Gheddafi alza le tende

Michele Ingenito

Era ora. A sorpresa l’Onu risospinge verso Tripoli il vento minaccioso del Sahara sollevato dai carri armati di Gheddafi, giunti ormai alle porte di Bengasi.  Giorni fa Sahid, uno dei figli più impegnati del capo tribù libico nella lotta contro i ribelli, aveva minacciato il presidente francese Sarkosy di rivelare al mondo le prove dei congrui finanziamenti del colonnelle alla campagna elettorale a sostegno del principale inquilino dell’Eliseo. Cioè di un traditore. Effettivamente la notizia aveva suscitato qualche scalpore, a dimostrazione di quanto la politica giochi sporco nei suoi retrobottega, ad insaputa del mondo normale. Evidentemente, però, la ‘minaccia’ non ha fatto un baffo al capo di una delle principali potenze del mondo occidentale. Anzi, l’ingenuità del figlio di Gheddafi ha solo accelerato l’impegno francese in sede ONU a favore di una decisione che, per molti versi, lascia stupiti (positivamente direi) e che, di fatto, sancisce l’uscita di scena dal panorama politico internazionale di Gheddafi. Questione di tempo, ma sarà così. Il consenso è stato pressoché unanime al palazzo di vetro. Segno evidente che il mondo che conta non ripone più alcuna fiducia nel leader libico. Scomodo a tutti, pericoloso per tutti, la sua uscita di scena è alle porte. Forse non sarà così facile. Tutto dipende dai nervi (saldi?) di Gheddafi. Se, dinanzi alla consapevolezza di non potere opporre alcuna resistenza concreta alla impressionante forza militare dei paesi dell’ONU, egli dovesse reagire a testa bassa, ‘sparando’ nel mucchio, attivando il pur micidiale apparato  militare di armi e terrorismo di cui certamente dispone, se, detto in breve, Gheddafi dovesse consapevolmente andare muro contro muro, fino alla morte, i guai e i lutti sarebbero di certo rilevanti per tutti. Soprattutto per le povere genti libiche.  Ma il risultato sarebbe comunque scontato. Alle potenze occidentali interessa il petrolio libico. C’è da giurare che, dietro la decisione dell’ONU, si nasconde un apparato di potere interno libico pronto a sostituire il colonnello. Il quale, detto francamente, non ispira più fiducia, ove mai l’abbia davvero espressa, a nessuno. Neppure a quelle potenze occidentali, europee innanzitutto, che ne hanno tollerato la presenza dittatoriale per quaranta anni per ovvi interessi di parte. Purtroppo, dietro l’uomo dalle sceneggiate imponenti e allo stesso tempo tollerate, si nasconde una ‘follia’ di base che rende inquietante l’attuale, delicatissimo momento del quadro internazionale. L’Italia, attraverso il ministro Frattini, ha assunto una posizione di comprensibile prudenza. Sì all’azione di forza, ma non diretta. Solo attraverso la messa a disposizione delle nostre basi militari siciliane dalle quali potranno decollare i caccia bombardieri franco-britannici. I ribelli di Bengasi esultato, comprensibilmente. La carneficina ormai alle porte sembra ridimensionata dalla tregua che il colonnello avrebbe a sua volta proposto. Se solo un pizico di saggezza gli sfiora capo e copricapo, se i suoi figli e diretti consiglieri educati nel mondo che conta avranno acquisito quel pizzico di consapevolezza democratica dietro cui qualsiasi potere si inchina prima poi, di fronte alla volontà del popolo, sarà evitata una inutile carneficina. Se, invece, Sansone preferirà morire con tutti i filistei, il mondo assisterà muto e impotente ad una nuova, imperdonabile follia, a discapito, come sempre, di chi è destinato a pagare nel sangue il prezzo della libertà per una vita migliore.