Alghero: conferenza su Natuzza e gli spiriti celesti di don Stanzione

Don Marcello Stanzione sabato 12 febbraio 2012 ad Alghero alle ore 16,30 nel salone dell’ex seminario a via Sassari 179 terrà una conferenza sulla   mistica calabrese Natuzza Evolo e gli angeli, tenendo comunque ben presente che la devozione ai santi Angeli, ed in particolare agli Angeli custodi, lascia nel nostro spirito un’impronta forte e duratura. Desideroso di accrescere questa devozione tra i cristiani, don Stanzione già da vari anni  gira per tutta  la Sardegna. Ora l’esistenza dell’Angelo custode è ben certa. “Dio, è scritto nei sacri Libri, ha comandato ai suoi Angeli di custodirvi in tutte le vostre vie. Essi vi porteranno nelle loro mani, affinché il vostro piede non urti contro la pietra” (Sal 90, 11-12).“Attenti a non disprezzare, diceva Gesù ai suoi discepoli, uno di questi piccoli; poiché, io ve lo dico, i loro Angeli in Cielo vedono costantemente il volto del Padre mio” (Mt 18, 10). I Dottori della Chiesa non sono meno affermativi. “Tutti noi, dice san Basilio, abbiamo i nostri Angeli vicino a noi” (in Ps. 33, 5). Sant’Ambrogio si esprime così: “Sicuramente, Dio ci ha confidati alla custodia dei suoi Angeli”. E san Girolamo: “E’ tale la dignità delle anime che ognuna di esse riceve, fin dall’istante della sua creazione, un Angelo commesso alla sua custodia” (In Matth. 1, 10, 3). E san Giovanni Crisostomo: “E’ certo che ogni fedele ha il proprio Angelo custode”. Poi, affinché non si creda che solo i fedeli abbiano ricevuto simili protettori, egli dichiara altamente che ve ne sono per tutti gli uomini (Hom de Ang.). “Ogni anima, dice sant’Anselmo, nel momento in cui è inviata in un corpo, è confidata ad un Angelo” (Elucidat 1.2, c. 28). E san Bernardo: “Noi pensiamo che vi sia un Angelo, un dato custode, secondo la nostra credenza, ad ognuno degli uomini” (De Considerat. 1.5, c. 4, n° 8).Termino le citazioni  dei Padri con questo passo di san Tommaso d’Aquino: “Se i bambini, dice questo grande Dottore, hanno bisogni di essere illuminati e diretti nelle loro operazioni, ciò non ci è meno necessario. Abbiamo il libero arbitrio, ne convengo; ma se questa facoltà può talvolta farci evitare il male, essa non può sempre, a causa della sregolatezza delle passioni che agitano la nostra anima. Abbiamo, è vero, la legge naturale per condurci; ma nell’applicazione dei principi generali nei casi particolari, ci accade spesso di sbagliarci. E’ quello che ha fatto dire allo Spirito Santo che i pensieri dei mortali sono timidi, e le loro preveggenze incerte” (Sap. 9, 14). Tutto ciò deve farci sentire il bisogno di essere istruiti e governati da degli spiriti più sapienti di noi, ossia dagli Angeli. Si dirà che Dio ci custodisce, secondo quella parola del Salmo: “Sicuramente, colui che custodisce Israele non si assopirà, né mai si addormenterà” (Sal 120, 4). Convengo con questa verità, ma la conseguenza che se ne trae non è giusta. Per fare il bene, sono necessarie due cose: occorre prima di tutto che vi siamo portati da quell’inclinazione che viene dall’abitudine delle virtù morali; occorre poi che la nostra ragione trovi i mezzi convenevoli nel farcelo operare, e spetta alla prudenza indicargliele. Ora la prima di queste condizioni viene immediatamente dalla custodia di Dio, che ci inclina al bene con l’infusione delle virtù morali e la sua grazia divina; ma la seconda ci viene dagli Angeli poiché è attraverso di essi che le luci dell’alto ci sono comunicate. Noi abbiamo dunque degli Angeli che sono contemporaneamente nostri custodi e nostri istruttori, che ci aiutano nel domare le nostre passioni e dissipano le tenebre della nostra ignoranza. Così, quando noi facciamo il male, è perché noi chiudiamo il nostro orecchio ai loro saggi consigli; da ciò ne consegue che, se ci perdiamo, la nostra perdita sarebbe il fatto, non già della loro negligenza, ma dalla nostra malizia. “La Provvidenza divina, dice il Catechismo del Concilio di Trento, ha confidato a degli Angeli la custodia del genere umano, ed ha voluto che assistessero coi loro soccorsi tutti gli uomini, per preservarli dal pericolo che li minaccia. Come i genitori cercano dei sorveglianti e dei difensori ai loro figli quando li inviano a fare qualche viaggio difficile e pericoloso, così il Padre celeste, in questo viaggio decisivo che, dalla terra, deve condurci all’eterna patria, ci ha confidati ognuno alla custodia di un Angelo, affinché il suo soccorso e la sua vigilanza ci facciano evitare i segreti tranelli dei nostri nemici e respingere gli attacchi più terribili. Sotto la condotta e la guida di questi Angeli, noi camminiamo nel retto cammino; evitiamo da parte dei nostri nemici le astuzie e gli imbrogli che potrebbero allontanarci dalla vera via e giungiamo in Cielo” (Cat. Rom. P. 4, c. 2, n° 4). E’ dunque ben vero che ogni uomo ha il proprio Angelo custode. Quale bontà da parte di Dio! I teologi definiscono l’Angelo: una sostanza creata, completa, intellettuale, ed esente da ogni materia. Tale è dunque la natura di questi spiriti celesti; la loro creazione prova che non sono della stessa natura di Dio, poiché la natura divina è eterna; la loro completa sostanza li differenzia dall’anima umana, che è incompleta senza il proprio corpo, e la loro esenzione da ogni materia li distingue dagli uomini, così come la loro superiore intelligenza.“Gli Angeli non risalgono, come noi, dagli effetti alle cause, come non dai fenomeni alle leggi che li reggono. Essi vedono le cose nei loro principi, e con tutto il proprio essere che li guardano, ciò che appare loro fin dapprima, è il suo fondo. Essi comprendono senza sforzo, sanno senza studio, parlano senza ragionare né anche discorrere. Per quanto noi possiamo concepirlo, ed esprimere, le loro parole sono come raggi, e sgorgano come dei lampi. Che se, nella Scrittura, li si sente diversamente parlare, è che, nel loro commercio con noi, essi non usano il loro linguaggio, ma prendono, per bontà, quello che ci è usuale. Amano con un ardore ed una purezza senza uguali; la loro energia è meravigliosa, e quello che hanno in potenza sorpassa i nostri concetti. Essi vanno come il pensiero, attraversano in un momento delle distanze incommensurabili. La loro bellezza è splendente, e noi non ci sbagliamo affatto quando diciamo: Bello come un angelo… Se uno di essi appare nella sua gloria, noi non potremmo, senza morire, sostenere questa visione, come non sosterremmo quella di Dio, ancorché la prima sia inferiore alla seconda. Quando degli Angeli si fecero vedere da Daniele e da san Giovanni, la loro gloria era velata; ciò nonostante Daniele e san Giovanni, colti da terrore al loro aspetto, non poterono che prostrarsi ed abbassarsi davanti a loro. Che un solo Angelo si mostri nel nostro cielo visibile, lasciando fuoriuscire al di fuori quel chiarore spirituale con cui è ornato davanti a Dio, il nostro sole sarebbe eclissato come le stelle lo sono dal sole”.

