Salerno: lezione introduttiva stage “Le Troiane” con Antonello De Rosa, aspiranti e professionisti alle prese col teatro

Il Complesso Monumentale di Santa Sofia, in occasione del V atto de “Il Gioco Serio del Teatro” ha ospitato la lezione introduttiva dello stage/spettacolo “Le Troiane” diretto da Antonello De Rosa. Le iscrizioni partite due mesi fa hanno attirato l’attenzione degli amanti del teatro, giovani e non, amatoriali e professionisti, con l’intenzione di mettersi in gioco e vivere di teatro in questo periodo estivo. Come già una grande famiglia, il direttore artistico salernitano, felicissimo del primo risultato raggiunto, durante le prime ore di prove di ieri sera, è stato circondato da 24 stagisti assetati di conoscenza teatrale. “Chi fa teatro deve lasciare dei segni – afferma De Rosa – Quando uscite da quella porta non potete non avere qualcosa di diverso. Qui siamo in tanti, tra veterani e nuove leve, ma tutti partiremo da zero”. Lo stage parte dall’indagine sulla natura umana dei singoli partecipanti, attraverso il recupero della memoria fisica. Confluisce nel lavoro sul coro, contenitore di tutte le dinamiche di relazione in scena. Al movimento si intreccia il canto, elemento naturale e primordiale di comunicazione e la parola scardinata, scomposta, cantata, “ri-suonata”. Questi elementi si traducono in strumenti necessari al lavoro dell’attore-autore e definiscono la poetica nello sguardo dello spettatore. Il risultato è la formazione di un attore delle proprie scene, di un gruppo responsabile della creazione collettiva. Se l’anno scorso i partecipanti allo stage hanno incontrato Medea nelle scritture di Euripide, quest’anno la scena vedrà la storia di Troia, ormai decaduta e resa completamente al suolo. Gli uomini troiani morti a causa della cruenta carneficina e le loro donne, folli di dolore, attendono prigioniere di conoscere il proprio destino. Ne “Le Troiane” di Antonello De Rosa risulterà evidente la centralità del punto di vista dei vinti e non dei vincitori: una prospettiva che evidenzia non tanto l’eroismo di chi vince, quanto la disperazione dei vinti, con lo scopo di gettare luce sulle sofferenze portate dalla guerra.