Il ritorno alla terra

Giuseppe Lembo 

La crescente e diffusa disoccupazione giovanile sta esercitando su tanti giovani italiani un vero e proprio fascino per la Terra, come opportunità di lavoro e come luogo di vita. Siamo di fronte ad una vera e propria inversione di tendenza rispetto ad un passato anche recente durante il quale c’era stato l’assoluto rifiuto per la Terra, come opportunità lavorativa e come luogo di vita? Sembra, così per come si manifesta, una vera e propria inversione di tendenza da parte di tanti giovani che, al non lavoro e/o ai lavori poco significativi, preferiscono costruire concrete opportunità per un futuro possibile, tornando nella Terra dei padri, un mondo che sta esercitando sui giovani il fascino del ritorno all’antico, da decenni mai prima vissuto nel nostro Paese con tanta umana intensità e trasporto di disponibilità al fare da parte di un mondo giovanile oggi abbandonato a se stesso, sempre più indifferente agli adulti ed alle poco virtuose istituzioni che governano il Paese che, proprio non sa come organizzarsi la vita pensando al futuro. Ma i nuovi professionisti del lavoro dei campi, per altro ricchi di un importante bagaglio di cultura e conoscenza, non sono assolutamente i contadini di una volta che, forti delle loro braccia, affidavano alla sola sudata zappa un rapporto di amorosi sensi con la propria Terra. Oggi c’è anche dell’altro; c’è l’impegno di un mondo nuovo tutto proteso ad innovare; un mondo che, non potendo fare altro, si cerca un rapporto intelligente con la Terra da coltivare e quindi possibile fonte di lavoro e di reddito per il futuro sempre più negato alle nuove generazioni italiane, purtroppo abbandonate a se stesse e prive, tra l’altro come sono, di buoni e saggi riferimenti di vita nel mondo familiare dove ognuno vive da io mondo e nella scuola, dove  ripetitivamente si propongono contenuti scolastici poco stimolanti; purtroppo poco attenti al sapere, alla creatività ed al pensiero del fare di cui gli alunni sono portatori traditi per l’indifferenza di un sistema educativo assolutamente fuori tempo massimo. Il terzo anello del profondo malessere giovanile è la società di riferimento; una società, la nostra, assolutamente sbagliata dove con superficialità domina il comportamento umano del tutto e subito e di un dio dell’avere che, con gravi danni per tutti, va interamente cancellando i valori dell’essere. In questa esplosiva miscela di umanità giovanile italiana, vittima predestinata al niente del proprio futuro, così come deciso da un sistema funzionale solo a se stesso, c’è la disperata presenza dei tanti che, abbandonati a se stessi, per non morire, molto responsabilmente si guardano attorno e cercano intelligentemente, l’onorevole sostegno della madre Terra che, nonostante le sofferenze subite dall’uomo, è sempre pronta a spendersi per il bene di chi la vuole bene e la rispetta nei suoi valori naturali, fortemente traditi dall’uomo che ha prodotto nel nostro Paese, abbandoni, guasti ed un pericoloso degrado che, sempre più spesso, si trasforma in una violenta ribellione della natura maltrattata nei confronti dell’uomo traditore. Il nostro Paese è un Paese di cultura e di turismo; insieme all’agricoltura ed alle sue eccellenze agricole sono possibili fattori di crescita, purtroppo, non sempre attentamente considerati tali;purtroppo, non sempre intelligentemente utilizzati. Uscendo dalla diffusa indifferenza antropica mista a degrado, non solo per l’agricoltura, ma anche per i beni culturali del Paese, in gran parte, patrimonio dell’umanità, anche per effetto delle sue importanti valenze legate alle eccellenze agricole, a base di un made in Italy degli antichi sapori della Terra di grande pregio, apprezzato nel mondo come patrimonio di un’immaterialità che viene da lontano e che si chiama dieta mediterranea, dalle caratteristiche salutistiche assolutamente non comuni ad altre parti del mondo, oggi, da parte di un mondo giovanile sempre più senza lavoro, questi fattori dimenticati e fortemente maltrattati da una miopia dominante nella società italiana, tornano