Il mondo che cambia

Giuseppe Lembo

Nel mondo che cambia, va fortemente cambiando anche la percezione che si ha dei propri anni. L’uomo va acquisendo il concetto del senza età; una condizione sempre più diffusa, il frutto dell’autopercezione dei propri anni. Ne consegue che ciascuno si fa il libero convincimento di un’età che non è quella anagrafica e/o quella che si dimostra, ma quella che si vuole avere. Gli anni diventano così un vero e proprio vestito che si adatta al proprio se corporeo in base a come ciascuno ritiene di potersi liberamente vestire. Gli anni non sono più visti come un peso, come una vera e propria sofferenza, soprattutto in età adulta e oltre, in età avanzata, ma come l’espressione estrema della propria auto-percezione. L’oscuro, fastidioso disorientamento per la propria età, ormai può anche considerarsi superato proprio dall’autopercezione che ciascuno ha di sé. Si può sentire giovane anche chi di stagioni della vita ne ha contate tante; in senso contrario può sentirsi vecchio dentro, chi invece è anagraficamente giovane. È questo un complesso problema del nostro tempo; è un problema sociologico da osservare attentamente e da capire. La terza età ha fatto irruzione nel sociale dei popoli occidentali, ma non solo, facendosi contagiare e non poco dal culto dell’onnipotente giovinezza; vive di giovinezza come non mai e, come vero e proprio fenomeno di massa, rifiuta l’idea dell’invecchiamento. Nell’universo dell’età dell’uomo della Terra, assistiamo in modo incredulo, alla condizione umana diffusa di “senza età”; ognuno, tra l’altro, senza alcuna differenza di genere, ha non l’età anagrafica e neppure quella che dimostra, ma l’età che vuole avere; l’età che più aggrada nelle diverse circostanze della quotidianità e di volta in volta nel corso degli anni e della vita insieme agli altri. In questo voler vivere senza età, fuori dal peso dei propri anni, è necessario ridurre anche il lifting, soprattutto teso ad eliminare le rughe; pur avendo i capelli bianchi e le rughe sul viso ci si può sentire giovane e senza età. Di questa nuova condizione “senza età” ne è convinto il sociologo Domenico De Masi, secondo cui nell’universo dell’età assistiamo alla condizione sempre più diffusa dell’autopercezione della propria età; per questo, ciascuno non si rapporta all’età legata agli anni, ma all’età che vuole avere. Per la psicanalista francese Catherine Bergeret-Asuselek, bisogna intervenire a ridefinire l’età. Concretamente i sessantenni di oggi possono paragonarsi ai quarantenni del passato. Perché tutto questo? Che cosa comporta questo senso diffuso di autopercezione della propria età? Prima di tutto, perché la società, facilmente mette da parte, emargina l’uomo – peso, l’uomo – fastidio non più produttivo e bisognoso di sostegno umano e di cure da un welfare non sempre organizzato e disponibile ad offrirle. Già classificarsi cinquantenne è un grave motivo di esclusione sociale; per evitare tale rischio, il cinquantenne ed oltre, nasconde gli anni, mettendosi  così, a causa del convincimento sociale escludente, nella brutta condizione di vivere liberamente la propria età. Ma il sociologo De Masi ci porta a ben considerare la realtà della vita per cui, come lui dice “anche se facciamo di tutto per illuderci di restare giovani, alla fine la natura chiede sempre il conto”. Inesorabilmente la natura pone fine anche a quell’ultima illusione umana di sentirsi senza età e di vivere pensando di essere giovani, pur essendo vecchi. È questa un’amara ed incontrovertibile realtà; però sognare di essere giovani, pur essendo vecchi, oltre a non far male a nessuno, oltre a non togliere niente a nessuno, è comunque una condizione di utile godimento per i tanti che ritengono opportuno di autopercepire la propria età. La psicologa Eller Langer che ha sperimentato su di un gruppo di persone il ritorno di una settimana al loro passato giovanile, ha verificato che alla fine dell’esperimento stavano meglio non solo psicologicamente, ma anche in salute. Se è così, ed è così, con i tempi che corrono, con  l’uomo in crescente difficoltà, in profonda crisi di identità e sempre meno in pace con se stesso, è veramente utile saper vivere senza età; un po’ di giovanilismo aiuta l’uomo a vivere meglio. E non è poco. È utile e serve a ripensare se stesso e quell’insieme sociale dove ciascuno deve poter vivere liberamente la sua vita, autopercependo, se lo ritiene utile per se stesso, la possibilità di vivere senza età e considerarsi giovane, pur essendo avanti negli anni.

 

                                                                                                           

2 pensieri su “Il mondo che cambia

  1. Bravo hai centrato l’argomento, hai messo in evidenza un problema che riguarda adolescenza e il disagio giovanile giovanile

  2. Sia lodato Gesù e Maria

    Spesso sento dire: l’ uomo ha bisogno anche di illudersi per portare avanti le difficoltà quotidiane! Personalmente, credo che non sia un bene, in quanto non facciamo altro che contribuire ad aumentare il caos!
    Comunque, Spero che non dispiaccia ad alcuno se sottopongo all’ attenzione di tutti un pezzettino tratto dagli scritti dell’ umilissimo sacerdote di Napoli, Don Dolindo Ruotolo:

    Ridimensioniamo il mondo!

    Il mondo è menzogna nelle lodi: il 99% tutte false-Il mondo? Oggi vi stima, domani vi disprezza. Oggi vi crede santo, domani vi crede pazzo. Oggi vi crede dotto, domani vi crede scemo, se non andate di accordo con lui. Le cose umane? Bragia di fuoco e, a mano a mano che brucia, cenere. E se nell’ira gettiamo acqua sul fuoco: fango!

    O angioletti miei, guardiamo soltanto a Dio: è il Suo giudizio, l’unico che conta!

    Cordialmente
    marialuisa.cavaliere@libero.it

I commenti sono chiusi.