Filimbi, fischietto

Padre Oliviero Ferro

Questo poi era il mio divertimento. Avevo cominciato duranti gli anni di teologia, all’inizio degli anni 70. Poi avevo continuato in Sardegna e infine in Africa. Ero un pochino esigente. Ma bisognava fare così, altrimenti si sarebbe scatenato il finimondo. Gli arbitri africani erano bravi, ma qualcuno, prima di entrare in campo, aveva sete e così rischiava di non controllare bene la partita. Anch’io, certo, avevo sete. Ma la lasciavo per il dopo partita. Mi avevano anche chiesto di formare gli arbitri e devo dire che alcuni erano diventati veramente bravi. Quando invece io scendevo in campo, il fischietto lo si sentiva dappertutto(qualcuno diceva un po’ troppo). In ogni caso, si riusciva sempre a finire la partita, tutti interi. Certo i campi da calcio non erano gli stadi dell’Europa. Molte volte bisognava tagliare l’erba e fare le righe con il machete. Oppure, si scivolava volentieri in mezzo al fango. Qualcuno direbbe che invece del calcio, si giocava a pallanuoto. Mi piaceva ed era un modo per farsi conoscere (amare o odiare, fate voi) e i tifosi, di solito, non ti picchiavano…anche perché agivo prima io per legittima difesa. Anche questo era un modo per fare crescere le persone. Aiutarle a giocare bene insieme era un modo per costruire un mondo nuovo, dove ci si provava a rispettare, ad osservare le leggi e a convivere insieme. In un campo da calcio giocavano persone di tribù differenti, ma lo sport poteva aiutarle a sentirsi più uniti. Almeno ci abbiamo provato.