Riti e consuetudini Bandjoun (Camerun): il Messoh

Padre Oliviero Ferro

Il Messoh è senza dubbio il rito più temuto a Bandjoun, perché tutti lo aspettano, lo temono e lo rispettano. Ma nessuno, nemmeno quelli che ne sono maestri, dicono di riuscire a controllarlo. Si tratta di un fenomeno che a al di là di ogni logica e che deve essere rispettato ,se si vuole evitare una disgrazia a se stessi o al popolo Todjom tutto intero, perché se non lo si rispetta. In caso di ferite,queste ultime non guariscono e in caso di nascita, il sangue cola in eccesso. Parlare di questo rito è parlare di un tabù, perché quasi tutte le lingue esitano a sciogliersi come se il Messoh lui stesso era nascosto nell’ombra per punire quelli che ne parlerebbero. Tutto ciò che segue non è che la punta dell’iceberg in questo oceano di mistero. Dopo aver fatto il giro di diversi capi,mastri esecutori di questo rito, non ho potuto ottenere altre informazioni al di fuori di quelle che andremo a leggere. Arrabbiature da una parte, insulti,intimidazioni o silenzio in altre parti. Tutto ciò traduce il carattere misterioso del fenomeno Messoh. Il Messoh  è un rito che si pratica ogni due anni a Bandjoun. Inizia tra la metà e la fine di dicembre e si conclude  tra la metà e la fine di giugno durante gli anni detti Gu kè, cioè gli anni del Kè. Il lui stesso, ben che sia interpretato come una danza molto popolare, vuole molto semplicemente dire magia. L’anno del è dunque un anno durante il quale bisogna purificare il villaggio da tutte le sporcizie e maledizioni, accumulate durante i due anni precedenti e ciò con il mezzo di una magia molto forte, o meglio di un esorcismo potente, punteggiato da festeggiamenti popolari in tutto il villaggio. I maestri esecutori del Messoh appartengono a una casta ben precisa e si succedono da padre in figlio. A Bandjoun questa casta è la proprietà esclusiva della popolazione di Ndeng-Mbem, località situata a due chilometri circa dalla chefferie superiore. Ciò si spiega per il fatto che le tre grandi famiglie che costituiscono Ndeng-Mbem(cioè Dzu Talom, Dzu Wagne, et Todjomdjo) sono venute da fuori con questa “magia”, come molte altre grandi famiglie di Bandjoun. I Padre fondatori del Messoh sono in numero di dieci, ma quando  il Messoh fa la sua apparizione pubblica, i suoi membri sono tra quindici e venti. Il Messoh,propriamente detti, è un rito con delle regole molto strette. Comporta due fasi importanti di undici giorni ciascuna che si svolgono in una oscurità totale, cioè al momento in cui la luna non appare che verso le quattro del mattino. Nel calendario locale, si comincia il Sèsù e si termina il Zemto. Durante questi undici giorni(cioè Sèsù, Gosuo,Dzemto, Ntamgo, Tiepfo, Chiekou’ou, Dzedze, Ntamze, Sèsù, Gosuo, Zemto) nessuna donna coltiva in tutto il villaggio. E’ la ragione per cui questo periodo è atteso con molta ansietà. Per evitare troppe sofferenze alla popolazione, il Zemto, cioè tre giorni dopo l’inizio del rito, le donne sono autorizzate a utilizzare il piantatoio(cavicchio per fare i buchi nel terreno per mettere i semi) nel loro campo,ma non sono autorizzate a lavorare con la zappa se non il Gosuo, cioè il decimo giorno e la vigilia del termine del rito. Quando il rito comincia, si dice che il Messoh è arrivato e la notizia si diffonde in tutto il villaggio per evitare cha la popolazione violi le leggi del rito. La notte durante la quale arriva o parte è un vero supplizio per le popolazioni di Ndeng-Mbem,perché tutti deve chiudersi in casa dalle sette di sera fin verso le cinque del mattino. Si dice che il Messoh è arrivato perché i medesimi maestri esecutori del suo rito lo aspettano con la medesima impazienza che tutti,ignorando totalmente fino al giorno in cui arriverà. Per fortuna che è sempre arrivato. Si racconta che viene dalla zona di Sèdembom, chefferie vassalla situata a una decina di chilometri dalla chefferie superiore dove c’è una foresta sacra chiamata Vo Messoh. Che cos’è esattamente? Nessuno saprebbe dirlo e forse non li potrà mai dire. Si racconta che due giovani curiosi tentarono un anno di scoprire come era veramente fatto. Facendosi legare in due fascine di paglia e disposti lungo l’itinerario del Messoh, all’avvicinarsi del giorno quando doveva