Catena umana per combattere l’indifferenza: io non mi ammazzo

Giuseppe Lembo

Con tutta la mia umana solidarietà sono vicino all’amico uomo Massimo Beretta. Condivido tutte le sue preoccupazioni di “italiano tartassato” e lancio forte il mio grido di dolore contro chi disumanamente costringe gli italiani alla disperazione; costringe, tanti italiani, sempre più spesso alla non vita. Condivido tutto di Massimo e del suo rifiuto categorico a pagare tasse da usura; tasse che, per altro, come tanti italiani, non è assolutamente nelle condizioni di poter pagare, perché  la sua attività in crescente crisi non gli permette di pagare più oltre. Caro Massimo, da uomo solidale ti dico di lottare con protagonismo per far valere i tuoi diritti da  cittadino attivo; la cittadinanza attiva è il cammino obbligato per il nuovo italiano; per quel nuovo italiano che vuole al primo posto il rispetto della persona umana, anche se trattasi degli ultimi della Terra, assolutamente indifferenti a quelli che comandano questo nostro malcapitato Paese dove, purtroppo, succede di tutto e di più; dove è da tempo scomparso il valore umano della piethas antica, sempre più sostituito dall’egoismo dell’indifferenza, un falso bene assordante soprattutto di quei tanti potenti italiani che, inopportunamente si considerano i padri-padroni dell’Italia e forse, forse anche del mondo. Devo amaramente condividere l’accusa che rivolgi ai governanti di induzione al suicidio; si tratta di un’accusa grave che non dovrebbe appartenere a nessuno degli italiani. Purtroppo le cose italiane vanno nella direzione di uno Stato padrone che provoca in tanta gente disperazione e desiderio di morte, in quanto non ce la fa più a campare; non ce la fa più a portare sulla tavola il pane della vita per la propria moglie ed i propri figli.

Non è forse questa amara disperazione che ha la sua causa scatenante in un malessere profondo con le sue radici proprio in quella dannata induzione al suicidio da parte dello Stato?

Tu caro amico mio rafforza convintamente dentro di te il tuo diritto alla vita; tieni da te lontano qualsiasi pensiero di morte, in quanto assolutamente disumana ed ingiusta, nonché offensiva nei confronti di quel grande dono che è la vita; la vita bella da vivere, magari lottando e da cittadino attivo creando quella giusta consapevolezza circa l’universalità dei diritti umani che nessuno può in modo disumano rifiutare agli altri del mondo.

Caro Massimo Beretta non solo non devi assolutamente pensare di ammazzarti; devi, in alternativa alla morte, pensare a vivere.

Sono convinto che in tanti, ma veramente in tanti, si fermeranno a riflettere ed a dirti del bene italiano che vogliono ad un italiano vero come te; ad un uomo che, saggiamente, nel rispetto della vita, pur essendo disperato e pur ricevendo ripetutamente continue forme di induzione al suicidio, da cittadino vero, da italiano coraggioso e da uomo del mondo, nato per vivere fino alla fine la sua vita, un grande dono per ciascuno di noi, ha deciso di abbandonare le vie del silenzio complice, care a tanti, per diventare protagonista di un’umanità nuova; di un’umanità partecipata che può trovare la sua forza di insieme nella cittadinanza attiva in Italia e nel mondo.