Sanità divisa…tra Nord e Sud

Giuseppe Lembo

Nel nostro Paese e soprattutto in molte realtà del Sud, tristemente abbandonate a se stesse, c’è una grande necessità di umanizzazione sociale e di un diritto della persona, purtroppo, sempre più spesso cancellato, con gravi e diffuse sofferenze umane e sociali.

È una certezza valoriale italiana il nuovo umano nella sanità sia pubblica che privata. Non basta assolutamente curare la sola malattia; oltre alle cure per guarire dai mali fisici, è necessario prendersi cura della persona. Così come dimostrato da attenti studi scientifici, nel 70% dei casi, le terapie si rivelano utili ed efficaci se il malato ha in sé, un alto livello morale.

L’umanizzazione delle cure medico/sanitarie è una necessità per un saggio e giusto sistema sanità/salute. È una necessità dell’Uomo del nostro tempo; si tratta di una necessità da farla interiorizzare al sistema sanità/salute, come grande imperativo etico.

Il diritto alla salute, oltre ad essere per Noi italiani, un diritto costituzionalmente garantito, è un diritto dell’Uomo, universalmente inteso. Purtroppo, facendo male alla persona ammalata ed alla società più in generale, non è sempre così; non è assolutamente così.

Siamo, nel sistema sanitario italiano, fatto di diagnosi, cure ed ospedalizzazione, ad una grave ed imperdonabile indifferenza per l’ammalato/Uomo.

Un’indifferenza che, sempre più spesso, diventa vera e propria violenza, sia strutturale che in senso individuale, da parte di operatori sanitari non professionalizzati all’umanità nei confronti dell’uomo ammalato e per questo, poco attenti all’altro che sta di fronte, nella triste condizione di uomo/ammalato.

La prima urgente necessità, oltre all’indifferenza tecnico/sanitaria, è quella di umanizzare nella sua interezza, il sistema sanitario italiano. Tanto, con risposte di una saggia umanizzazione che può garantire la salute dei cittadini, per la quale, oltre alle cure mediche, c’è bisogno di un saggio supporto psicologico e di tanta umanità che deve rendere, a ciascun uomo/ammalato, soprattutto negli ospedali, meno traumatica, la propria condizione di malato, umanamente indifferente al sistema, trascurandone tristemente, le sue insostituibili caratteristiche di uomo/ammalato, da mettere nelle condizioni di poter vivere in modo meno traumatico la propria malattia, invalidante a termine.

L’umanizzazione, soprattutto nelle strutture di ricovero, è una necessità italiana da rendere concretamente viva e parte italiana di una saggia ed assolutamente necessaria sanità/salute.

La sanità pubblica italiana, anno 2018, è gravemente ammalata. Oltre a tutto quanto detto sul suo ruolo di sanità/salute è gravemente e tristemente ammalata di una grave indifferenza per l’uomo ammalato.

Con i tagli, le crescenti privatizzazioni, i macchinari in crescente disuso e rottamazione, siamo ad una triste redde rationem; ad una redde rationem senza appello e dal fiato disumanamente corto.

L’addio crescente alla salute, con tagli assolutamente insopportabili, ci mette di fronte ad una sanità purtroppo poco amica del PAESE che si nega tristemente al welfare salute, una necessità italiana da garantire agli italiani, nel saggio rispetto dell’articolo 32 della Costituzione che parla della salute come diritto italiano di tutti gli italiani.

Il servizio sanitario italiano, istituito nel 1978, con i suoi quarant’anni è tristemente invecchiato e non riesce più a dare le risposte giuste per curare i mali e promuoverne la loro opportuna prevenzione.

Siamo, anche per la sanità italiana, in condizioni di diffuso malessere italiano; tanto, ad un punto tale da creare nell’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) un allarme rosso sulle possibilità future della sostenibilità del modello italiano.

Tanto negandosi all’Italia, per non morire d’Italia, si scelgono le vie straniere, lastricate di “lavapiatti”, un grande tradimento per i tanti “cervelli”, eccellenze italiane che devono assolutamente tornare da Noi e contribuire saggiamente al Futuro Italiano.