40 anni fa scoppiava rabbia Ebolitana

Il 4 maggio di 40 anni fa esplodeva la protesta , la rabbia, degli ebolitani. Iniziavano quelle che sono rimaste nella storia locale come ” le quattro giornate di Eboli“. Un anniversario importante della storia locale e dell’intero Mezzogiorno d’Italia, accolto, tuttavia, dal “silenzio assordante” delle istituzioni locali ( che sempre di più hanno inteso scavare  un solco,sempre più profondo,  fra la  Eboli di oggi e la sua storia), delle forze politiche ( ormai senza storia e senza memoria!) delle forze sociali ( ripiegate su una quotidiana, quanto sterile e senza prospettiva , discussione  sull’esistente), e di una città  ormai narcotizzata  dal pensiero unico dominante, che ha fatto perdere alla nostra comunità anche l’orgoglio dei  momenti “alti” della propria storia della quale, ormai, le nuove generazioni non hanno neanche più conoscenza!

Eppure 40 anni fa gli Ebolitani bloccarono l’Italia intera,l a divisero in due.  La nostra città divenne l’emblema dell’ ultima disperata lotta per affermare la “questione meridionale” come “questione nazionale”. La protesta nasceva dall’ennesimo “inganno” che le forze politiche di governo perpetravano a danno di una realtà meridionale.   Cosa simile era successa , in modo ancora più drammatico, nella vicina Battipaglia, dove si contarono anche due morti oltre a decine di feriti ed a scontri violentissimi fra dimostranti e forze dell’ordine.

Nella nostra zona industriale doveva essere realizzato un insediamento industriale della FIAT, destinato alla produzione di autobus, che avrebbe significato migliaia di posti di lavoro e la crescita in pochi anni di un indotto che prometteva altrettanta occupazione. Ma nei giochi di potere della Democrazia Cristiana del tempo quella fabbrica venne dirottata a Grottaminarda, nell’avellinese.

La protesta fu immediata e fu spontanea.  C’e’ ancora chi ricorda il palco per i comizi elettorali posto in piazza ( si era  in piena campagna elettorale per il referendum sul divorzio che si sarebbe svolto dopo qualche  giorno), sollevato di forza da gruppi di giovani e portato di peso per tutto viale Amendola fino a San Giovanni. Fu l’inizio, il segnale della sollevazione popolare! Eboli venne bloccata, le barricate sorsero sull’ autostrada e sulla Statale 19, venne  bloccata la ferrovia. Tutta la città partecipò alla lotta.

Il 6 maggio un immenso corteo degli studenti di tutti gli istituti superiori Ebolitani , promosso dagli “Studenti Democratici”, attraversò le strade della città, fra due ali di folla che salutava ed applaudiva  , e  raggiunse le barricate per dare manforte a chi protestava. Dalle campagne salirono i braccianti, gli uffici si fermarono.

Ma, a differenza di Battipaglia, non si registrarono scontri con la polizia.

Anche per questo la politica nazionale fu costretta a fare i conti con i contenuti della protesta, e non con problemi di ordine pubblico.

Gli stessi  organi d’informazione  non poterono raccontare  di morti e feriti , di disordini e di cariche della polizia, ma dovettero parlare del  “perchè ”  una città intera scendeva in piazza.

La “questione meridionale” , il dramma di una parte intera del nostro paese ,grazie alla nostra città tornò per 4 giorni ad esser di grandissima attualità.

Qualcuno ha scritto che le “quattro giornate di Eboli” furono l’ultimo grido, disperato, del Mezzogiorno d’Italia.  Dopo, solo l’oblio!

Quelle giornate di lotta, quella protesta così forte, così partecipata rimasero l’ennesima  “FIAMMATA”  di gramsciana memoria , di cui la storia del Mezzogiorno dItalia è cosparsa.

Nonostante l’impatto della protesta, anche a livello nazionale, le genti meridionali ancora una volta furono prese in giro : la promessa fu quella della sostituzione della FIAT con uno stabilimento della SIR, che avrebbe comportato 3500 posti di lavoro in tutta l’area della Piana del Sele, cosa che avrebbe significato un futuro diverso per le nuove generazioni dell’intera area, già allora interessata da un processo migratorio impressionante.

Quella promessa non venne mai mantenuta ! Eboli non ritrovò mai più la forza di scendere in piazza e rivendicare il proprio futuro, per rivendicare il  diritto di una città meridionale ad essere messa in condizione di offrire una prospettiva ai propri figli.

Giunse la stagione della ” Lega nord” e la “questione meridionale” venne letteralmente rimossa dal dibattito politico nazionale, senza far battere ciglio a quei partiti che con la Lega hanno governato per anni l’Italia diventando, di fatto, complici di questa “rimozione” culturale e politica. Né si mobilitò una Sinistra tutta impegnata a ripudiare, oltre alla propria identità culturale e politica, anche i propri strumenti di lettura dei processi socio-economici che attraversavano il nostro paese.

Eboli ha dovuto aspettare 24 anni per ritornare alla attenzione nazionale per una battaglia di grande portata culturale, ha dovuto aspettare la stagione delle demolizioni delle costruzioni abusive, sorte negli anni  in fascia costiera.

Quella battaglia  persa del 1974   rappresentò l’ultima espressione del meridionalismo, dall’Unità d’Italia  a tutto il Novecento.  Forse, a ben vedere, sarebbe giusto che proprio da questa città , che ha alle sue spalle questa storia, ripartisse  una riflessione sul MEZZOGIORNO OGGI, anche alla luce della crisi che l’Italia ha conosciuto in questi ultimi cinque anni.  Questa crisi  ha approfondito ancora di più ( ed in modo sempre più pericoloso ) la frattura fra il Sud della Penisola ed il resto del Paese e dell’Europa, dove, forse, noi del Sud ancora non siamo entrati! Una crisi che per altro ha colpito in modo particolarmente feroce proprio l’area della Piana del Sele dove in questi anni si è assistito allo smantellamento dell’intera struttura produttiva industriale , dove la risorsa “turismo” rimane un qualcosa di mai decollato, dove la stessa agricoltura subisce colpi durissimi.

Dalle istituzioni locali, in occasione dei 40 anni di quelle giornate di maggio del 1974, ci saremmo aspettata una qualche forma di celebrazione Questo è quello che proponiamo alle forze politiche locali,  questo è ciò di cui vogliamo farci carico noi di Rifondazione comunista e di Sinistra Unita, promuovendo nelle prossime settimane un primo incontro  su questi temi che coinvolga tutti i Comuni  della nostra Piana.