“Herzog” bestseller contemporaneo

Angelo Cennamo

Comprare quel libro del premio Nobel canadese Saul Bellow nelle sole due librerie di Salerno, non è stato semplice. Avrei potuto fare un salto a Napoli, alla fornitissima Feltrinelli di Piazza dei Martiri o al megastore della stazione centrale di piazza Garibaldi, certo. Un’occasione in più per incontrare amici e parenti. Ma mi rincresceva farlo. E allora “Herzog”, il libro più amato di Bellow, inserito da “Time” nell’elenco dei cento migliori romanzi di tutti i tempi, ho preferito ordinarlo da qui e ritirarlo “neppure” due mesi dopo la prenotazione. Ma questa è un’altra storia. Come quella di molti altri scrittori americani anche la saga familiare di Bellow è fatta di migrazioni, contaminazioni culturali e di mille sacrifici. Nato in Canada da genitori ebrei russi, emigrati e naturalizzati negli Usa, il giovane Saul esordisce nella narrativa nel 1944 con il romanzo “L’uomo in bilico”. La notorietà arriverà però solo dieci anni più tardi con “Le avventure di Angie March”. Scrittore dallo stile elegante e raffinato, e dal temperamento per certi versi più europeo che americano, Bellow è considerato uno dei maggiori narratori del novecento. “Herzog” viene pubblicato nel 1964 ed è il romanzo della sua consacrazione. La personalità dello scrittore protagonista del libro ricorda molto quella del suo autore secondo uno schema ampiamente collaudato nella letteratura anglosassone. Tradito dalla moglie e spoglio di ogni romantica illusione, “Herzog” – alter ego di Bellow – si ritira nella sua casa di campagna dove comincia a scrivere lettere su lettere a chiunque: amici, parenti, al Presidente degli  Stati Uniti e perfino ai defunti. Scrive in continuazione, Herzog,  per sfogare la sofferenza e per fuggire da quell’isolamento paranoico che si è autoinflitto. Ma a fare compagnia al dotto e spiantato studioso di romanticismo non ci sono soltanto quelle folli divagazioni metafisiche, fonte di ulteriori inquietudini. L’impianto narrativo del romanzo è infatti pervaso di sessualità. E’ Ramona, la fioraia un tempo sua allieva alla scuola serale, che riporta l’isterico e disilluso Herzog all’intenso piacere del vivere reale, e che lo spinge ad uscire dal malinconico rifugio di campagna. Inutile dire che il fascino e la sensualità di Ramona vengono descritti da Bellow in modo minuzioso e particolareggiato come solo un genio della scrittura sa fare. La prova del nove di un talento che fin dalle prime pagine cattura il lettore e lo tiene inchiodato alla storia facendogli vivere emozioni intense e altalenanti. Dopo una spericolata trasferta a Chicago per rivedere la figlia rimasta a casa con l’ex moglie ed il suo amante “gondoliere” ( lo chiama così per via della gamba di legno che lo fa barcollare), Herzog riesce piano a piano a superare il dramma adulterino che gli è piombato addosso e quella strana mania di scrivere lettere. Non è pazzo, Herzog. O forse ha smesso di esserlo grazie all’affetto e alla generosa presenza di Ramona nella sua nuova vita. Romanzo dalla trama avvincente e dalla straordinaria potenza introspettiva, “Herzog” è un capolavoro di rara bellezza, da leggere molto lentamente per assaporarne tutti i passaggi, anche quelli più astrusi e filosofici. Bellow è uno scrittore colto e raffinato, un vero esteta della prosa. Capace di scrutare negli angoli più remoti dell’animo umano e di cogliere ogni  sfumatura del dolore e della malinconia, traducendola in parola. Imperdibile.