arrivare, questi due giovani decisero di conoscere meglio il mistero per testimoniarne con esattezza. A loro grande sorpresa, a un ora tarda della notte, furono dei montoni e dei meloni che sfilarono sulla strada,mentre erano invasi da formiche mangiatrici nella paglia. Il mattino dopo, agonizzanti e prima di morire, seppero che il Messoh era arrivato, prima di morire. Quando il Messoh arriva,gli undici giorni “di astinenza” cominciano. Due giorni dopo l’inizio del rito,cioè le Dzemto, o giorno del mercato della chefferie (piccolo mercato a Bandjoun), i maestri esecutori del rito,chiamati popolarmente Messoh, fanno la loro apparizione pubblica al mercato. Vestiti nella tenuta di danza Mwouop,a torso nudo, intrecciati da liane selvagge e portando dei Kè nteng(specie di ornamento in forma di paniere decorato da piume d’uccello,portato sulla testa durante le danze Tso e Kè) e dei sacchi in fibre di rafia, appaiono al mercato in fila indiana. Il loro itinerario va dal luogo detto Sim kè Deng-Mbem (presso Dzu Wagne dove fanno senza dubbio alcune dei loro incantesimi),passa per il Vo Messoh (piccola foresta sacra, allo stato ancora puro), scende attraverso il suo santuario prima di ritornare alla chefferie dalla quale salgono per arrivare al mercato Dzemto. Il Vo Messoh  è così sacro che nessuno taglia gli alberi e non prende neanche la legna secca, neanche un ramoscello. Passando vicino a questa foresta sacra e al santuario Messoh, gli uomini devono togliersi il cappello e le donne devono sollevare i loro carichi dalla loro testa. Si dice che una volta una regina tentò un giorno di prendere della legna secca nel Vo Messoh, ma nella sua capanna la legna si rifiutò di bruciare, abbandonando il focolare quando lei cercava di metterla dentro, al punto che il capo suo marito gli ordinò di raccogliere fino alla cenere del suo focolare per accompagnare questa legna per andare a gettarla dove lei l’aveva presa! Una volta arrivati al mercato Dzemto,i maestri esecutori Messoh, ne fanno il giro e prelevano un campione di tutto quello che si coltiva nel villaggio. Ciò si fa nei diversi panieri e ceste delle donne e nessuno deve recalcitrare. Questo gesto è considerato spesso come un privilegio dai proprietari dei panieri e delle ceste; certe donne non esitano a pensare che è Dio che li invia verso i loro panieri, perché si racconta che quando essi toccano una mercanzia, essa è subito venduta e bene. Durante questo giro del mercato in fila indiana, c’è il rispetto totale mescolato alla paura. L’olio e il sale prelevati sono gettati in una ciotola,specie de zucca fiasco tagliata in due. Nessuno deve passare davanti a loro mentre circolano, col rischio di avere una disgrazia. Dato che il mercato Dzemto si fa in due luoghi diversi attualmente (Hiala e Pètè),dopo sette anni circa, dopo il mercato della chefferie, essi vanno al mercato di Pètè prima di ritornare alla loro base per la medesima strada. Tutti i campioni di viveri prelevati al mercato servono a iniziare i giovani ragazzi dello Ndeng-Mbem in una cerimonia molto speciale chiamata Tchouop (primo cibo o bevanda consumata nell’iniziazione).,dato che questi giovani sono dei potenziali maestri esecutori del rito Messoh fra qualche anno. Questa cerimonia si svolge solo la notte come la maggioranza dei riti sacri. Ogni ragazzo del Ndeng-Mbem deve subire questo rito, anche colui che è stato cresciuto al di fuori del villaggio e qualunque sia la sua età. Vicino alla iniziazione del giovani ragazzi dello Ndeng-Mbem (con i campioni di viveri prelevati al mercato), ci sono certamente altri riti nascosti,eseguiti in nome del popolo Todjom tutto intero per la sua protezione, la sua fecondità e la sua discendenza dai maestri esecutori al Messoh. Dopo l’esecuzione di tutti i riti della prima fase, le donne ritornano nelle loro piantagioni al termine degli undici giorni di “astinenza”,ma la seconda fase sarà eseguita in giugno con le medesime restrizioni. Dove si nasconde il Messoh durante tutto questo tempo? Che cosa fa? Nessuno saprebbe dirlo, salvo forse i maestri esecutori di questi riti. Per chiudere la prima fase e dare un colpo d’inizio a dei festeggiamenti molteplici nel villaggio,una danza speciale viene eseguita al Ndeng-Mbem. Questa danza, unica nel suo genere a Bandjoun, si esegue nella piazza della danza dello Dzu  Wagne à Sim kè Nden-Mbem. Si chiama il Guem kè.  