Crisi della politica, a caccia di “normalità”

Rita Occidente Lupo

Crisi della politica, per l’incapacità di scendere nei bisogni della gente. Giovani sempre più lontani, eccezion fatta di rampolli di leader, per lo sconforto nel vedersi tagliati fuori da sogni e promesse. Un tempo, all’ombra delle segreterie politiche, si formavano menti e si allenava l’intelligenza anche speculare. Oggi, la politica, business di casta. La massa di adepti e simpatizzanti, tagliata fuori se non accreditata da simpatie ed affinità parentali. Questo rimanda il marciapiedi quotidiano, tra la gente che non sa come rinnovare la polizza assicurativa per l’auto, incerta nel dirigere la propria attenzione al Paese nel quale emigrare, in cerca di lavoro. Tutto sotto il sole di un altro giro di boa per il Parlamento europeo, che rinnoverà la sua rosa a fine maggio. Mentre i motori ruggiscono, surriscaldando un’atmosfera incandescente per l’agognata legge elettorale, ancora non rinnovata, si discetta sul superfluo, non palliativo del mancato piatto a tavola. La crisi della politica odierna, naturale, per l’attuale quadro sociale, tra costanti agitazioni e montante frustrazione. Mario Santocchio, ex presidente del Cstp, azienda di trasporto pubblico, che lascia ancora nel disagio l’utenza, soprattutto scolare o pensionata, allunga il cannocchiale tra gli alti scanni governativi, finendo a stimare il quadro autoctono provinciale. “Ovviamente la nostra provincia salernitana risente più che mai del disagio generale. Mentre anche senza l’assalto ai forni, di renziana memoria, la popolazione insiste con proteste che, anche se spalleggiate da sindacati di categoria, si perdono nel vuoto della contrazione occupazionale, fustigante ogni età. E, specialmente ad un’età avanzata, quando gli anta scandiscono i ritmi del tempo, drammatico non saper come sbarcare il lunario disoccupazionale. Eppure, con un quadro così increscioso, si diatriba su diritti omo e su doppi cognomi. Possibile che nel nostro Paese, da una parte si debba andare alle scappatelle del Cavaliere, apprendere di letti visitati ad Arcore e Palazzo Grazioli, da avvenenti fanciulle a caccia di agi e notorietà, mentre dall’altra, in campo vizietti tra unioni civili omo e nuovi disegni familiari per coppie gay? Basterebbero leggi ordinarie, senza rinnovare la Costituzione! S’insiste su diritti omo, calcando tali categorie, come se la normalità ormai superata! Una confusione sessuale, anche per le nuove generazioni, che non vivono più chiari punti di riferimento. I diritti civili per tutti sono un conto, col rispetto, ma da qui a voler spacciare la diversità per normalità, come si sta insistendo oggi, un po’ troppo?Perchè l’Italia dev’essere il Paese degli scandali?”

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