 

Un pensiero su “Alghero: conferenza su Natuzza e gli spiriti celesti di don Stanzione

  1. E’ allucinante che un prete parli di una Natuzza qualunque(che non ha nessun significato nella storia della chiesa e dell’uomo, anche perchè di suo non ha prodotto nulla: ha solo riferito poche cose già risapute anche da un bambino) e non si spelli l’anima e le mani nel trasmettere, sapendoli trasferire all’oggi, la vita e le opere dei pochissimi veri mistici (Caterina da Siena e Brigida di Svezia, per dire molto, anzi moltissimo). Risultato di questa ignoranza: chiese vuote, lunghi articoli indigeribili e indigeriti, pullman zeppi di gente rimbecillita, ghigno continuo del satana che è diventato l’uomo d’oggi d’ogni contrada. Angelo, poi: il secondino che porta un piatto di minestra ed una parola semplice ad un condannato dalla vita: null’altro, o poco più! La Madonna, parlando con un “angelo” della sua maternità, parlò forse con un mistico di allora: ecco l’angelo. Che baggianerie tutto il resto. Per l’uomo d’oggi, poi, angelitudine è pressochè equivalente a dieci gocce di valium: una cavolata. Caterina e Brigida si rivoltano nella tomba, al sentire queste fesserie americanizzate. Ed il Cristo si beve il suo vino da solo, tutt’al più con gente rincoglionita che si prepara a trapassare gradevolmente, al dirlo, ad una vita infernale o a un purgatorio di essa (la maggior parte degli uomini, dice la Vergine in un messaggio del 1983 da Medjugorje, si ritrova lì, e tra essi, continua, ci sono moltissimi “consacrati a Dio”. ‘Na pazziarella).

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