centrali e di grande attualità. Fortunatamente, per il bene del Paese e dei giovani che hanno deciso di tornare alla Terra, sono tante le interessanti esperienze giovanili legate alla vita dei campi. Abbiamo sul territorio italiano dal Nord al Sud e per fortuna con prevalenza al Sud, tante fattorie sociali che così come pensate, così come organizzate, così come messe in rete rappresentano il nuovo agricolo dell’Italia; rappresentano le certezze antiche per il futuro sostenibile e rinnovabile del nostro Paese che, tra l’altro ha subito oltre allo sfascio dell’indifferenza, scelte tragicamente sbagliate, con interventi (cattedrali) sbagliate a tutto danno di un equilibrio ecosistemico oggi fortemente compromesso, ma da risanare, mettendo ordine al disordine di una vita italiana sbagliata ed assolutamente male organizzata, con gravi errori di prospettive a danno del presente e soprattutto del futuro delle nuove generazioni. Qualcosa di nuovo, senza eccessive esaltazioni geografiche, c’è nell’aria italiana; qualcosa di nuovo c’è sui maltrattati territori del nostro Paese; questo qualcosa è dato dalla presenza dei giovani che si appassionano all’ambiente naturale sempre più considerato come il loro nuovo ambiente di vita, con prospettive di un futuro possibile anche per chi studiando si è formato pensando alle sole professioni intellettuali da svolgere senza rimboccarsi le maniche o ancora oltre, senza sporcarsi le mani. Da necessità diffusa per il lavoro che non c’è, la Terra da tanti giovani è vista non solo con la sola passione naturalistica, ma come risorsa; come risorsa utile a produrre reddito. Oggi, per nostra fortuna, sono tanti i giovani italiani che tornano alla Terra, dando il meglio di sé; si scoprono di essere uomini vivi, fortemente creativi; fortemente innovativi nel rispetto delle tradizioni e con grandi capacità produttive ed organizzative di un mondo nuovo che vuole mettere ordine al disordine, riequilibrando il rapporto fortemente squilibrato uomo-natura ed uomo-uomo. In questa condizione di vita italiana assolutamente nuova, si va rafforzando il rapporto del mondo giovanile anche con il mondo animale; tanto, soprattutto a partire dai bambini, nei quali si va naturalmente sviluppando la loro empatia per gli animali, diversamente visti e considerati, scoprendoli, amici dell’uomo. Il mondo dei campi è parte di quell’economia positiva verso cui deve attivamente saper guardare il nostro Paese, soprattutto in prospettiva, della presenza antropica che verrà dopo di noi; sono le generazioni future già presenti nella nostra società; sono le generazioni che danno una concreta continuità di vita alla nostra vita. Per questo sono tanto umanamente importanti. Per questo bisogna pensare a cambiare e cercare, tra l’altro, nel nostro Paese, utili occasioni di vita e quindi di lavoro attraverso il mondo naturale ed il contatto con il mondo animale; dal mondo naturale ed animale può venire un aiuto importante di integrazione e di recupero alle diverse e diffuse forme di disagio umano fortemente presente nell’odierna società italiana. Il ritorno dei tanti giovani alla Terra è, tra l’altro, una scelta obbligata per evitare al mondo giovane la condizione di disoccupati a vita, anche se trattasi di laureati, anche se sono portatori di importanti risorse tecnologico-professionali, utili se non indispensabili al futuro di questo nostro malcapitato Paese. Tanto, purtroppo, non è; e così, il mondo giovane, prendendo la propria strada, reagisce ed agisce autonomamente, considerando positiva la mano tesa che viene loro dal mondo dei campi, un mondo già positivamente sperimentato dai loro padri che, partendo proprio dai campi, sono riusciti a cambiare l’Italia, creando sviluppo e condizioni di benessere diffuso e superando l’arretratezza del Sud e del Nord che caratterizzava il nostro Paese e soprattutto al Sud, ai tempi dell’Unità d’Italia. Oggi in Italia, tradendo i giovani, siamo di fronte ad un’evidente violenza dei principi costituzionali per il lavoro mancato; per il lavoro negato, con conseguente negazione del futuro giovanile.