Mercato San Severino: decennale centro studi “Pascal D’Angelo”

Anna Maria Noia

Si è aperto il 2 dicembre scorso in mattinata con il coro della scuola media “S. Tommaso d’Aquino”, il quale ha interpretato l’inno nazionale, il decennale del centro studi per la letteratura d’emigrazione “Pascal D’Angelo”; il tutto in occasione di un convegno ad hoc vissutosi presso la sala consiliare del Comune di Mercato S. Severino, alla presenza di esponenti delle scuole del territorio. Il tema del dibattito, incentrato sull’anniversario dell’unificazione della nostra nazione, è verso su “Briganti ed emigrati”. Hanno dissertato sull’argomento, in cui le due realtà sono state viste dagli illustri relatori come “due facce di una stessa medaglia”, il direttore del centro studi succitato: Antonio Corbisiero, “figlio d’arte” del letterato Franco nonché editore della collana “Radici” – che vanta circa trenta titoli al suo attivo – il docente universitario Francesco D’Episcopo, l’esperto di brigantaggio Clodomiro Tarsia, altresì scrittore e giornalista. Ha moderato il cronista Paolo Romano. Nel corso dell’incontro il moderatore ha espresso ringraziamenti a Corbisiero per la sua “mission” di portare il nome di Mercato S. Severino “fuori dai confini nazionali”, in quanto “Corbisiero è ambasciatore della cultura italiana nel mondo”. Dopo l’intermezzo tra musica e recitazione da parte degli scolari della “S. Tommaso”, prodottisi ne “La spigolatrice di Sapri”, e in seguito nella famosa “Canzone dei briganti”, il direttore del “Pascal D’Angelo” ha enumerato tutti i principali eventi che la struttura ha organizzato nei dieci anni di esistenza, tra progetti, tavole rotonde, presentazioni di saggi concernenti la letteratura di emigrazione e musical appositamente voluti per commemorare figure di intellettuali ma anche di “semplici” emigranti che hanno contribuito alla causa dell’unità. Uno di questi, appunto, ha dato il nome alla struttura, sita al Palazzo Vanvitelliano, sede comunale: si tratta dell’umile Pascal D’Angelo, nativo di Introdacqua, in Abruzzo. Dopo Corbisiero, ha detto la sua il giornalista Tarsia, amico di Antonio Corbisiero dai tempi in cui i due lavoravano al “Mattino” di Salerno. Clodomiro Tarsia, attualmente in quiescenza, mantiene i contatti con altri operatori ed organi di stampa, di informazione, e continua ad occuparsi di brigantaggio: da sempre il Tarsia attua ricerche sul fenomeno meridionale – nella fattispecie salernitano, diverso tuttavia da altre forme di brigantaggio come in Lucania e altrove nel Sud – ed è arrivato, durante la dissertazione, ad affermare che “il brigantaggio e l’emigrazione sono fenomeni sociali e culturali paralleli che si sviluppano nelle stesse terre, in contesti e realtà degradate.”“I due concetti – ha proseguito Clodomiro Tarsia – sono entrambi espressione del fallimento di un individuo nella sua terra, senza prospettive di vita dignitosa o comunque cristiana.” “Vittime e morti per i naufragi delle carrette dei mari di allora – sono parole del relatore – sono equiparabili ai morti presso i briganti.” Su tutte e due le questioni – sostiene Tarsia – ha pesato l’assenza dello Stato. Nel suo lavoro e nella propria opera, suffragata da studi e testimonianze documentate, e in cui non mancano veri e propri “scoop” giornalistici e notizie inedite – da buon “segugio” del Mattino – Tarsia ha parlato anche del brigantaggio al femminile e soprattutto di “briganti emigranti”. Citiamo tra costoro l’italianissimo John Martin, che fu anche trombettiere di Garibaldi, trasferitosi in America, dove si arruolò nel celebre e leggendario settimo cavalleggeri nel periodo del generale Custer. Infine, la parola, per un brevissimo intervento, al professore D’Episcopo, amico e “seguace” di Antonio Corbisiero, che ha sempre creduto ai progetti e alle attività del centro studi. Durante il convegno, D’Episcopo ha avuto il merito – anche – di farsi ben ascoltare dagli studenti presenti alla manifestazione, intrattenendoli, sebbene in conclusione, con parole semplici, dirette, essenziali e ben porte, ben elargite.