Roma: on. Iannuzzi e i pedaggi

E’ iniziato l’esame in Commissione Lavori Pubblici della Camera dei Deputati della proposta di legge, (n.4465 del 28 giugno 2011) presentata dal PD con primo firmatario l’on. Tino Iannuzzi per l’abrogazione delle norme ( articolo 15, comma 1-5 del D.L. 78/2010, convertito con modifiche dalla legge n. 122/2010) che hanno introdotto nuovi pedaggi sulle autostrade ed i raccordi in gestione diretta ANAS.Il Gruppo PD ha richiesto il rapido completamento della discussione della proposta, che sarà già valutata nella prima seduta utile della Commissione il 6 settembre con l’on. Tommaso Foti (PDL) come Relatore, per poter così pervenire alla sua calendarizzazione in Aula al più presto. Nella proposta Iannuzzi,  la copertura finanziaria (calcolata nel biennio 2012-2013 in 1,2 miliardi di euro) imposta dall’abolizione degli introiti legati alla tassa dei nuovi pedaggi,  è innanzitutto assicurata con i proventi derivanti dalle multe per eccesso di velocità. Tali proventi, ai sensi dell’art. 142 del Codice della Strada, vanno attribuiti, per il 50%, all’Ente proprietario della strada su cui è stata riscontrata la violazione dei limiti di velocità, e cioè all’ANAS e vanno altresì prioritariamente destinati ad interventi di manutenzione e messa in sicurezza di ciascuna infrastruttura stradale. Questa norma del Codice fino ad oggi è rimasta inattuata per la mancata adozione del necessario decreto del Ministero delle Infrastrutture, che, nella proposta PD, deve invece essere adottato entro un mese dell’entrata in vigore della nuova legge. Per la restante parte è previsto il ricorso alla tabella dei Fondi del Ministero dell’Economia. Del resto è assurdo ed irragionevole che il finanziamento delle attività ANAS di gestione e manutenzione della rete autostradale e stradale – attività di primaria e rilevante interesse pubblico per tutta la comunità nazionale – sia rimessa a nuovi pedaggi e, quindi, a nuove tasse, senza adeguata copertura, anno per anno, nel Bilancio dello Stato. In questa fase di crisi economica e sociale così pesante, sarebbe sciagurato e irresponsabile gravare le famiglie, “l’esercito dei pendolari” per ragioni di studio e/o di lavoro, le imprese di un ulteriore e pesantissimo balzello, con un fortissimo incremento di spese. Ancor di più il pedaggio va eliminato per infrastrutture come l’Autostrada  A3 Salerno-Reggio C. ed il Raccordo Salerno-Mercato San Severino-Avellino, che sono assolutamente prive di qualsivoglia funzionale, adeguata e moderna rete di viabilità ordinaria alternativa. Sia la A3 sia il Raccordo, difatti, svolgono non solo funzioni autostradali, ma anche di collegamento quotidiano, di viabilità ordinaria e,  per così dire di, tangenziale che mette in comunicazione i territori salernitani e campani. Del resto la viabilità ordinaria oggi esistente è dotata di una sola corsia per ogni senso di marcia e per di più è priva di adeguata striscia per l’emergenza, attraversa inoltre per diversi chilometri numerosi e popolosi centri abitati, con ripetuti ed inevitabili ingorghi ed intasamenti. Significative sono state le “code”, che per ore si sono accumulate sulla viabilità ordinaria in occasione delle recente chiusura degli Svincoli sulla A3 di Battipaglia e Contursi. In ogni caso, tale attuale viabilità non potrebbe sostenere un aumento assai sostenuto del volume di traffico, che conseguirebbe inevitabilmente ai pedaggi sulla Autostrada, e tale viabilità oggi consente unicamente trasferimenti lentissimi e del tutto inidonei alle elementari esigenze di lavoro e di collegamento delle persone. Sono necessarie la massima vigilanza e la massima pressione della politica, delle Istituzioni Locali e delle comunità interessate per evitare ogni “colpo di mano del Governo che, per introdurre i nuovi e ingiustificati pedaggi, deve prima adottare il DPCM di definitiva individuazione delle tratte da pedaggiare. “Colpi di mano” del Governo sarebbero ancor più inaccettabili ora che il Parlamento deve deliberare sulla proposta abrogativa del PD. Il rinvio dei nuovi pedaggi, che avrebbero dovuto partire dallo scorso 1° maggio, deve divenire pertanto definitiva rinuncia, dopo che il Governo ha anche accolto specifici ordini del giorno presentati alla Camera in tale direzione dall’on. Iannuzzi.