La lezione di Hamilton

Angelo Cennamo

Al termine della guerra d’indipendenza – 1775 / 1783 – le tredici colonie del nord America dovettero far fronte ad una grave crisi economica che le portò ad un indebitamento record, esattamente come sta accadendo  oggi ai paesi dell’Unione europea, alle prese con la più nefasta globalizzazione. La sorte delle colonie americane, trasformatesi in Stati ma non ancora uniti tra di loro, fu segnata dal piano messo a punto da Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Usa e primo segretario al tesoro. Hamilton, prima di ogni altro, intuì che per uscire da quella situazione di stallo esisteva una sola possibilità : unire i debiti dei tredici Stati e stampare una moneta unica. Nacquero così gli Stati Uniti d’America e con essi il dollaro. A distanza di tre secoli, e in occasione di uno dei più drammatici G 8 che la storia ricordi, il primo ministro inglese David Cameron rispolvera l’insegnamento di Hamilton e chiede all’Europa di federare il suo debito attraverso l’emissione degli eurobond. Questo per evitare che la Grecia scivoli fuori dalla zona euro e provochi un terremoto da un trilione di dollari. La proposta di Cameron, già avallata dal premio nobel Paul Krugman sulle colonne del New York Times, non piacerà affatto ad Angela Merkel e forse neppure al francese Hollande, i cui fieri nazionalismi sono refrattari ad ogni forma di contaminazione collettivistica oltre la già realizzata unione monetaria. Eppure sembra difficile immaginare che l’Europa possa salvarsi dallo tsnunami che di qui a poco la investirà, se e quando la Grecia dovesse tornare alla dracma. Sulle sorti dell’euro non c’è molto ottimismo in giro; oltre Krugman, anche altri economisti ritengono che la sua fine sia soltanto una questione di mesi, al massimo un anno. La Mekel però esclude scenari foschi e non intende fare passi indietro. Il rigorismo della cancelliera impone a ciascuno Stato di risolvere in casa propria i problemi strutturali e deficitari. Più riforme e meno spesa : è questa la linea della “culona” di Bonn, contraria anche ad altre ricette keinesiane che servirebbero solo a generare altro disavanzo. La soluzione hamiltiana invece prevede una drastica inversione di rotta attraverso la federazione del debito e la revisione dello statuto della Bce, questo per consentire alla banca centrale di operare come garante di ultima istanza, esattamente come avviene negli altri paesi del mondo. Riuscirà Cameron a scuotere il pragmatismo nazionalistico del Merkhollande e a guidarci verso gli Stati Uniti d’Europa? Auguriamoci di sì.    

 

4 pensieri su “La lezione di Hamilton

  1. se hamilton può dare lezioni non lo può fare cameron, il quale rappresentante tipico della perfida albione è più che altro”euroscettico” e propone delle soluzioni che riguardano gli altri tenendosi, cara e stretta, il pound (la stelina)con tanto di capoccia canuta della regina, cercando di “pararsi” il culo.
    comunque la soluzione prospettata è fin troppo evidendemente ragionevole, e forse l’unica vera azione sensata ed incisiva, nello scenario macroeconomico che potrebbe fare l’europa. ma questa soluzione presuppone un’altra consapevolezza, evidente, e cioè che bisognerebbe fare un’unione politica, proprio come negli stati uniti, con un unico presidente e parlamento europeo con poteri legislativi reali. e se tanto mi da tanto, caro angelo, mi sei diventato improvvisamente ed inaspettatamente prodiano-dossettiano-degasperiano e spinelliano. che sorpresa!

  2. Cameron non è europeo, è “britannico”.

    Degasperiamo sì, prodiano e dossettino non credo proprio. Saluti

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