KULALA USINGIZI Dormire

Padre Oliviero Ferro

Guardavi i loro occhioni che piano piano si chiudevano e si adagiavano nel grembo della mamma. Che belli quei bambini africani che si addormentavano,quasi al rallentatore. Sapevano che la mamma li accoglieva nelle sue braccia e poi delicatamente li portava sul letto, uno vicino all’altro. E cominciavano a sognare le cose belle che ogni bambino vorrebbe per sé e per la sua famiglia. Magari lo stomaco non si era ancora addormentato. Aveva lavorato poco durante la giornata. Qualche pugnetto di riso o qualche arachide o un po’ di manioca. Ma anche lui si sarebbe calmato,pensando che,forse,il giorno dopo sarebbe stato più accogliente. Chissà mai. Intanto anche la mamma, dopo aver finito le faccende di casa, si sedeva su uno sgabello e si metteva a chiacchierare con il resto della famiglia. Ma era stanca e piano piano, appoggiandosi al muro della casa,si addormentava. Ma la figlia maggiore, sorridendo, le diceva di andare a stendersi sul letto, che lei avrebbe pensato a fare le ultime cose. Poi, il silenzio stendeva il suo velo sulla casa. Qualche cane se ne andava in giro alla ricerca di qualche osso. Più lontano si sentiva la musica, a tutto volume, di un bar. Ma la stanchezza aveva circondato la casa e tutti si riposavano. Quando il sole sarebbe sorto presto al mattino, bisognava mettersi in piedi per cominciare una nuova giornata. Ma adesso era il momento della pace e del buon riposo.