La buona Sanità. Da Barcellona la Saga Barraquer

 Giovanna Bergamasco
Quand’ero bambina il nostro medico di famiglia, dott. Nicola Pepe, era una figura luminare ed esperta alla quale mia madre ricorreva per ogni nostro malanno tanto da essere diventato una presenza quasi familiare e alla quale ci affidavamo con fiducia anche noi bambini. Oggi quella figura di sanitario è stata sostituita dal medico di base che però di rado instaura un rapporto così stretto con i propri pazienti, anche perché i tempi sono cambiati ed eccezionalmente si va a visitarli a casa. E allora perciò accade che quando un paziente torna per necessità terapeutiche al Centro de Oftalmologia Barraquer, si sente invece come ritemprato nell’animo e nel corpo già dall’ingresso, immediatamente fuori dall’usuale. Prima di avviarsi infatti ai pochi gradini che portano all’Accettazione, nell’alzare il capo si  scorge nel centro del soffitto una grande scala a spirale in bianco e nero che, partendo dal primo piano, continua a salire fino in alto per terminare con una parvenza simile a un occhio. Per non tralasciare ogni altra cosa del Centro Barraquer che porta a ritrovarsi in un intreccio di spazi, con luci soffuse e grandi specchi rettangolari alle pareti con il senso della profondità e della luce. Le sale d’attesa si propongono confortevoli per l’eleganza discreta e la scelta raffinata dei marmi e di colori come il bianco-latte, il grigio chiaro e il nero. Dappertutto, è possibile ammirare arredi di pregio: quadri raffinati, sculture varie, incisioni e immagini della vita egizia. In una delle sale d’attesa, al secondo piano, si è piacevolmente attratti ad osservare i segni dello zodiaco. Tutto ciò sollecita un messaggio altamente spirituale che dona una sensazione di benessere al visitatore/paziente, immediatamente a proprio agio e come librato in un viaggio simile al sogno e quasi dimentico della realtà dolorosa vissuta sino a quel momento. In effetti il paziente è partito dai più lontani e differenti luoghi della terra perché raggiunto dalla fama del Centro che opera da generazioni ed è in grado di offrire, non soltanto la migliore qualità medica richiesta, ma anche solidarietà e gentilezza in maniera sincera. Infatti tutti coloro che collaborano all’organizzazione sono ricchi di un’eccelsa professionalità e di uno straordinario senso di fratellanza, entrambe qualità oggi sempre più rare. Basta però far parte anche una sola volta dei pazienti ( di ogni età, anche bimbi da poco svezzati) che ogni giorno affollano il Centro de Oftalmologia Barraquer,  perché venga subito svelato l’arcano. Le proprietà che rendono questo luogo così speciale sono dovute all’insegnamento del mitico prof. Joaquin Barraquer il quale, come l’apice di una leggendaria Piramide, propaga e diffonde intorno a sé la qualità eccelsa e generosa del suo modo di essere: l’ineguagliabile sapere e l’incomparabile misericordiosa umanità. Tra i collaboratori più vicini è necessario ricordare i suoi figli: la dott. Elena e il dott. Raphael, entrambi emeriti seguaci del padre. Come pure il nipote, il dott. Juan P. Alvarez de Toledo. Della figlia Elena è giusto menzionare le varie missioni socio/sanitarie che ogni anno la portano nei paesi del Monzambico a favore di chi per indigenza non potrebbe raggiungere la Spagna e farsi operare. In tal modo la dott. Elena prosegue la tradizione della propria famiglia che già nel 1941 realizzava un lavoro di Opera Sociale nel Dispensario del Centro Barraquer. Quanto al nipote, dott. Juan P. Alvarez de Toledo, è necessario ricordare la sua tecnica innovativa per il trapianto della cornea. In seguito alla sua perizia non solo è possibile riacquistare la vista quasi perfettamente e da subito, ma l’intervento non porta quasi mai a fastidiose complicazioni (spesso lamentate da chi subisce il trapianto) perché il dott. Alvarez de Toledo fissa la cornea con un punto soltanto scongiurando il più possibile, in tal modo, un trauma all’occhio operato. A conferma di quanto ho appena affermato posso dire che io stessa, testimone del successo della sua innovazione, dopo anni di quasi cecità ho ripreso prodigiosamente a vedere.