Io, internauta che non sono altro

Angelo Cennamo

Navigo ergo sum. La massima cartesiana, nella sua più moderna declinazione, riassume meglio di ogni altra la condizione di quanti – e sono in tanti -non possono più fare a meno del web e dei suoi labirinti infiniti. Che gli italiani fossero un popolo di scrittori, più che di lettori, lo sapevamo, ma che la telematica potesse rappresentare per molti di essi uno strumento di applicazione costante e continuativa, fino a diventare una specie di propaggine intellettiva, in pochi lo avrebbero immaginato. Eppure è così : Internet ci ha cambiato la vita, anzi ce n’ha offerta un’altra. Una vita parallela nella quale non sembriamo più noi stessi, perchè assumiamo nuove identità, forse più reali ed autentiche, chissà. Ai contesti noiosi dello spazio e del tempo abbiamo aggiunto la dimensione della rete. La profondità virtuale capace di aprire varchi mai esplorati prima, a volte intimi e morbosi, spesso innaturali ed inquietanti. E allora clicchiamo, apriamo, scarichiamo, ma, soprattutto, scriviamo. Scriviamo di tutto, a tutti. Lanciamo mails come quei vecchi naufraghi che riponevano l’ultima speranza nel messaggio imbottigliato ed abbandonato ai flutti. Un’improvvida scelta contrattuale isolò un mio amico dal web per oltre un mese. Il dramma del silenzio e del coma comunicativo lo assalì vertiginosamente spingendolo alla depressione. Quando gli riattivarono la connessione, guarì miracolosamente e ricominciò a vivere più intensamente e virtualmente di prima. Si iscrisse a tutti blog, partecipò a mille concorsi, a sondaggi sulla politica e l’attualità, si scaricò tutta la musica del secolo in corso e di quello precedente, e non riuscì più a staccare gli occhi da youtube. Non lo vedo e non lo sento da anni, anche perchè non credo che da allora sia più uscito di casa. Ma passando sotto la sua finestra, vedo sempre una lucina accesa. Dev’essere il monitor del suo pc. E’ lì che naviga in compagnia di sè stesso. Ne sono certo. Chatta, con le gambe anchilosate e i polpastrelli consumati dalla tastiera ergonomica, la più comoda e indolore. Ha gli occhi spalancati sul video, intorno a lui il silenzio tombale della stanza, sfatta e puzzolente, è intervallato dal solo ticchettio dei tasti, consumati anche quelli come i polpastrelli. Sulla scrivania, oltre al mouse, c’è uno yogurt scaduto la settimana prima. Sulla consolle, una scatola di biscotti per cani. Li ingurgita con la mano sinistra tra un clik e l’altro, senza accorgersene. Potrei telefonargli, ma non vorrei disturbarlo, l’uomo del terzo millennio, l’argonauta!

2 pensieri su “Io, internauta che non sono altro

  1. Esistono fortunatamente aiche gli esistenzialisti del “sum, ergo navigo”.

  2. Caro Lex77,
    hai scritto un articolo contraddittorio. Fai bene a nominare gli internauti, ma non lo sei forse anche tu, salvo qualche ripensamento naturalmente?
    Saluti,
    Pax.

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