, si attinge alla poesia. Il lavoro condotto sulla IV poesia del ciclo Armenia é stato studiato per la prima Triennale d’Armenia, Standard, a cura di Adelina von Furstemberg. Donato alla Repubblica Armena, oggi si trova al Dzitoghtsyan Museum of National Architecture di Gyumri: la poesia é stata scavata dal muro, interpretando così una parte della cultura armena, quella di scrivere scavando.

Mandel’ŝtam, nato a Varsavia nel 1891, è stato un grande poeta russo, impegnato in cerchie d’avanguardia che intendevano rinnovare la poesia russa dei predecessori simbolisti in nome di una ricerca di espressività poetica aderente alla realtà tangibile, l’acmeismo. Fu purtroppo emarginato dalla sua epoca, perseguitato e censurato come altri intellettuali dalla dittatura sovietica, ritenuto colpevole di non essere allineato nel celebrare fastosamente il presente. Ma Mandel’ŝtam guardava la realtà da una prospettiva antica ed il tanto desiderato viaggio in Armenia aveva proprio il significato allegorico di un ritorno ad una mitica età arcaica che coincideva con l’età della poesia, viaggio nella memoria alle origini del linguaggio e dell’uomo. L’Armenia era per Mandel’ŝtam un luogo di incrocio di civiltà, di comunanza tra culture orientali ed europee, il suo “Mediterraneo” all’ombra del monte Ararat, dove nacque la parola nella Genesi (Serena Vitale). Durante il viaggio intrapreso nel 1930 le montagne e i paesaggi armeni, gli restituirono la scintilla dell’ispirazione poetica dopo un silenzio di cinque anni, per non abbandonarlo più. Al ritorno, scrive un ciclo di 12 poesie, Armenia. In seguito, la vita del poeta è sempre più precaria e isolata: dopo l’Epigramma a Stalin subirà l’arresto e la prigionia in Siberia, dove morirà nel 1938.

Giuseppe Caccavale è nato nel 1960 ad Afragola, in provincia di Napoli. Si è formato all’ Accademia di Belle Arti di Napoli e attualmente vive e lavora tra Bari e Parigi, dove insegna l’arte dell’affresco e disegno presso l’École nationale supérieure des Arts décoratifs di Parigi. Le sue opere sono state esposte in numerose gallerie e musei in Europa e ha partecipato recentemente alla 56° Biennale di Venezia. Il suo lavoro nasce dalla corrente alternata tra periodi di riflessione e realizzazione di installazioni che esplorano la stratigrafia di diverse ricerche, che muovono dalla figura alla letteratura, comprendendo gesto e parola in una visione unica. L’installazione realizzata alla Biennale di Venezia del 2015 per il Padiglione Italia ha fornito l’occasione per dare unità alla creazione grafica, l’affresco, la poesia e la fotografia, partendo da una poesia di Massimo Gezzi. L’artista ha inoltre creato un muro sonoro, Viale dei canti (maggio 2016), per l’ Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con il compositore Stefano Gervasoni, dove sono state scavate poesie di Giacomo Leopardi, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Lorenzo Calogero, Bartolo Cattafi.

Il volume Armenia Ossip Mandel’stam è edito da Editions Parenthèses (Marseille, France) e accoglie le traduzioni dei testi poetici in inglese, francese, italiano e tedesco.