Cava de’ Tirreni: la verità su Cofima

E’ nostro dovere informare la città e fare finalmente chiarezza su alcuni aspetti inquietanti dell’operazione di acquisto da parte del Sindaco dell’area dell’ex Cofima. E ciò in ragione della rilevanza economica di tale operazione  – oltre 4 milioni di euro – e dell’incidenza negativa sulle casse del bilancio dell’ente gravate da un onere pari ad  un importo giornaliero di Euro 970,00. Orbene, tre sono gli aspetti sui quali va focalizzata l’attenzione. Il primo è l’esistenza di sull’area di 4000 mq di abusi edilizi che riguardano l’ampliamento del capannone industriale rappresentato da due corpi aggiunti, la palazzina destinata ad uffici e il mancato frazionamento dell’intero immobile originario, comprensivo anche dell’area destinata  a concessionaria auto, dal quale proviene la porzione di area di circa 17.000 metri quadri acquistata dal comune dalla procedura fallimentare. Si tratta di difformità che erano sanabili con il con il condono del 1994 perché realizzati in epoca antecedente al 31.12.1993, tanto che il consulente nominato dal giudice fallimentare nella stima del bene effettuava una previsione dei costi da sostenere per la sanatoria pari a 130.000,00 euro che, nella determinazione del valore del bene, andava sottratto dalla stima dell’area e delle singole unità immobiliari ivi esistenti. Orbene, La stima del bene acquistato dal comune veniva effettuato con la previsione che l’area conservasse i capannoni e che sarebbe state sanate le difformità urbanistiche, perché altro sarebbe stato il valore dell’area senza i capannoni e comunque senza la volumetria abusiva. Ed era  evidente che la determinazione all’acquisto del consiglio comunale  era subordinato alla sanatoria delle eventuali difformità che, per espressa previsione di legge, art. 46 legge 47 del 1985, potevano essere sanate entro e non oltre 120 giorni dall’avvenuto trasferimento, trattandosi di atto derivante da procedure esecutiva immobiliare. Gli uffici preposti, invece, dopo l’avvenuto trasferimento non hanno provveduto a sanare tali difformità nel termine previsto dalla legge. La mancata sanatoria configura un inadempimento, fonte di possibile danno erariale per il comune, atteso non solo il deprezzamento dell’area quale conseguenza dell’ obbligo a carico dell’ente di abbattimento delle parti in difformità ma anche dei costi di demolizione non previsti da sostenersi a spese del comune. Ulteriore conseguenza di tale inadempimento è, inoltre, l’inalienabilità dell’area acquisita, perché il mancato condono degli abusi edilizi esistenti preclude, per espressa previsione di legge, all’Ente di poter in futuro, qualora non riuscisse a realizzare il polo ospedaliero, vendere il bene a terzi, con evidente deprezzamento del valore. Senza contare che la Banca che ha concesso al comune il mutuo con ipoteca sull’area vedrebbe, in caso di mancato pagamento da parte del comune delle rate, diminuita la garanzia reale del suo credito, attesa l’inalienabilità assoluta del bene ipotecato.Inoltre, non si comprende perché l’amministrazione, venuta a conoscenza dell’esistenza degli abusi edilizi sull’area, prima di acquistare l’area dal fallimento,  non abbia informato l’autorità giudiziaria, trattandosi di una notizia di reato, e non abbia  attivato poi, le procedure di legge atte a reprimere gli abusi in danno della curatela con l’emissione della prescritta e doverosa ordinanza dirigenziale di ripristino dello stato dei luoghi. Tale grave omissione da parte degli uffici è anch’essa fonte di possibile danno erariale perchè se la curatela, in presenza di un ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi non avesse ottemperato, la conseguenza sarebbe stata l’acquisizione gratuita dell’area, per intero e non solo la porzione dove ricadevano gli abusi, perchè non frazionata, al patrimonio comunale. In sostanza, l’ente ha corrisposto quattro milioni di euro per un area che poteva essere gratuitamente acquisita al patrimonio comunale. Evidenti, allora sono le responsabilità politiche del sindaco e dell’assessore al patrimonio e all’urbanistica dell’epoca, Luigi Napoli, che impongono una seria riflessione sull’incapacità e superficialità di chi amministra la nostra città, come sono evidenti le ragioni che hanno determinato il gruppo consiliare Forza Cava, il Partito Democratico e il consigliere comunale Marco Senatore a richiedere, durante la seduta consiliare, al Presidente del consiglio comunale l’immediata trasmissione del verbale della seduta e di tutti gli atti della procedura di acquisto della Cofima alla Procura della Repubblica di Salerno e alla Procura regionale della Corte dei Conti per ogni opportuna determinazione al riguardo e per ogni valutazione circa eventuali responsabilità penali e contabili.

 

Gruppo Consiliare        Gruppo Consiliare          Il consigliere

“Forza Cava”          Partito Democratico        Marco Senatore

Un pensiero su “Cava de’ Tirreni: la verità su Cofima

  1. Mi complimento con l’avvocato Raffaele Senatore per lo sfoggio di cultura giuridica e per la precisione attenta ai dettagli nella ricostruzione della vicenda dell’ ex-Cofima. Al tempo stesso mi congratulo con lui per la tempestività con cui ha lasciato l’attuale maggioranza, giusto in tempo per non essere coinvolto im una vicenda di cui mostra una siffatta approfondita conoscenza dei fatti.

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