Vallo di Diano: Codacons “Noi non possiamo tacere”

In un Vallo di Diano allo stremo, progressivamente privato di alcuni servizi che spettano di diritto a un cittadino comune, sembra che gran parte della classe dirigente abbia definitivamente perso la bussola. E non si riesce a capire quale sia la causa, quale l’effetto. Partiamo da una questione importante. L’annuncio, apparso sulla stampa locale, dell’inaugurazione di un Centro Studi nel Vallo di Diano. Una buona notizia si direbbe, anche perché si vede un’impressionante convergenza di intenti in un consorzio di varie entità: una banca locale, un’associazione di imprenditori, amministratori locali e illuminati studiosi. Eppure, a leggere a quale “testimonial” ci si affida per l’inaugurazione del centro culturale, comprendiamo come la nostra società stia rischiando di rimuovere la propria storia recente, attraversando un periodo di profonda confusione di ruoli e di idee. Il “testimonial” ha dovuto affrontare, di recente, alcune vicissitudini giudiziarie a causa della triste vicenda Finmeccanica. Noi non vogliamo riferirci affatto a queste vicende, tuttavia. Piuttosto, vogliamo ricordare una frase rimasta nella mente di molti cittadini italiani e pronunciata quando lo stesso è stato Ministro dell’Economia di uno dei governi Berlusconi. E così come riportavano tutte le testate giornalistiche nel 2010, possiamo ricordare il senso della frase attribuita al Ministro: “Con la cultura non si mangia”. Questa frase stride in modo eclatante con le finalità di qualsiasi Centro Studi in qualsiasi parte d’Italia. La nostra società, infatti, investe in cultura affinché si abbia un ritorno economico e sociale da questi investimenti. Eppure, quella frase, che ha destato così tante polemiche in tutta la Penisola, non ha frenato il consorzio. E così si aspetta, a Monte San Giacomo, l’ex Ministro dell’Economia per l’inaugurazione di un Centro Studi.  Il Vallo di Diano, povero di servizi ma ricco di natura, arte, cultura, tipicità e agricoltura, dovrebbe adesso dimostrare di essere capace di sottrarsi a questa confusione di ruoli e di idee e dovrebbe cercare di far ritorno a una politica che sappia valorizzare le naturali vocazioni del territorio. Per risanare l’assetto socio-economico del comprensorio, una nuova classe dirigente dovrebbe prepararsi a cercare nuovi innesti produttivi, che facciano soprattutto leva sulle nuove tecnologie, nel rispetto delle tradizioni locali. Questa stessa nuova classe dirigente, di cui si sente così tanto bisogno, dovrebbe adoperarsi non tanto a sostituire la vecchia, quanto a impiantare una solida cultura del rispetto delle regole nella nuova società della conoscenza, in cui la cultura (appunto!) svolga un ruolo non secondario. La stessa nuova classe dirigente dovrà creare le condizioni per la permanenza dei nostri giovani sul territorio e dovrà ripristinare tutti quei servizi sottratti ai cittadini da strane commistioni politiche, locali e nazionali. Un vasto programma, in cui bisogna credere. Questo per non arrendersi alla confusione imperante, nei confronti della quale sarebbe fin troppo semplice fare ironia proprio oggi, proprio qui.

 Il responsabile della sede

 prof. Roberto  De Luca