Analisi e riflessioni dopo attentati ISIS a Parigi con Biagio Ciaramella, questore emerito

Risposta Ciaramella: Pensiamo, Paolo, ai morti in Francia. Concordi? Io: Certamente. Ma cosa è stato fatto dopo l’abbattimento delle torri e la precedente azione terroristica alla sede del quotidiano satirico? Danno la sensazione di un aperitivo e un antipasto per questa gente così brava, così religiosa! Ciaramella: Paolo è una situazione molto difficile da sbrogliare per tutti. Cosa proponi? Hai delle soluzioni da proporre? E a chi? Io: Sono stati abbattuti i regimi dittatoriali e sacrificati coloro che ne reggevano le sorti e frenavano i cosiddetti ribelli di cui erano note le radici. Che, subito dopo, sono state estirpate e trapiantate dappertutto. Non servono educazione, opere caritatevoli e interventi misericordiosi. E, inoltre, tramontata la diplomazia, con i servizi segreti forse poco forniti di attrezzature all’avanguardia e sofisticate, sono deleterie e dannose ogni forma di esteriorità, di manifestazioni spettacolari; quasi una passerella perché si possa dire ‘ho visto quello, c’era quell’altro’. Delle due l’una: o rispondere distruggendo o dichiararsi prigionieri. Ciaramella: Hai dato la risposta, Paolo, bravo, è  la guerra. Sembrerebbe la soluzione più ovvia; ma quali Stati la dovranno affrontare? Chi saranno gli alleati? Io: Purtroppo, non ho la sfera di cristallo! Tuttavia, per il mio vissuto, sono convinto e quindi in grado di affermare che, dopo ogni guerra, tutti, ma proprio tutti sono costretti a leccarsi le ferite: anche i vincitori finiscono per essere dei vinti!  Ciaramella: sono pienamente d’accordo. Caro Paolo, ti prego, fammi terminare di leggere il mio Commissario Ricciardi ora. Mi auguro che non ci siano altri attentati. P. S.. Per concludere, ho ricordato a Biagio Ciaramella che:- i padri latini “per stare in pace preparavano la guerra”;- “in Israele, da mezzo secolo a questa parte sempre in stato di allerta,” – racconta, con toccante turbamento e struggente senso di inquietudine, un personaggio speciale qual è l’ing. Antonio Conte, manager ineguagliabile (… ha avuto in mano le chiavi dei laboratori di studio, programmazioni nonché di tutte le officine Olivetti,  a partire dalla fabbrica in mattoni rossi in Ivrea, realizzate nel mondo) – “in un qualsiasi guardaroba di ogni singola dimora, diversamente da noi, viene custodito tutto l’equipaggiamento per scendere in guerra e vige per tutti l’obbligo – con una cadenza bimestrale, regolare e meticolosa – di esercitarsi negli esclusivi campi militari”.

 Paolo Pozzuoli