Comprendere la vita psichica altrui l’empatia

Giuseppe Lembo

L’uomo è ancora capace di empatia? A considerare le cose del mondo ed il senso dell’altruismo sempre più in crisi, c’è proprio da dubitarne.

Intanto che l’uomo è sempre meno solidale con i propri simili, il neurobiologo Jean Decety, dell’Università di Chicago, ha sperimentato (il risultato della sperimentazione è stato pubblicato su “Scienze”), che esiste un forte rapporto di empatia anche tra i topi.

Dalla sua ricerca emerge che i roditori sono solidali tra loro.

I roditori sono capaci di empatia e di altruismo.

Empatia significa nell’essenza del termine, soffrire quando si osserva soffrire un altro e gioire quando si vede gioire un altro. Questo è il suo vero ed inconfondibile significato.

L’empatia umana è di lunga data. In tempi recenti oltre che nei topi, è stata riscontrata, tra l’altro, anche nelle scimmie.

Negli esseri umani, empatia ed altruismo variano tra un individuo e l’altro.

Oggi c’è una diffusa situazione di forte squilibrio, tale da far prevalere l’egoismo sulla solidarietà umana; tanto per un diffuso effetto egocentrico del tutto per sé.

Purtroppo il mondo va sempre più cancellando le parole positive che riguardano gli esseri umani e la loro stessa vita d’insieme, sempre meno al centro dell’interesse comune, proprio per effetto di quell’io mondo dalla sovranità assolutamente unica.

È bene ricordare il pensiero di Barack Obama prima di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America (agosto 2006); ebbe a dire: “si parla molto del deficit federale, ma dovremmo parlare di più del nostro deficit di empatia, dell’abilità di metterci nei panni altrui; il bimbo che ha fame, il metalmeccanico che è stato licenziato, la famiglia che ha perso la casa nell’uragano. Quando allarghiamo così l’orizzonte delle nostre preoccupazioni fino ad includere degli estranei, diventa arduo non agire, non aiutare”.

Le condizioni umane sono profondamente cambiate; sono cambiate soprattutto nei rapporti umani sempre più distanti gli uni dagli altri.

L’uomo è inopportunamente indifferente all’altro uomo; non sa più provare sentimenti di profonda ed umana solidarietà.

Ha cancellato dal suo DNA anche l’empatia, come capacità di porsi nella situazione di un’altra persona.

Al centro dei comportamenti umani c’è sempre più un se stesso egoisticamente impegnato a prevalere sugli altri; tanto, con assoluta indifferenza per la vita degli altri; c’è, nell’insieme umano, soprattutto, una profonda indifferenza emotiva.

Forse che l’empatia, non più gradita all’uomo del nostro tempo, ha varcato le soglie dell’umano e si è interamente trasferita altrove, ossia nel mondo animale? Considerata la riscontrata sua presenza nei topi e nelle scimmie sembrerebbe proprio di si.

Sono infatti particolarmente significativi i risultati a cui è pervenuto il prof. Jean Decety che, studiandone il comportamento, ha riscontrato una forte spiccata empatia nel mondo dei topi, legati tra loro da un forte legame di solidarietà.

Altrettanto, altri studi hanno riscontrato empatia nel comportamento delle scimmie.

Che sta succedendo? Mentre si  intristisce la condizione umana, non più disponibile alla solidarietà ed al fare altruistico per gli altri, guarda un po’, ci si accorge che l’attenzione per l’altro cresce nel mondo animale dove, come nel caso dei topi e delle scimmie, sull’egoismo cieco va prevalendo la solidarietà verso gli altri della proprio specie.

Tanto è preoccupante non per i topi e le scimmie, ma per l’uomo sempre più solo e sempre più senza umane  coperture.

L’uomo, chiuso in se stesso, non sa più essere capace di emozionarsi pensando agli altri, con i quali condividerne percorsi d’insieme umanamente solidali, così come ci ha insegnato la lunga storia dei rapporti umani solidali ed attenti alla vita degli altri che, come vita d’insieme, è anche parte della propria vita, verso cui non si possono assolutamente avere atteggiamenti escludenti, ma di necessaria inclusione per quell’equilibrio umano che è espressione anche dell’altrui vita psichica, verso la quale non basta la semplice comprensione, ma occorre, per un mondo nuovo ed un futuro umanamente possibile, saper dimostrare di avere una capacità a porsi nella situazione di un’altra persona.

A questo punto c’è da dire o meglio da gridare un si convinto all’empatia; c’è da manifestare la propria piena disponibilità a farsi attivi protagonisti di empatia, opportunamente intesa come capacità di comprendere la vita psichica altrui; tanto al fine di vivere meglio insieme e di armonizzare la propria vita alla vita psichica degli altri.

Nei tempi in cui viviamo c’è una crescente e pressoché totale indifferenza per gli altri; il mondo sta diventando sempre più il solo egoistico contenitore di se stessi, assolutamente indifferenti alla vita d’insieme ed a quella universalità d’insieme richiesta da un mondo globale, dove tante umanità non più ferme, sono in cammino per incontrare l’altro e per cercare di avere come casa il mondo con le sue tante diversità, una grande ricchezza per tutti.

Non è solo per un’esigenza psicologica rivolgere il pensiero all’empatia umana; è, soprattutto, e prima di tutto per una opportunità di rete sociale di cui il tempo in cui viviamo ha  tanto bisogno, il pensare all’empatia, come esigenza di allargare a tutti il sociale umano.

Tanto è necessario; tanto è possibile; tanto è utile, per meglio comprendere la vita psichica altrui, facendola diventare attivamente protagonista di un insieme umano largamente condiviso e che, anche se in condizioni di per sé inizialmente inerte e fredde, proprio grazie alla condivisione ed alla immedesimazione diretta a comprendere la vita psichica altrui, viene fortemente riscaldata ed umanizzata, penetrandola e vivificandola per cambiare ed insieme cambiare anche gli altri al fine di arrivare a costruire una società migliore per un mondo umanamente migliore, dove l’empatia può essere assunta a messaggio in cui ciascuno deve sapersi immedesimare dell’altro in quanto uomo della Terra.

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