“Andiamo al bar a prendere un caffè?”

Barbara Gentile

“Andiamo al bar a prendere un caffè?” o “Andiamo alla macchinetta a prendere qualcosa di caldo?”, sono semplici domande che in un ufficio vengono poste tutte le mattine. Sembra una cosa semplice e scontata, ma purtroppo può diventare un problema per molte persone.Se all’interno dell’ufficio, lavora un’impiegata o impiegato portatore di handicap, una richiesta così banale e ovvia, può diventare un quesito complicato e innaturale. Ad esempio io lavoro in un ufficio al terzo piano senza ascensore, dopo aver ogni mattina raggiunto la meta,  cioè salito le scale, con i miei tempi e i miei limiti, mi accomodo sulla sedia di fronte al computer e risparmio le forze per l’inverso, cioè scendere le scale per andare a pranzo. Quando a metà mattinata, sento una collega dire, affacciandosi  alla porta:”Venite a prendere un caffè?”, mi si fa il mondo nero.Non per il caffè, ma perché il posto più vicino dove prenderlo, si trova al secondo piano dove c’è la macchinetta delle bevande.Evitiamo proprio la domanda “Andiamo al bar a bere il caffè?”, perché questo comporterebbe scendere nuovamente tutte le scale e arrivare fino al bar. Sicuramente sono stata fortunata, dato che se ero ancora in sedia a rotelle, le barriere architettoniche mi avrebbero impedito di essere inserita in questo contesto, ma i limiti ci sono e purtroppo in queste semplici situazioni, riaprono dolorose ferite.Scrivo questo articolo per cercare di sensibilizzare le persone che dovrebbero cercare di tenere comportamenti più attenti e delicati, nei confronti di chi ha piccole o grandi menomazioni fisiche.