A differenza della danza che tutti i Banjounesi eseguono con degli strumenti sacri nascosti nella gabbia della musica chiamata Kià, il Guem kè si danza al ritmo di tre tamtam,disposti sulla piazza pubblica, accompagnati da due paia di corni d’antilope ancora piantati nella testa dell’animale e che si battono gli uni contro gli altri. Questa danza è poco conosciuta dal resto del popolo Todjom, dato che a Bandjoun tutte le danze si eseguono sia senza tamtam che con uno o due tamtam solamente. Finchè il Guem kè non è ancora stato eseguito a Dzu Wagne che non porta nemmeno il titolo di Wabo,notabile abilitato a organizzare la danza a Bandjoun e che in più non dispone di una gabbia della musica dove si suonano gli strumenti sacri chiamati Tsegouong,la danza non può essere organizzata in nessun posto a Bandjoun. Ora,la danza è un momento di gioia popolare dove ciascun Wabo o Moukam mette in mostra tutta la sua ricchezza e dove tutti i giovani,avendo riempito le condizioni  per partecipare,mettono in mostra tutta la loro gioia. La storia ci racocnta che,tentati dai tamtam di Dzu Wagne (si tratta di quelli che servono per suonare il Guem kè e che hanno certamente qualche centinaio d’anni) qualche principe coraggioso, durante il regno di Fotso II, tentarono di rubarli per andare a provare la loro potenza alla chefferie. Ma una volta deposto il bottino alla cheferrie, questi tamtam si misero a suonare da soli e turbarono la tranquillità di tutta la chefferie per notti e giorni. Disturbato da questi rumori di un altro gusto, il capo rimandò i principi con i tamtam dal loro proprietario che rifiutò e domandò di punire il furto. Successe che il capo accompagnò i tamtam con una delle sue figlie di nome Ngounoue come rimborso-interessi che Dzu Wagne accettò. E’ dunque a causa dei tamtam rubati che la principessa Ngonunoue divenne la moglie di Dzu Wagne. Una volta  che il Guem kè è stato danzato da Dzu Wagne, la seconda persona importante per danzare il a Banjoun è Moukam Wagne, seguito da Foa Dubu (a Hiala) prima di tutti gli altri  Wabo del villaggio. Quando tutti i Wabo del villaggio hanno eseguito la loro danza del nello loro rispettive concessioni, per concludere queste festività popolari e marcare  quasi la fine del rito Messoh, un ultimo è danzato nella piazza della chefferie superiore chiamato il jio kè. Questa descrizione,anche se un po’ superficiale del Messoh, ci permette di comprender la sua importanza nella vita del popolo Bandjoun, perché finchè le prime cerimonie del Messoh non sono state eseguite, nessun Wabo può danzare il suo , in breve non può mostrare la sua ricchezza e non può far mangiare e bere il suo popolo. Si tratta di un avvenimento che si prepara durante diversi anni e a volte, durante tutta la vita. L’ansietà con la quale si aspetta il Messoh si giustifica dunque su diversi piani: le donne che egli deve liberare per i lavori campestri, i giovani dello Ndeng-Mbem che aspettano di essere iniziati, i Wabo (notabili) che devono danzare il loro con i loro figli, i maestri esecutori del rito che aspettano di mettere in mostra la loro supremazia e la loro potenza su tutto il resto del popolo…perché sono i solo abilitati a eseguire questo rito. E finchè il rito non è stato eseguito,è un bloccaggio totale per il villaggio. Si dice che una volta,mentre si attendeva l’esecuzione della prima fase del rito Messoh e che i maestri esecutori si facevano troppo pregare per farlo in modo da liberare il popolo dall’ansietà, Foa Dubu ebbe da solo l’intenzione di danzare il suo senza questo rito e si bruciò misteriosamente le mani al fuoco,una volta rientrato a casa sua. Dopo la danza del jio kè nella piazza della chefferie superiore verso la fine di maggio,la seconda fase del rito Messoh segue in giugno. Questa fase che è simile alla prima (cioè con i medesimi undici giorni di “astinenza”) mette definitivamente fine all’anno del e si dice che il Messoh è rientrato, è rientrato per ritornare solo fra due anni. Il Messoh: lo si aspetta,lo si teme, lo si rispetta,anche se nessuna sa esattamente che cos’è. Deve apparire dopo ogni due anni e bisogna che appaia a tutti i costi.