Possibilità di coltivazione e trasformazione del melograno

Il melograno (Punica granatum L.) era tradizionalmente un frutto valorizzato e apprezzato da numerose civiltà,  già egiziani, greci, romani e arabi  ne conoscevano le sue proprietà benefiche.  Negli ultimi anni sta acquistando una grande rivalutazione  grazie alla enorme quantità di studi che testimoniano diverse proprietà salutistiche. La pianta si adatta a diversi tipi di clima,  tollera la siccità  e la salinità dei terreni, è capace anche  di vegetare in condizioni difficili come nelle zone aride e  rocciose; ci sono ricerche che propongono la coltivazione del melograno, con opportune tecniche agronomiche,  che permettono il risparmio di acqua e di energia anche nelle regioni aride e semiaride del mondo quindi può essere introdotto anche nelle aree difficili del sud Italia. Attualmente il vero limite allo sviluppo di nuove coltivazioni di melograno è la mancanza di stabilimenti di trasformazione del melograno, in ogni caso questo limite può essere facilmente superato grazie alla disponibilità e alla versatilità di impianti di trasformazione di cui anche l’Italia è la principale ideatrice e produttrice al mondo. Quindi è possibile creare una linea di trasformazione del melograno in succo pastorizzato o concentrato sottovuoto anche a livello di piccola azienda agricola e non attendere  la creazione di grandi impianti di trasformazione. In breve una piccola linea di produzione di succo di melograno  deve comprendere una sgranatrice, una sorta di pigiatrice da uva modificata che consente la separazione degli arilli, cioè dei semi polposi del melograno dalle bucce, una pressa per la spremitura degli arilli in modo da ottenere il succo, dei filtri per la depurazione del succo, dei serbatoi per lo stoccaggio e il trattamento di deamarificazione e infine un pastorizzatore o un concentratore sottovuoto, quest’ultimo permette la concentrazione del succo  che essendo ricco di zuccheri naturali del melograno può essere conservato senza l’aggiunta di conservanti. Attualmente l’Italia importa  succhi concentrati per la produzione delle varie “granitine” quando invece ha tutte le potenzialità per produrlo nel proprio territorio. Quindi incoraggio a tutti i livelli la valutazione di queste nuove opportunità produttive per il nostro paese.

Giuseppe Iannella, tecnologo alimentare