L’Italia del dopo voto

Giuseppe Lembo

In giro, per non morire d’Italia, di un’Italia a ragione rabbiosa, si chiede sempre più ad alta voce, di sanare la frattura tra potere e società. Purtroppo, in questa nostra Italia, così com’è, non è cosa facile. Tanto, perché il potere e la società italiana, in sé, sono, facendosi un male da morire, escludenti, pur avendo tutte le buone ragioni per essere un insieme includente e di umanità vicine, con l’un l’altro non stressato e capace di volersi ancora bene, proprio come una volta. Purtroppo, considerando a fondo gli scenari italiani, tanto non è.

Nel triste rapporto potere/società c’è, con una sua forte centralità, la burocrazia dominante.

Una burocrazia, protagonista di un burocratismo di vecchia maniera che fa di tutto per non cambiare niente, fingendo falsamente di cambiare tutto.

Sono veramente tanti i brutti e cattivi predicatori, vecchi e nuovi che fingono di cambiare, facendo, credere per finta, di risolvere i problemi della gente.

In Italia, smentendo i santi predicatori che farebbero bene a starsene zitti, si fanno, facendosi un male da morire, un passo in avanti e due passi indietro; tanto, con gravi sofferenze italiane, con un Paese, purtroppo, confuso, inquinato da chiacchiere. Da tante chiacchiere; da chiacchiere senza senso e senza significato, con danni maledetti per gli italiani, sia individualmente presi che, nel loro insieme umano e sociale, in grave, gravissima sofferenza umana, in quanto, tristemente ammalato di Uomo, non più centrale alla vita di un insieme italiano che è poco società e vive di silenziosa indifferenza mista ad un fare ostile senza una ragione, con gli uni contro gli altri armati e che, vivendo male insieme, proprio non sanno volersi bene e saggiamente rispettarsi come uomini della Terra.

L’Italia del tempo in cui viviamo, è assolutamente altro. È un Paese dall’umanità disumana che non sa volersi bene.

L’Italia è, sempre più tristemente indifferente al suo insieme umano e sociale.

Un’occasione di assoluta certezza di tale triste mondo italiano è nel comportamento italiano del voto del 4 marzo. Un’occasione i cui risultati devono fare riflettere e non poco l’Itali e chi confusamente la governa.

Nelle urne italiane sono mancate mancati undici milioni e mezzo di voti; un quarto del totale degli italiani chiamati alle urne per eleggere liberamente e democraticamente i loro rappresentanti al Parlamento.

Tanto, al fine del bene comune, il frutto di un insieme italiano che può, anzi deve, unire nelle diversità, per un Progetto Italia di tutti e per tutti. Per un Progetto di Futuro italiano con al primo posto il bene italiano, un bene sovrano che è di tutti ed a cui, agendo con la dovuta saggezza, nessuno può e deve sottrarsi, in quanto trattasi di un bene sovrano italiano, ossia del bene di tutti e per tutti, al di sopra di scontri di una posizione politica, con maggioranza ed opposizione, gli uni contro gli altri armati.

Per questo saggio fine italiano, tanto non deve assolutamente esistere. Tanto, non può esistere!

È una condizione di saggia identità italiana per la quale occorre il rispetto e l’impegno di tutti, nelle diverse rappresentanze istituzionali e politiche, compreso quel quarto di elettori (undici milioni e mezzo) che hanno disertato le urne italiane, per manifestare la propria rabbia e mandare così i loro segnali di protesta a chi si rifiuta di garantire nei diritti universali ed alla persona, l’insieme italiano, sempre più tristemente dimenticato, con grave danno per tutti e soprattutto, con un danno mortale, per il Futuro italiano.

Maurizio FERRERA, in un editoriale di prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di venerdì 6 aprile 2018, pur parlando di una percentuale non insolita nelle democrazie contemporanee, la definisce un fenomeno in sé importante.

Si tratta, dice FERRERA, di un gruppo fortemente eterogeneo, caratterizzato da “elettori smarriti”; da elettori disorientati e, senza una ragione, esclusi da ogni forma di partecipazione; tanto, con un grave danno sia individuale che di insieme da vera e propria “società degli esclusi”, con protagonisti silenziosi, ma tanto arrabbiati, definibili, come ha fatto Maurizio Ferrera “Elettori smarriti”, una forte espressione umana del più generale e diffuso “smarrimento Italia”.

L’Italia, così com’è, proprio non va! Deve assolutamente cambiare e da subito! Deve cambiare, recuperando prima di tutto, la centralità dell’Uomo, nella saggia dimensione dell’essere in divenire, con alla base il protagonismo dell’IO/NOI, per un Nuovo Mondo.

Per un Mondo di insieme, capace di volersi bene e di ritrovarsi unito nei valori universali della CULTURA, della CONOSCENZA, dei SAPERI, della COMUNICAZIONE e dell’INNOVAZIONE UMANA e TECNOLOGICA, con al centro l’Uomo e non le cose senz’anima.

Occorre cambiare, per una Nuova Italia! Occorre il cambiamento per un Nuovo Italiano, partendo dalla Politica! Tanto, per una Nuova Società Italiana che va cambiata radicalmente, per evitarne il crescente e sempre più diffuso “Mondo italiano di smarriti” che vivono con rabbia la loro situazione di svantaggio, con problemi che ne angustiano quotidianamente la loro vita, per una condizione di crescente indifferenza ECONOMICA e SOCIALE, con la dimensione di un MONDO DALLE VITE DISUMANAMENTE NEGATE.