A caccia di bon ton lessicale

 Rita Occidente Lupo

Un tempo si chiamavan parolacce oggi liceità verbali? Il turpiloquio, per le nonne, tabù!  Il bon ton imponeva rigore anche lessicale, bandendo insulti e termini appellati volgari. Oggi, invece, parole in libertà. Licenze lessicali, il caso di dire, che assecondano aggressività e maleducazione.  Tener a freno la lingua, non più un’arte: per nulla si lascia spazio alla veemenza ingiuriosa, senza tener presente che nulla è peggior consigliera della collera. Un vero e proprio livore, sembra impossessarsi specialmente in strada, alla guida dell’ auto, quando diventa anche una vera e propria crociata, parcheggiare.  Tolleranza zero, per i vicini che disturbano nel bel mezzo del pisolino pomeridiano o quando vorremmo tranquillamente dialogare in un ristorante senza frugoli urlanti. Anche il piccolo schermo ha le sue colpe: certe liceità verbali, trasgressive del lessico, volutamente imposte alla pletora di telespettatori, che finiscon per assecondarle nel quotidiano, con l’alibi che anche i media, ormai ne fanno uso. Internet poi, colpo di grazia! Ormai, la rete, complice di misture d’ogni genere: l’anonimato, spesso, copre brutture e depravazioni! La buona educazione, sembra ormai la cenerentola di cicisbei d’altri tempi, finiti in un secolo sbagliato! L’evoluzione dei tempi, legittima la liberalizzazione da certe ingessature grammaticali, che non arridono più neanche al vecchio Zingarelli. La lingua s’evolve, in quanto cammina nel tempo, duttile alle esigenze umane: in barba a calcare il tempo! “Dovrebbe, almeno restare non certamente nelle empiree sfere auliche, così distanti dall’uomo qualunque, ma rispettare sempre dei canoni” commenta qualche letterato doc, che ancora va a caccia di talenti, rispolveranti la cultura. Una modesta dose di reverenzialità, anche nel porgere messaggi a personaggi di spicco o autorevoli, andrebbe salvaguardata sempre: forse il problema è che, nel qualunquismo generale, si perde di vista chi siano le persone da rispettare e sfuggono i contorni di rapporti che, senza lenti bifocali, dovrebbero accendere se non altro la curiosità di conoscenza, per esperienza o saggezza di vita! A caccia di buoni esempi, anche lessicali, il nostro tempo, che ruga il passato medievale, non contrapporre equivalente caparra!

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “A caccia di bon ton lessicale

  1. “Portare rispetto” alle persone, persino a quelle meno rispettabili, non è solo una questione di buona educazione: è una questione di etica fondamentale, come ben aveva spiegato Kant: se io disprezzo un uomo disprezzo anche l’umanità che è in lui, quindi anche me stesso in quanto uomo. Riguardo a chi ricorre al turpiloquio gratuito, la questione, anche qui, non è solo di mala educazione in generale, ma anche di mala educazione linguistica, cioè di povertà lessicale, o, se si preferisce, di ignoranza. Il rispetto del prossimo passa anche attraverso il rispetto della proprietà e della precisione linguistica, come ci insegnano Socrate, Confucio e, tra gli altri, Ezra Pound…

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