I Best Sellers
L’editoria conosce da sempre il fenomeno dei best sellers, cioè di quei libri che registrano un eccezionale successo nelle vendite, per l’originalità dell’opera e il suo valore intrinseco oppure per un attento studio a tavolino. Il primo best seller moderno può essere considerato ‘ Via col Vento ’ di Margaret Mitchell, con cui l’autrice si augurava che l’editore riuscisse a vendere almeno 500 copie; invece nel 1936 fu il primo libro a vendere più di un milione di copie in un solo anno. I best seller hanno il grande vantaggio di avvicinare un vasto pubblico alla lettura, invitano anche coloro che non amano leggere ad entrare in libreria e a sfogliare l’opera di cui tutti parlano. Tuttavia i lettori più snob tendono a criticare il best seller bollandolo come un prodotto di scarsa qualità, alle volte senza nemmeno averlo degnato di una scorsa veloce, forse dimentichi di come la distinzione tra alta e bassa letteratura possa essere in molti casi fuorviante. Pensiamo , ad esempio, a come il romanzo, al giorno d’oggi genere nobile per eccellenza, fosse ritenuto in età classica un genere eccessivamente leggero per i lettori più eruditi, ai quali si confaceva piuttosto l’epica. Le gesta degli eroi oggi sono passate di moda e i romanzi sono amati da milioni di lettori, ricercatori del libro di nicchia stampato in poche copie oppure acquirenti di tutti i volumi che si posizionano in vetta alla classifica. Uno dei primi libri in Italia a superare in tempi brevi le 100.000 copie è stato ‘ Il Gattopardo ‘ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1958. Per superare il milione di copie abbiamo dovuto attendere Oriana Fallaci con ‘ Lettera a un bambino mai nato ’ (1975). Il prototipo di quello che è stato definito il ‘ best seller di qualità’ è ‘ Il nome della rosa ‘ di Umberto Eco, uscito nel 1980 con una prima tiratura di 80.000 copie e venduto nel giro di pochi anni in milioni di esemplari in tutto il mondo. Si potrebbero fare numerosi altri esempi di libri molto diversi tra loro, ma che hanno in comune l’imprevedibilità del loro successo. Molti best seller e long seller sono stati in precedenza rifiutati da altri editori e non erano considerati tali, oppure molto spesso hanno saputo accogliere e anticipare stati d’animo e bisogni latenti che nessun direttore marketing poteva prevedere o programmare. Secondo una recente ricerca americana l’effetto dell’ingresso di un titolo nella classifica dei best seller è positivo, ma interessa quasi unicamente le ‘ sorprese ‘( libri di autori poco conosciuti o su temi insoliti ). Le recenti ricerche sui consumi culturali hanno identificato due categorie di acquirenti di consumatori : gli innovatori, ovvero i fan di un autore o gli appassionati di un genere, che comprano il libro per motivazioni intrinseche, e gli imitatori, che acquistano in base a motivazioni soprattutto sociali. L’editore non può creare o imporre un best seller, ma può cercare di allargare il più possibile , attraverso il lavoro del marketing e dell’ufficio stampa, il numero dei ‘ primi lettori ‘ influenti ( librai, critici, ecc… ) in grado d’incuriosire e trascinare gli altri. Tuttavia bisogna sempre valutare il dato oggettivo delle classifiche di vendita e il giudizio critico, sempre sottoposto a discussione, la cui tenuta va verificata nel tempo.