Napoli: le opere della Mancinoin mostra alla Fondazione Vico

Nonostante il tempo passato, ho trovato, in Maria Grazia Mancino,  sempre apprezzabile l’idea che l’opera d’arte richieda una lettura in profondità che secondo Roland Barthes rimanda alle istanze della critica simbolica il cui principio è quello della pluralità, della verticalità dei sensi: della polisemia.  (Roland Barthes, Critica e verità, Einaudi, Torino 1969). La pittrice, in questa  personale, fa trapelare tout court una sua  peculiare vis sentiendi ed il  suo amore per la vita. L’arte nasce in lei sia  dalla visione del reale che dalla meditazione sulla sua realtà interiore e sembra voler contrastare, a guisa di sfida, l’espressione dantesca  trasumanar per verba non si poria, in quanto vi è in lei il tentativo costante di andare al di là dei limiti esistenziali cercando di  scoprire il mistero, l’arcano. E tutto ciò avviene in una forma di perenne sperimentazione mai disgiunta pertanto  dall’immediatezza  e dalla spontaneità: caratteristiche  essenziali della sua creatività artistica. Alcuni elementi sono tipici e ricorrenti nella sua opera pittorica e fanno trasparire come esista un legame costante tra l’artista e il suo vissuto. La sedia, la scala, le nuvole, le corde vengono  egregiamente trasfigurati  assumendo un valore metaforico. Le sue realizzazioni iconiche finiscono per essere il racconto del proprio io dimostrando come  il suo assunto precipuo sia quello di dipingere se stessa per un’azione catartica e terapeutica. E che dire del buio?  Qual è il suo autentico significato? Se non quello d’indicarci un percorso triadico, notte, alba, giorno, che consente di transitare da un  iter  di pathos (πάθος) a quello della speranza, indicata dalla luce del giorno, mirabilmente esaltata nei suoi dipinti. L’artista possiede pienamente la capacità evocativa ed i mezzi tecnici polimaterici per far arrivare direttamente il suo messaggio: “Il tempo non esiste, l’uomo è il tempo, il tempo è il mio signore (dominus)”. Appare con forza quale grande  humanitas e quale delicatezza  di toni caratterizzino queste sue opere. La natura e l’uomo sono gli elementi fondamentali della sua visione,  ed entrambi vengono  sottratti ai condizionamenti spazio-temporali. Arte è per lei sentire profondamente, e delicatamente esprimere, “a quel modo  che ditta dentro” dimostrando che nel suo cuore coesistono amore e l’aspirazione alla serenità su cui la vita dovrebbe fondarsi. Mancino possiede la grande capacità di “dipingere per metafore” in cui ella concentra le sue visioni, oseremmo dire oniriche. Ci troviamo davanti ad un mondo che ci prende con la suggestione delle cose profonde,  che sono alla radice dell’esser nostro e della vita universale. Ella  esprime la luce con gli accordi dei colori intensamente sentiti, ed anche quando il buio (il mal di vivere)  sembra che stia quasi per sopraffarci ecco che esso viene attutito-mitigato e poi  annullato dalla luce  (la vita) che entra prepontemente nel dipinto.

Alberto Mirabella