Regione: Uniat, iniziative sindacali contro il “Social Housing” campano

Anche la Regione Campania ha presentato nei giorni scorsi il proprio Piano Casa nell’ambito degli Accordi di Programma per l’attuazione del “Social Housing”, da presentare al CIPE. Il presidente della Giunta regionale Stefano Caldoro e l’Assessore all’Urbanistica Marcello Taglialatela hanno illustrato, infatti, l’articolazione della graduatoria con le 67 proposte approdate alla fase di verifica. Gli investimenti annunciati ammontano a 40 milioni di Euro per 6.806 nuovi alloggi da realizzarsi in Campania (2.146 a salerno e provincia), di cui poco meno della metà destinati a quanti ne hanno maggiormente bisogno. Per l’UNIAT, però, il Piano elaborato dal Governo regionale campano non ha coinvolto le parti sociali nella discussione e nella condivisione degli accordi. “Valutiamo negativamente” – sottolinea Aniello Estero, responsabile regionale UNIAT – “il fatto che gli alloggi in “housing” per la maggioranza siano destinati alla vendita, mentre soltanto il 39%, se non addirittura il 30%, è destinato all’affitto, a fronte di circa 150 mila sfratti esecutivi nel 2011 e della domanda di 600 mila famiglie aventi diritto, per condizioni economico-sociali, all’alloggio pubblico”. I Piani Regionali dovranno passare ancora al vaglio del CIPE e, successivamente, sottoposti all’esame della Conferenza unificata Stato-Regioni, approvati poi con decreto del Presidente del Consiglio e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, per la piena operatività. L’iter quindi prevede tempi lunghi ed incerti. “In Campania  interverremo con una iniziativa sul piano sindacale nei confronti della Regione,” – chiarisce il responsabile regionale UNIAT – “urgentemente, ponendo in discussione la verifica degli Accordi di Programma e, nel contempo, proporre “Protocolli integrativi sull’edilizia sociale”. Una sollecitazione politica in questo senso è urgente e strategica, in quanto dobbiamo tener conto che negli “Accordi di Programma” sono contenuti non soltanto l’housing sociale ma anche gli ampliamenti delle case private, i condomini, gli abbattimenti e le ricostruzioni con i premi di cubatura, le aree militari e demaniali dismesse, il recupero, il restauro, i contratti di quartiere, etc.”. Aniello Estero ribadisce poi: “E’ evidente quindi che la nostra Federazione, a livello territoriale, non può mancare l’opportunità di intervenire, politicamente, negli Accordi di Programma, innescando un processo positivo per uscire dalla crisi dell’edilizia e recuperare occupazione dopo la crisi iniziata nel 2008”.